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Domani tra partecipazione e incertezza si vota in Tanzania /Francesco Bernardi (IMC)

Creato il 24 ottobre 2015 da Marianna06

Dar-Es-Salaam

“Questa volta l’esito del voto è incerto; la popolazione è stanca della corruzione dilagante e il governo lo sa, e ha paura”: padre Francesco Bernardi, direttore della rivista dei missionari della Consolata “Enendeni”, parla con la MISNA delle elezioni legislative e presidenziali in programma in Tanzania, domani, domenica.

Il Chama Cha Mapinduzi (Ccm), il partito che governa il paese da 50 anni, candida alla guida dello Stato John Magufuli. Un politico apprezzato non solo nel Ccm per l’impegno profuso e i risultati ottenuti come ministro dei Lavori pubblici. Ma che domenica potrebbe non avere vita facile. L’opposizione ha formato una nuova coalizione e puntato su Edward Lowassa, ex capo del governo passato nei mesi scorsi nelle file del partito Chadema. Un transfuga dunque, con un lungo passato nel Ccm, che potrebbe approfittare di un clima e di una voglia nuove nel paese. “La grande novità di queste elezioni – dice padre Bernardi – è la partecipazione dei giovani, desiderosi di futuro, motivati come non mai: in maggioranza sembrano propensi a votare per l’opposizione”.

Secondo il direttore di “Enendeni”, milioni di tanzaniani sono stanchi per le tante promesse non mantenute. “Il governo assicura di voler migliorare la scuola e la sanità – sottolinea padre Bernardi - ma in Tanzania si continua a dire così: ‘Se sei malato vai in ospedale, forse guarirai’”. In un paese noto come uno dei più stabili e pacifici dell’Africa, insofferenza e tensioni crescono. Ad alimentarle, paradossalmente, contribuiscono le statistiche sulla crescita del Prodotto interno lordo: superiore a quella cinese (+7,9% quest’anno), non basta a garantire un maggior benessere diffuso perché aggredita dalla corruzione.

Una vicenda rivelatrice è la protesta scoppiata lo scorso anno per la costruzione di un gasdotto che porta il metano dal sud della Tanzania alla capitale economica Dar es Salaam. “La scoperta dei giacimenti di idrocarburi – sottolinea padre Bernardi – ha innescato una vera e propria battaglia sociale: le comunità locali hanno chiesto che le risorse naturali restino lì, nella convinzione che lo Stato centrale sperperi ogni ricchezza”. Alla fine la pipeline è stata inaugurata, proprio questo mese.

Uno dei nodi è il progetto di nuova Costituzione. I tanzaniani avrebbero dovuto esprimersi in un referendum su una riforma della Carta fondamentale già quest’anno. Disaccordi politici hanno però portato a un rinvio, senza che fossero sciolti i nodi fondamentali. Tra questi la richiesta da parte della minoranza musulmana, maggioritaria nell’arcipelago di Zanzibar, che lo Stato riconosca e finanzi i tribunali islamici. La proposta è stata finora sempre respinta dal Ccm, fedele alla linea imposta da Julius Nyerere sulla neutralità rispetto alle religioni. Di recente sono stati arrestati diversi sostenitori di organizzazioni radicali, in particolare dell'islamista Uamsho. “Finora la Tanzania ha vissuto in pace, ma la pace non può essere mai data per scontata” riassume padre Bernardi.

Molto si è detto e scritto di Zanzibar, l’ex sultanato che dal 1964 forma con l’ex Tanganica la Repubblica unita di Tanzania. Nelle isole le ultime elezioni non sono state pacifiche come nel continente. Nel 2000 ci furono 40 morti, mentre nel 2010 solo la nascita di governo di unità nazionale consentì di superare senza troppi danni lo scontro sui risultati tra il Ccm e il Civic United Front (Cuf). A mettere in guarda è anche il vescovo locale, monsignor Augustine Shao, che alla MISNA ha detto: "Ci sono partiti che fanno propaganda aperta per l’indipendenza; dovrebbero però capire che i rapporti tra Zanzibar e la Tanzania continentale non sono improntati all’inimicizia”. (Fonte MISNA)

                          a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

   

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             P.Francesco Bernardi(IMC) nel corso dell'intervista via Skype con la Misna                     


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