Magazine Cultura
RADIOUNO
6,00 SEGNALE ORARIO
- RISVEGLIO MUSICALE
6,30 MUSICA PER UN GIORNO DI FESTA
7,35 CULTO EVANGELICO
8,00 GR 1
Prima edizione
Direttore Sergio Zavoli
8,35 EDICOLA DEL GR 1
Cosa scrivono oggi i giornali
8,40 SULLA CRESTA DELL'ONDA
Con Renato Zero
9,10 MONDO CATTOLICO
Settimanale di fede e vita cristiana
9,30 SANTA MESSA
in lingua italiana, in collegamento con la Radio Vaticana
10,10 GR 1 FLASH
Seconda edizione
10,20 PRIMA FILA (Prima parte)
10,30 SPECIAL DI SERGIO LEONE
11,30 PRIMA FILA (Seconda parte)
11,45 RADIO SBALLA
12,25 PRIMA FILA (Terza parte)
13,00 GR 1
Terza edizione
13,30 Antonio De Robertis e Paolo Testa
presentano:
IL CALDERONE
14,45 CARTA BIANCA
Dagli studi e dagli stadi
Conducono Pippo Baudo e Massimo De Luca
15,50 Il Pool Sportivo, in collaborazione con il GR 1, presenta:
TUTTO IL CALCIO MINUTO PER MINUTO
A cura di Guglielmo Moretti, con Roberto Bortoluzzi
17,00 GR 1
Quarta edizione
17,05 Pippo Baudo presenta
STADIO QUIZ
Regia di Giuseppe Aldo Rossi
18,25 RADIOUNO PER TUTTI
Conduce Giovanni Baldari
19,00 GR 1 SERA
Quinta edizione
19,30 ASCOLTA, SI FA SERA
19,35 SIMON BOCCANEGRA
Melodramma in un prologo e tre atti
Libretto di Francesco Maria Piave
Musica di Giuseppe Verdi
Con Piero Cappuccilli, Mirella Freni, Josè Carreras, Nicolai Ghiaurov, Josè Van Dam
Direttore Claudio Abbado
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala di Milano
(Edizione discografica Deutsche Grammophon)
Nell'intervallo (ore 21,00 circa):
GR 1 FLASH
Sesta edizione
Per la Sicilia
19,30 NOTIZIE SPORTIVE
19,35 MERIDIANI E PARALLELI
(In collegamento con il V Canale della Filodiffusione)
20,00 - 21,00 SICILIA SPORT
A cura di Luigi Tripisciano e Mario Vannini
22,10 LITTLE ITALY
23,00 GR 1 FLASH
Ultima edizione
23,08 BUONANOTTE DA...
23,29 CHIUSURA
RADIODUE
6,00 UN ALTRO GIORNO
Negli intervalli:
(ore 7,00) BOLLETTINO DEL MARE
(ore 7,30) GR 2 - RADIOMATTINO
Direttore Gustavo Selva
BUON VIAGGIO
(ore 7,55) CONVERSAZIONE EBRAICA PER LA FESTA DELLO YOM KIPPUR
8,15 OGGI E' DOMENICA
Rubrica religiosa del GR 2 a cura di Luca Liguori e Fabrizio Schneider
8,30 GR 2 - RADIOMATTINO
8,45 - 12,00 IN SOSTITUZIONE DI CANZONI PER TUTTI, GRAN VARIETA' E NO, NON E' LA BBC
COLONNA MUSICALE
in segno di lutto per la morte di Papa Giovanni Paolo I
Negli intervalli (ore 9,30 e 11,30):
GR 2 - NOTIZIE
12,00 ANTEPRIMA SPORT
Notizie e anticipazioni sugli avvenimenti del pomeriggio
In studio Mario Giobbe
12,15 REVIVAL
12,30 GR 2 - RADIOGIORNO
Direttore Gustavo Selva
12,45 IL GAMBERO
Quiz alla rovescia condotto da Arnoldo Foà
13,30 GR 2 - RADIOGIORNO
13,40 ROMANZA
Le più belle pagine del teatro musicale
14,00 PICCOLA STORIA DELL'AVANSPETTACOLO
14,45 CANZONI DELLA DOMENICA
15,00 Il Pool Sportivo, in collaborazione con il GR 2, presenta
DOMENICA SPORT
A cura di Guglielmo Moretti e Gilberto Evangelisti, con Enrico Ameri
In studio Mario Giobbe
(Prima parte)
15,50 DOMENICA CON NOI
(Prima parte)
Per la Sicilia
14,00 - 16,00 TRASMISSIONI REGIONALI
16,00 RADIODRAMMA
16,40 I CLASSICI DEL JAZZ
16,55 GR 2 - NOTIZIE
BOLLETTINO DEL MARE
17,05 DOMENICA SPORT
(Seconda parte)
17,45 DOMENICA CON NOI
(Seconda parte)
19,00 TOUT PARIS
Un programma di Vincenzo Romano presentato da Nunzio Filogamo
19,30 GR 2 - RADIOSERA
Direttore Gustavo Selva
19,50 Franco Soprano
OPERA '78
21,00 SPAZIO X
Spazi musicali a confronto per tutti i gusti e tutte le età
22,30 GR 2 - ULTIME NOTIZIE
22,35 BOLLETTINO DEL MARE
22,40 BUONANOTTE EUROPA
BONNE NUIT EUROPE - GOOD NIGHT EUROPE - GUTEN NACHT EUROPA
Divagazioni turistico - musicali
23,29 CHIUSURA
23,31 - 5,57 NOTTURNO ITALIANO
RADIOTRE
6,00 COLONNA MUSICALE
7,00 CONCERTO DEL MATTINO
7,30 PRIMA PAGINA
8,15 CONCERTO DEL MATTINO
9,00 LA STRAVAGANZA
9,45 DOMENICA TRE
10,15 ANTOLOGIA DI PROTAGONISTI
12,05 LA VIOLA
13,45 GIORNALE RADIOTRE
Direttore Mario Pinzauti
14,00 INTERMEZZO
14,45 CONTROSPORT
A cura di Giuseppe Mezzera
15,00 TEATRO RADIOFONICO
17,00 OPERA LIRICA
19,05 GIORNALE RADIOTRE
19,35 MUSICHE RINASCIMENTALI
20,00 IL DISCOFILO
20,45 GIORNALE RADIOTRE
Oggi in Italia - Oggi nel mondo
