Domani sarà un giorno perfetto
di Carlo Deffenu
Carlo Deffenu
Carlo Deffenu, primogenito di un’insegnante di educazione artistica e di un tipografo, ha sempre amato il disegno e l’odore acre del piombo fuso nella fornace della linotype. Nato e cresciuto a Sassari, ora vive ad Alghero, dove lavora nel ramo della ristorazione. Da due anni cura un blog di critica letteraria, chiamato “Uno sputo di cielo”, scrive e legge moltissimo, e per rilassarsi nei momenti di stress disegna “Le lumachine”, una striscia (di bava) umoristica. Il suo romanzo d’esordio, vincitore del premio IOSCRITTORE 2011 di GeMS, esce nel maggio 2013 in cartaceo per Farnesi Editore con il titolo Domani sarà un giorno perfetto .
Sito: Uno sputo di cielo
Titolo: Domani sarà un giorno perfetto
Autore: Carlo Deffenu
Serie: //
Edito da: Farnesi editore (Collana: Bluinchiostro)
Prezzo: 15,00 €
Genere: Narrativa, nonsense, drammatico
Pagine: 352 p.
Voto:
Trama: Un uomo di mezza età cammina in una città balneare all’inizio di un’estate rovente con la sua vecchia Minolta. Un ragazzo spia ossessivamente dalla finestra della sua camera le persone che passano per la strada. Una bambina trasloca con la madre in una nuova casa e scopre che le “ombre” che la perseguitano non si sono dimenticate di lei. Non si conoscono. Sono distanti per età, esigenze e percorsi di vita, eppure, nonostante questo, i loro destini si incroceranno misteriosamente.
Recensione
di Livin Derevel
Non mi ha del tutto convinta.
Lo stile con cui questo romanzo è stato scritto è impeccabile: descrittivo ma non ridondante, accurato ma non eccessivo, morboso in alcuni passaggi ma mai infodump. Attraverso le scene possiamo scorgere un paesaggio fresco, limpido, possiamo sentire sulla pelle il calore del sole e il profumo della Sardegna, possiamo vedere le grandiose tonalità del cielo che volge a ovest.
I diversi protagonisti che si muovono tra le pagine sono bizzarri, insoliti, ognuno con il suo personale diavolo all’interno dell’anima che ha condizionato le loro scelte e il loro presente, e forse – forse – l’incontro con qualcun altro di questi personaggi che inizia con la lettera D può cambiare la direzione della loro esistenza.
Cosa non mi ha convinta? Piccole sfumature. Il carattere di alcune spalle secondarie, per esempio. La madre di Danette mi ha dato l’impressione di essere un’acida egocentrica che non ascolta mai, nemmeno una volta, le parole della figlia. La madre di Denis mi è sembrata un’ingenuotta senza arte né parte, forse perché nel romanzo il suo ruolo non è stato sviluppato abbastanza, o forse perché semplicemente non era destinata a essere quel mostro di comprensione che si aspetterebbe il nostro buonsenso.
Un altro esempio: un po’ troppe scene dettate più dalla necessità della trama che per mera spontaneità dello sviluppo della storia. Senza spoilerare, molte circostanze appaiono forzate, insensate se viste con gli occhi della razionalità (se mia figlia avesse continue crisi di panico e soffrisse di paranoia la porterei a parlare con qualcuno che la possa aiutare, non cambierei casa anno dopo anno), e coincidenze a sorpresa che non risultano fastidiose perché sono credibili, ma… poi vengono lasciate in sospeso, irrisolte. Lasciano l’amaro in bocca.
L’opera nel complesso è un pittoresco ritratto di persone che – per un periodo più o meno breve, in un modo o in un altro – si ritrovano a incrociare i propri destini. Il punto di congiunzione di tutti loro sono i demoni che devono combattere, che essi siano rappresentati da un lutto troppo difficile da superare o dal terrore di essere rifiutati, da un brutto evento che ha segnato l’infanzia o dall desiderio di annientare se stessi.
Come ho detto prima, il libro ha ottime potenzialità: uno stile scorrevole e colto, esaustivo, ameno e mai noioso; personaggi che colpiscono per la loro intensità e la loro
particolarità; ottima capacità narratoria se non per qualche sporadico dialogo un po’ raffazzonato, ma è proprio cosa da nulla.La pecca più grande (a parer mio) è il nonsense dello sfondo che molto spesso fa a pugni con gli argomenti concreti di base. C’è un continuo tira e molla tra deliri onirici e realtà, tra ombre scaturite dalla paura e azioni materialmente attuabili, e le già citate forzature che paiono più scorciatoie per giungere al finale che altro. Anche il finale non è granché, purtroppo.
Si tratta comunque di un buon libro, atipico, a cavallo tra visione e verità, stravagante e dolce, che si fa scorrere lentamente e che lascia la fretta fuori dalla porta.
Da leggere soltanto se volete godervi un romanzo abbastanza imprevedibile, che non segue una scia eccessivamente lineare.
Autore articolo: Livin Derevel
Livin è veramente una stronza. Ha la lingua biforcuta e il dente avvelenato, è arrogante e invadente, ha una critica per ogni cosa possibile e immaginabile e si diverte a far incazzare gli altri. Detesta chi le chiede dei soldi, gli imbecilli e le Mary Sue - sia immaginarie che in carne e ossa. Scrive di slash, di gente strana e sogna di diventare l'Oscar Wilde del ventunesimo secolo.
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