21,00 CONCERTO DIRETTO DA CARLO MARIA GIULINI
Orchestra Philharmonia di Londra
Soprano Victoria De Los Angeles
22,25 RITRATTO D'AUTORE
23,25 IL JAZZ
24,00 GIORNALE RADIOTRE
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Il primo post del mese di ottobre del nostro Focolare ci porta sul finire degli anni Settanta, quando ancora il campionato di calcio di serie A poteva contare su sedici squadre e poteva comodamente partire con i primi freddi o quasi. Il torneo 1978 - '79 comincia però in un clima generale che non lascia adito a troppi entusiasmi, essendo inaspettatamente morto anche Papa Giovanni Paolo I, Albino Luciani, eletto appena un mese prima o poco più. Si preparano i solenni funerali in Vaticano e già si parla dell'imminente Conclave, quello che porterà al soglio pontificio il polacco Karol Wojtyla, destinato a dare una svolta abbastanza moderna nel mondo cattolico e cristiano in generale.
Torniamo comunque a parlare di calcio e descriviamo quella giornata d'esordio del massimo torneo nazionale, come di consueto, minuto per minuto e con l'indispensabile aiuto del nostro super - esperto di football Boris - Boris, il quale ha preparato per voi un intervento minuzioso e succulento, secondo le sue note abitudini: noi abbiamo corredato il tutto con un breve filmato riassuntivo.
L'appuntamento con noi è per domenica: buona serata a tutti ! ! !
Qui Studio Centrale: a te, Boris Boris ! ! !
CBNeas
Amici sportivi all’ascolto, buon pomeriggio e, soprattutto, ben ritrovati!
Come inizia ogni favola che si rispetti (e quella del campionato di calcio di serie A lo è senza ombra di dubbio)? Ma è naturale: con il classico C’era una volta…. E quale modo migliore per iniziare anche noi una nuova… stagione insieme?
Dunque: c’era una volta un tempo in cui la serie A equivaleva, per giocatori, allenatori e tifosi, a ciò che l’anno scolastico rappresentava per studenti e insegnanti: entrambi iniziavano ai primi di ottobre. Quel tempo erano gli anni ’70, un decennio durante il quale, se si fa eccezione per le stagioni 1970/71 (partenza il 27 settembre 1970) e 1977/78 (al via l’11 settembre 1977, in congruo anticipo per i Mondiali dell’anno successivo), il massimo campionato, rigorosamente a 16 squadre, ha sempre avuto il suo inizio nel decimo mese dell’
anno. Fedele a questa regola anche il torneo 1978/79, ma per l’ultima volta: dall’anno successivo la partenza avrebbe ritrovato la sua classica collocazione nella prima metà di settembre salvo anticipi, prima sporadici, poi - come nei tempi più recenti - sempre più frequenti, alla fine di agosto. Solamente in altre due estemporanee occasioni la serie A si sarebbe fatta attendere fino ad
ottobre: nel 1988/89 (quando partì il 9 ottobre 1988, mai così tardi) e nel 2000/01 (quando iniziò il 1° ottobre 2000). A determinare la tardiva partenza di quei due campionati, entrambi a 18 squadre, furono le Olimpiadi, rispettivamente di Seul e di Sidney, che in ambedue i casi si svolsero nel mese di settembre.
Il settantasettesimo campionato di calcio italiano, quarantasettesimo giocato a girone unico, invece, vede la luce il 1° ottobre 1978, quando in Italia ancora non si è spenta l’eco delle brillanti prodezze della Nazionale italiana ai Mondiali di Argentina, dove i ragazzi di Enzo Bearzot hanno conquistato un meritatissimo quarto posto che avrebbe potuto tranquillamente tramutarsi in un trionfo se nel finale la fortuna non avesse voltato loro le spalle. E dire che il tecnico friulano era finito sul banco degli imputati prima ancora di cominciare, all’indomani di una sconcertante esibizione degli azzurri all’Olimpico di Roma contro la Jugoslavia nell’ultima amichevole prima del debutto iridato, da lì a soli quindici giorni. Pochi, ma sufficienti al C.T. per capire ciò che non andava. E allora ecco che saltano le prime teste: in attacco un Graziani in cattiva forma viene sostituito da Paolo Rossi, capocannoniere del campionato appena concluso, che con i suoi 24 gol ha sorprendentemente condotto il neopromosso Lanerossi Vicenza al secondo posto a pari merito con il Torino.
Ma la vera sorpresa è l’inserimento, al posto del terzino-goleador del Milan Aldo Maldera (capocannoniere rossonero nell’ultimo torneo con 8 reti), del poco più che ventenne Antonio Cabrini, panchinaro nella Juventus (titolare nel ruolo è ancora, per poco, Cuccureddu) e improvvisamente catapultato nella massima competizione calcistica del mondo pur non avendo mai vestito l’azzurro. Alla critica deve essere venuto un gran mal di testa, ma i fatti diranno che il buon Enzo ci ha visto giusto: Rossi diventa Pablito e Cabrini, autentica rivelazione della rassegna iridata, il bell’Antonio; appellativo, quest’ultimo, che gli viene attribuito soprattutto dalle migliaia di ragazze conquistate dalla sua bellezza oltre che dalla sua bravura, e che in così breve tempo lo hanno già eletto a idolo.
Ma l’altra eco che risuona ancora quando il nuovo campionato bussa alle porte è quella che riguarda proprio Pablito, l’eroe del Mundial: non trovando l’accordo per la risoluzione della comproprietà, Juventus e Lanerossi Vicenza - detentrici ognuna di metà del cartellino - sono state costrette ad andare alle buste. Il presidente vicentino Farina, male informato delle intenzioni del collega bianconero Boniperti, scrive nella busta la somma pazzesca (per l’epoca) di 2 miliardi e 612 mila lire, con la quale riscatta sì l’intero cartellino del giocatore, ma porta altresì al collasso le casse sociali dopo aver scoperto che Boniperti, nella sua offerta, si è tenuto molto al di sotto.
Lo scandalo è enorme, anche a livello politico. Franco Carraro si dimette dalla FIGC (salvo poi andare al Coni) in segno di protesta. Tra le tante voci succedutesi in quei giorni confusi, poi, anche quella che oggi chiameremmo leggenda metropolitana, relativa ad un’offerta faraonica (5 miliardi) formulata direttamente dall’avvocato Agnelli per riprendersi subito Rossi, che avrebbe spinto Farina a rilanciare oltre le proprie possibilità. Voce della quale, a tutt’oggi, non è mai stata accertata la veridicità, così come a tutt’oggi non si sa ancora con esattezza quante volte Boniperti e Farina abbiano pagato vicendevolmente per assicurarsi le prestazioni dell’attaccante; l’unica cosa certa è che, per almeno tre volte, l’affare è stato della Juventus. Per Farina, semmai, Rossi sarebbe stato l’oggetto di tornaconti personali; tant’è vero che l’anno successivo, strangolato dai debiti e trovatosi per forza di cose nella necessità di cedere il suo pupillo, sarebbe riuscito a venderlo addirittura in leasing al Perugia, dopo il rifiuto del giocatore di trasferirsi al Napoli, con il quale il presidente veneto aveva già concluso l’accordo. Una scelta che si rivelerà deleteria: lo scandalo scommesse del 1980, il più grave nella storia del calcio italiano prima di Calciopoli e nel quale la squadra umbra finirà implicata, travolgerà anche “Pablito”, che verra squalificato per due anni.
Ma torniamo al campionato che va ad iniziare e ai pronostici che, come sempre, ne contraddistinguono la vigilia. Facile indicare le candidate più autorevoli alla vittoria finale: Juventus e Torino, le dominatrici della scena nazionale negli ultimi anni, nonché le maggiori “devote” alla causa azzurra negli ultimi Mondiali (9 juventini e 6 torinisti nella rosa dei 22). Necessari, però, alcuni “distinguo”: i bianconeri (Zoff, Gentile, Cabrini, Cuccureddu, Benetti, Scirea, Causio, Tardelli e Bettega) hanno giocato tutti durante il torneo. Dei granata, invece, soltanto Zaccarelli, chiamato più volte a sostituire l’acciaccato Antognoni, è riuscito a disputare un discreto numero di partite; Graziani si è dovuto accontentare di tre scampoli di gara e soltanto l’emergenza a centrocampo ha consentito a Patrizio Sala di giocare, dal primo minuto, la finale per il terzo posto persa contro il Brasile. Soltanto il secondo tempo della semifinale contro l’Olanda e gli ultimi 22 minuti della “finalina” hanno visto in campo Claudio Sala; Pecci, nella piccola finale, è riuscito ad andare almeno in panchina, mentre Pulici ha dovuto guardare l’intero Mondiale dalla tribuna. La preoccupazione, quindi, riguarda il fatto che le prodezze in terra d’Argentina possano aver spremuto preziose energie ai bianconeri.
Più complessa, invece, la situazione in casa Toro: dopo due stagioni a passo di carica (uno scudetto vinto di prepotenza, uno perso a 50 punti su 60), nel campionato 1977/78 i ragazzi di Radice hanno accusato qualche battuta a vuoto di troppo. Le conseguenze psicologiche del mancato bis tricolore hanno pesato tremendamente, l’effetto-sorpresa del calcio all’olandese ha cominciato a scemare, nella squadra sono affiorate le prime crepe e i granata, complici anche alcuni arbitraggi quantomeno discutibili (su tutti quello di Menegali in Torino-Lanerossi Vicenza), non sono mai apparsi in grado di ripetere lo splendido duello con la Juventus che aveva infiammato il torneo 1976/77, nonostante, per il terzo anno consecutivo, siano risultati l’unica compagine ad aver mantenuto inviolato il proprio campo. Lo stesso secondo posto, sia pure in condominio e a 5 punti dalla vetta, ha più il sapore di una resa che di un traguardo di prestigio.
Ma diverse sono state anche le mosse di mercato delle due regine: nella Juventus, laureatasi campione d’Italia per la diciottesima volta senza faticare più di tanto, l’unica variazione di rilievo riguarda la partenza di Spinosi, che torna a vestire la maglia della Roma dopo otto anni. Ma, soprattutto nel finale di stagione, Trapattoni comincerà a mandare in campo il giovane stopper Sergio Brio, autentica torre (è alto 1,94) che la società bianconera ha richiamato all’ovile dopo tre anni di praticantato nella Pistoiese. Diventerà un pilastro della Vecchia Signora che in dieci anni vincerà tutto ciò che è possibile vincere.
Tutt’altra aria, invece, nel Torino: il presidente Pianelli inizia a ringiovanire i ranghi. Il portiere Castellini, da tempo in rotta con l’allenatore Radice, viene ceduto al Napoli: Giuliano Terraneo diventa così titolare a tutti gli effetti della porta granata; il suo nuovo vice è Renato Copparoni, prelevato dal Cagliari. Segue il Giaguaro all’ombra del Vesuvio anche Caporale, il libero dello scudetto, ma la scelta di Onofri, prelevato dal Genoa per sostituirlo, si rivelerà sfortunata. Vanno via anche il difensore Fabrizio Gorin (proprio al Genoa, di cui diventerà una bandiera), l’eclettico centrocampista Butti (al Perugia) e Garritano (all’Atalanta), attaccante che in granata non è riuscito a sfondare. Arrivano dall’Ascoli la mezzala Greco (già passato nelle giovanili del Toro), dal Foggia il mini-attaccante Iorio e dall’Avellino il poderoso difensore Vullo, mentre dal settore giovanile vengono promossi il centravanti Bonesso, il centrocampista Erba e il difensore Mandorlini.
E a Milano, che si dice? All’ombra della Madonnina, più che altrove, ci si augura che i postumi del Mundial presentino il conto alla Juve affinchè il calcio meneghino possa risvegliarsi dopo anni di torpore. All’Inter, fresca di conquista della Coppa Italia, il duo Mazzola-Beltrami, d’amore e d’accordo con il tecnico Bersellini, continua la rifondazione all’insegna dei giovani, dopo che anche il grande Giacinto Facchetti ha dato l’addio al calcio giocato. La corsia preferenziale è ancora una volta quella del Brescia: dopo l’arrivo, l’anno precedente, del centravanti Alessandro Altobelli (autore di 10 gol nel suo primo campionato in serie A), questa volta la società nerazzurra preleva dalle rondinelle il trequartista Evaristo Beccalossi, in grado, nelle giornate di grazia, di esibire numeri da autentico fuoriclasse. Azzeccato anche l’acquisto dall’Ascoli, cui vanno in cambio Anastasi e Gasparini, di Giancarlo Pasinato, mediano dotato di velocità esplosiva che diventa in breve tempo pedina indispensabile del centrocampo. Sarà meno fortunato Silvano Fontolan, stopper prelevato dal Como: ballerà in nerazzurro una sola stagione, ma avrà tempo e modo di rifarsi altrove (sarà campione d’Italia con il Verona nel 1984/85, n.d.r.). Emigrano anche il centrocampista Roselli (al Lanerossi Vicenza) e, scendendo di una categoria, il regista Merlo (al Lecce) e l’ala Pavone (al Pescara).
In casa Milan, invece, poiché l’anno precedente i problemi maggiori erano emersi in zona-gol (mascherati da Liedholm con la ragnatela, tattica che permette a tutti i giocatori di andare a rete senza offrire punti di riferimento agli avversari) si pensa anzitutto a rinforzare l’attacco. E infatti arrivano Walter Novellino dal Perugia e, per la cifra astronomica di un miliardo di lire più l’attaccante Vincenzi, Stefano Chiodi dal Bologna. La storia, tuttavia, dirà che i migliori realizzatori saranno Bigon, ex attaccante trasformato in mezzala autore di 12 reti e, ancora una volta, il già citato Maldera, che batte il suo record personale andando a segno 9 volte.
Indovinatissimo il recupero dal Monza del mediano Walter De Vecchi, che proprio il Milan aveva fatto debuttare in serie A a 19 anni. Meno fortunato un altro ritorno: quello del giovane attaccante Sartori. Tuttavia il migliore acquisto i rossoneri… lo avevano già in casa: si chiama Franco Baresi, gioca da libero, ha solo 18 anni ma è già un trascinatore. Liedholm lo ha capito subito, e dopo averlo fatto debuttare l’anno precedente lo promuove titolare inamovibile. E’ l’inizio di una leggenda.
Sul fronte partenze, due colonne della difesa come Turone e Sabadini vanno ad accasarsi al neopromosso Catanzaro; l’ala Tosetto, definito da Liedholm il Keegan della Brianza - il Barone scherzava, naturalmente - va a rinforzare (si fa per dire) la matricola Avellino, mentre Calloni, bomber caduto in disgrazia, cerca riscatto con la maglia del Verona. Saluta il rossonero anche il giovane centravanti Gaudino (10 presenze e 2 gol l’anno precedente), che si trasferisce al Bari, in serie B.
Per il resto, poco da dire. Difficile pensare che il Lanerossi Vicenza possa ripetere il miracolo dell’anno passato. La cessione al Napoli del motorino Filippi ha sguarnito il centrocampo, mentre la “follia” di Farina per Rossi ha finito per caricare di eccessive responsabilità Pablito, costretto, fra l’altro a dare forfait per la prima di campionato, dopo essere stato colpito duro ad un ginocchio dallo stopper del Dukla Praga Macela (e che vi aspettavate con quel cognome?) durante il match di andata del primo turno di Coppa Uefa perso per 1-0 nella capitale cecoslovacca. Nella gara di ritorno a Vicenza, privi del loro bomber, i veneti non vanno oltre l’1-1 e vengono eliminati dalla competizione. Insomma, si comincia male…
Lecito, invece, aspettarsi qualcosa di più dal Napoli, al quale un Savoldi sempre puntuale in zona-gol non è finora bastato per compiere il sospirato salto di qualità. La Fiorentina, dopo aver visto in faccia la serie B, è chiamata ad un pronto riscatto così come Lazio e Bologna, altre due delusioni del campionato precedente. Chiamata ad uscire da una mediocrità neppure troppo aurea anche una Roma che ha piazzato l’autentico colpo dell’estate: l’acquisto dal Genoa del centravanti Roberto Pruzzo per l’allora cifra record di tre miliardi di lire più i cartellini di Bruno Conti, già in rossoblù tre anni prima (e che, fortunatamente, la società giallorossa riprenderà anche stavolta) e Musiello, che a Genova gioca soltanto quattro partite prima di essere girato al Verona. Un Perugia sempre più a suo agio nella massima serie è chiamato a ripetere quanto di buono ha fatto vedere nelle ultime tre stagioni; andrà molto oltre… Una salvezza la più tranquilla possibile è l’obiettivo dichiarato di Verona e Atalanta. Ben venga una salvezza anche sofferta, invece, per le treneopromosse: l’Ascoli, dominatore dell’ultimo campionato cadetto (61 punti, 17 di vantaggio sulle seconde classificate), il Catanzaro, tornato in serie A dopo un solo anno di purgatorio, e l’Avellino, novità assoluta per la massima divisione.
E sarà proprio la matricola irpina, di scena a San Siro contro il Milan, a far parlare di sé prima ancora del fischio d’inizio: Adriano Lombardi, il capitano, dimentica il cartellino e i documenti d’identità e l’arbitro Mattei di Macerata, direttore dell’incontro e futuro designatore della Commissione Arbitri Nazionale, gli impedisce di giocare sostenendo di non conoscerlo. In realtà il fischietto maceratese aveva già arbitrato, in precedenza, partite nelle quali Lombardi era presente (come testimoniato dalle foto pubblicate, il giorno successivo, da alcuni giornali), per cui la conoscenza personale avrebbe potuto valere come identificazione. Ma, cosa non si fa per dimostrare la diligenza del buon padre di famiglia, o almeno per dare l’impressione di dimostrarla…
Ora, però, sono le 15 del 1° ottobre 1978. Ci siamo, finalmente. L’amarezza del distacco da spiagge e ombrelloni, ancora nei nostri occhi, svanisce appena udiamo le note di Caravan, nella versione di Eumir Deodato. E’ di nuovo tempo di Tutto il calcio minuto per minuto e allora andiamo anche noi a fare un giro per i campi:
- per salutare il primo gol della stagione occorre attendere ben… 32 secondi, tanti (cioè pochi) ne impiega il Torino per portarsi in vantaggio sulla Fiorentina. Vi raccontiamo l’azione: su affondo di Patrizio Sala dalla sinistra buca la difesa viola; tira Graziani, che colpisce l’incrocio dei pali alla destra di Giovanni Galli; riprende Pulici e la mette dentro. Pertanto, ripetiamo, dopo 32 secondi al Comunale di Torino il risultato è già cambiato:
Torino 1 Fiorentina 0
- all’Olimpico di Roma, dove è impegnata contro la Lazio, la Juventus, quasi a non voler essere da meno ai cugini granata, colpisce al secondo minuto:
Benetti crossa per Bettega che infila Cacciatori di collo destro. Lazio 0 Juventus 1;
- due minuti e siamo costretti a tornare al Comunale torinese per segnalare il pareggio della Fiorentina. Al 4’ Antognoni crossa e Mozzini devia alle spalle del proprio portiere Terraneo: autorete. Si preannuncia una partita vibrante, dunque, ma il risultato non cambierà più: 1-1;
- clamoroso, non al Cibali ma al San Paolo, all’ottavo minuto: il neopromosso Ascoli è passato in vantaggio! Gasparini, facendosi largo dalla retrovia, dà a Trevisanello che a sua volta porge ad Ambu: fucilata che Castellini, proteso in tuffo, non riesce a trattenere. Dunque, Ascoli in vantaggio sul Napoli per 0-1;
- è invece il 14’ quando al Renato Curi di Perugia, dove una tribuna principale costa la bellezza di 19.000 lire, i padroni di casa passano a condurre sul Lanerossi Vicenza. Nappi batte un calcio d’angolo corto per Casarsa che crossa al centro per la testa di Bagni. Perugia 1 Lanerossi Vicenza 0;
- trascorrono altri sei minuti e il San Paolo tira un sospiro di sollievo: Pellegrini ha riportato le squadre in parità. Questa la dinamica: tandem tra Pin-Caso con quest’ultimo che crossa. Felice Pulici si alza a candela, minacciando in modo in realtà vano. Pellegrini, appostato dietro di lui, infila di piatto destro. Al 20’, quindi, altra variazione di risultato: Napoli e Ascoli sono sull’1-1;
- risaliamo la Penisola e torniamo all’Olimpico per segnalare, al 24’, un altro momentaneo pareggio: quello della Lazio. Sulla trequarti D’Amico dribbla un paio di bianconeri e poi pesca in corridoio Giordano. Il numero 9 biancoceleste scatta dentro l’area alle spalle di Gentile che, però, lo atterra. L’arbitro Agnolin di Bassano del Grappa decreta il rigore che è lo stesso Giordano a realizzare: 1-1, e la massima punizione trasformata dal futuro capocannoniere del campionato sarà anche l’ultima segnatura della prima frazione di gioco.
Reti ancora inviolate in quattro campi: al Comunale di Bologna, tra Bologna e Inter, dove i nerazzurri non riescono a concretizzare il loro gran movimento per via della scarsa precisione in fase di realizzazione; ad un altro Comunale, quello di Catanzaro, dove due squadre rocciose come Catanzaro e Atalanta non disdegnano tuttavia puntate in zona-gol, senza però fortuna; a San Siro, dove un Milan ancora alle prese con i postumi della trasferta in Cecoslovacchia (qualificazione al secondo turno di Coppa Uefa conquistata soltanto ai rigori contro il Lokomotiv Kosice) soffre la matricola Avellino; e infine al Bentegodi di Verona, dove Verona e Roma, due squadre ancora in ritardo di preparazione, danno vita ad una partita invero squallida. Chissà cosa deve aver pensato Nereo Rocco, recatosi nella città di Romeo e Giulietta ad osservare i giallorossi per conto del Milan per poi partire per Milano ove vestire, la sera, i panni di commentatore alla Domenica Sportiva. Un’esperienza, quest’ultima, che si rivelerà brevissima: nel mondo della televisione il“Paron non si sentiva davvero a proprio agio.
Inizia la ripresa, e con essa… riprendono anche i gol. Soprattutto all’
Olimpico dove, dopo appena quattro minuti (è il 49’), la Lazio capovolge il risultato: azione personale di Cordova che pesca al centro D’Amico il quale, a sua volta, devia di testa per Giordano. Il centravanti manca l’aggancio ma, con l’altro piede, serve fortunosamente Garlaschelli che fa secco Zoff. Gioia di breve durata, però: due minuti dopo, su spiovente dalla sinistra di Causio ancora Bettega, questa volta di collo sinistro al volo, riequilibra le sorti dell’incontro. E 2-2 sarà anche il risultato finale. Annotazione: per il terzo anno consecutivo Bettega realizza una doppietta nella prima giornata. Nel 1976/77 avvenne proprio all’”Olimpico” contro la Lazio (finì 2-3 per i bianconeri); l’anno successivo, invece, i due gol di “Penna Bianca” aprirono (ma solo nel secondo tempo) la vendemmiata per 6-0 sul Foggia;
- altri tre minuti e troviamo un campo inviolato in meno: quello di Verona dove, al 54’, i padroni di casa si sono portati in vantaggio su rigore grazie a Calloni, l’ex sciagurato Egidio (Gianni Brera dixit) del Milan, un giocatore destinato ad imperitura fama per le reti clamorosamente fallite piuttosto che per quelle realizzate. Questo lo svolgimento dell’azione: Mascetti fila via in verticale e, al limite dell’area, pesca D’Ottavio. Il numero 11 gialloblù finta su Peccenini, ma Santarini rientra e lo carica di spalle all’altezza del disco.
Lo stesso disco che l’arbitro Michelotti di Parma indica: Calloni si incarica del tiro dagli 11 metri e trasforma; Verona 1 Roma 0. Poi non accade più nulla…
… fino a quando non irrompono le milanesi. La prima a colpire è l’Inter: è il 78’ quando l’ottimo portiere Memo, per assicurarsi il quale il Bologna ha smosso mari e monti, deve capitolare. Oriali recupera un pallone a metà campo; discesa e cross a rientrare per Muraro, che infila di piatto destro. Quando a San Siro scocca il minuto numero 79 tocca, invece, al Milan: punizione battuta da Rivera, Collovati riprende la respinta della retroguardia irpina e si gira in mezza rovesciata sulla sinistra in area; Buriani, di esterno destro, devia in rete. Saranno entrambi gol-partita.
A Bologna, dopo il gol di Muraro, l’allenatore nerazzurro Bersellini invade il campo in segno di giubilo e si becca un’ammonizione dall’arbitro romano Ciulli, che sul campo aveva già ammonito il rossoblù Bellugi. A San Siro, invece, il Milan recrimina per due rigori (atterramento di Chiodi in area e “mani” di Roggi su cross di Novellino) che Mattei non concede. Ma, quel che più conta, vince. Qui gli ammoniti sono tre, tutti per gioco falloso: gli avellinesi Galasso e Roggi, rispettivamente al 20’ e al 40’, e il Piscinin rossonero (il soprannome lo ha coniato Rivera) Franco Baresi al 73’;
- trascorrono appena due minuti e al Bentegodi di Verona, dove è appunto l’81’, la Roma ristabilisce la parità: su punizione di De Nadai dalla destra pasticcia Spinozzi; Pruzzo stoppa di petto e fionda in gol da 15 metri. 1-1, e sarà così fino al termine;
- all’85’ il “Comunale” di Catanzaro, teatro dell’unico 0-0 odierno, si distingue negativamente. Non fraintendete, il pubblico non c’entra; semmai c’entrano i giocatori. Su questo campo, infatti, e proprio a questo minuto, vengono comminate dall’arbitro Lapi di Firenze le uniche due espulsioni della giornata inaugurale: a finire anzitempo sotto la doccia sono il giallorosso Enrico Nicolini e l’atalantino, calabrese di nascita (è di Castrovillari, in provincia di Cosenza), Antonio Rocca, per reciproche scorrettezze. Gli angoli sono 6 a 2 per i padroni di casa;
- a Perugia, all’88, arriva il secondo sussulto di una gara fiacca. Come dire il secondo gol, ancora dei grifoni umbri: Casarsa suggerisce per Butti, che crossa dalla destra; palla a Dal Fiume, che aggira Guidetti e fulmina Ernesto Galli insaccando a fil di palo per il definitivo 2-0. Il Lanerossi Vicenza, però, è anche sfortunato: al 66’ Guidetti ha colpito un palo. Due ammoniti, uno per parte (Casarsa e Miani) e 5 angoli a 4 per gli ospiti completano il tabellino;
- ben altro sussulto, invece, un minuto dopo al San Paolo: Napoli in vantaggio! Ferrario avanza e crossa per Pin; violento rasoterra di quest’ultimo che Felice Pulici, in tuffo, riesce soltanto a respingere ma non a trattenere.
Irrompe Savoldi ed è il 2-1 finale.
Rivediamo un compendio di quanto descrittovi fin qui attraverso una breve sintesi filmata, con i commenti originali dei radiocronisti di Tutto il calcio:
E a questo punto andiamo a vedere la schedina:
Bologna-Inter 0-1 2
Catanzaro-Atalanta 0-0 X
Lazio-Juventus 2-2 X
Milan-Avellino 1-0 1
Napoli-Ascoli 2-1 1
Perugia-L.R. Vicenza 2-0 1
Torino-Fiorentina 1-1 X
Verona-Roma 1-1 X
Per la serie B:
Bari-Spal 0-0 X
Genoa-Cagliari 1-1 X
Palermo-Pescara 1-1 X
Per la serie C1:
Triestina-Mantova 1-0 1
Teramo-Reggina 3-0 1
Per una classifica di serie A di facile lettura:
Al comando Inter, Milan, Napoli e Perugia con 2 punti; seguono Atalanta, Catanzaro, Lazio, Torino, Fiorentina, Juventus, Roma e Verona con 1; chiudono Avellino, Ascoli, Lanerossi Vicenza e Bologna a quota zero.
Questi, invece, i risultati relativi alla seconda giornata di serie B non inseriti in schedina:
Brescia-Nocerina 2-1
Foggia-Sampdoria 3-1
Pistoiese-Cesena 1-0
Rimini-Monza 0-0
Sambenedettese-Lecce 0-0
Taranto-Ternana 1-1
Varese-Udinese 2-2
In virtù di questi risultati, dunque, la vetta della classifica del campionato cadetto è saldamente nelle mani del Foggia, unica compagine a punteggio pieno con 4 punti; con 3 troviamo Udinese, Cagliari, Pescara e Lecce. Affollatissima quota 2, ben nove squadre: Nocerina, Brescia, Palermo, Ternana, Bari, Genoa, Monza, Sambenedettese e Pistoiese. Chiudono, con un punto, in sei: Cesena, Spal, Rimini, Sampdoria, Taranto e Varese.
Quindici reti, dunque, hanno caratterizzato la prima di questo campionato di serie A 1978/79 che, alla sua conclusione, avrebbe visto brillare nel cielo del calcio italiano una stella in più: quella del Milan, che dopo undici anni di altalenanti prestazioni si laurea, con una giornata d’anticipo e 44 punti finali, campione d’Italia per la decima volta nella sua storia, ottenendo così finalmente - dopo la Juventus nel 1957/58 e l’Inter nel 1965/66 - il diritto a fregiarsi appunto della tanto sospirata stella, simbolo di dieci scudetti conquistati, che si era vista sfuggire per un soffio al termine del campionato 1972/73, quello della prima “fatal Verona”. Eh sì, perché ve ne sarebbe stata una seconda nel 1990, diciassette anni dopo la prima (90 la paura, 17 la s…fortuna; roba da giocare al lotto!). L’immagine di Gianni Rivera sul prato di San Siro, col microfono in mano ad invitare i tifosi entusiasti ad abbandonare un settore inagibile dello stadio in occasione della decisiva gara col Bologna, è l’ultima di questo straordinario campione che, a quasi 36 anni, appende le scarpe al chiodo una volta raggiunto l’ultimo traguardo, forse il più sognato.
La gioia per la vittoria, però, non è completa: il 20 febbraio 1979, nella sua Trieste, è morto Nereo Rocco, il Paron, colui che più di tutti ha simboleggiato un’epoca inimitabile della storia rossonera, oltre ad essere stato un autentico secondo padre per molti giocatori, in particolare per Rivera. La stella del decimo scudetto non può essere dedicata che a lui.
Al secondo posto, a tre lunghezze, troviamo per il secondo anno consecutivo un outsider, ancora più sorprendente: il Perugia di Ilario Castagner, che chiude il campionato senza sconfitte; mai nessuno, in precedenza, vi era riuscito. E’ stato l’eccessivo numero di pareggi (ben 19) a frenare la corsa degli umbri, unica compagine in grado di tallonare il Milan e mantenere vivo l’interesse del torneo fino alle ultime battute. Lo scudetto morale è senza dubbio loro.
Trovano, invece, piena conferma i dubbi relativi alle conseguenze post- mondiali sulla Juventus: campionato deludente quello dei bianconeri che solo nel finale, più per disgrazie altrui che per meriti propri, sono riusciti ad acciuffare il terzo posto a quota 37, un punto sopra Inter e Torino. I nerazzurri, nonostante un finale disastroso (tre sconfitte, di cui due in casa, nelle ultime tre giornate), hanno ribadito l’ascesa del calcio milanese, mentre i granata, colpiti da un’incredibile catena di infortuni, non sono mai riusciti a piazzare l’acuto vincente. L’incidente automobilistico del 17 aprile 1979 sull’Autostrada dei Fiori nei pressi di Andora, nel quale l’ex calciatore Paolo Barison ha perso la vita e il tecnico Radice, alla guida dell’auto, ha riportato gravi ferite ha poi contribuito a creare ulteriore tensione in casa torinista.
Seguono, a pari merito con 32 punti, Napoli e Fiorentina: per il secondo anno consecutivo la differenza-reti premia i partenopei con un posto in Coppa Uefa, ma buono comunque il comportamento dei viola. Tre punti sotto troviamo una Lazio che ha sciupato in trasferta quanto di buono ha fatto in casa, ma si consola abbondantemente con il titolo di capocannoniere conquistato da Bruno Giordano, autore di 19 reti. Ad una lunghezza il Catanzaro, che al terzo tentativo è riuscito finalmente a conservare la serie A senza neppure troppi patemi, precedendo il terzetto a 26 punti formato da Ascoli, Avellino e, soprattutto, Roma. Neppure questa volta i giallorossi, che per la prima volta hanno esibito sulle proprie maglie il nuovo simbolo della lupa "stilizzata"(apripista delle nuove forme di marketing calcistico che esploderanno nel decennio successivo), sono riusciti a decollare, nonostante gli sforzi del presidente Gaetano Anzalone che il 16 maggio 1979, in lacrime, decide di passare la mano. Gli subentra Dino Viola, che raccoglierà i frutti del lavoro del predecessore già a partire dall’anno seguente, grazie anche al ritorno in panchina di Nils Liedholm il quale, per una questione di durata di contratto, non accetta di restare al Milan: la conquista della Coppa Italia sarà il prologo dell’epoca più fulgida della storia romanista.
Ci vorrebbe invece Alfred Hitchcock per descrivere adeguatamente la suspence nei bassifondi. Il Bologna, acciuffando in casa col Perugia un 2-2 non privo di strascichi polemici (Bagni, autore di due gol in tre minuti, viene colpito al volto con una gomitata dal difensore rossoblù Cresci e deve lasciare il campo alla fine del primo tempo), raggiunge quota 24 punti, così come l’Atalanta che, anch’essa a domicilio, sconfigge per 2-0 e appaia in classifica il Lanerossi Vicenza. Ma per la differenza-reti sono i felsinei (vitale, al tirar delle somme, il 5-2 rifilato proprio ai vicentini alla terza giornata) a farla franca, mentre per i bergamaschi la vittoria finale serve soltanto a trascinare con essi nell’inferno della serie B la squadra che soltanto dodici mesi prima aveva lottato per lo scudetto. Una mazzata terribile per Paolo Rossi, i cui 15 gol non sono bastati per la salvezza, e un autentico dramma per il Veneto, privato in un colpo solo di due squadre nella massima divisione. All’ultimo posto troviamo infatti il Verona, staccatissimo con soli 15 punti e da tempo condannato alla retrocessione. Per tutte e tre, comunque, arriveranno tempi migliori: il Verona tornerà in serie A nel giro di tre anni per conquistare, altri tre anni dopo, uno storico scudetto. Cinque anni saranno invece necessari all’Atalanta per riabbracciare la massima serie; per rivedere il Vicenza (nel frattempo non più Lanerossi) tra le elette occorrerà invece attendere sedici anni. Bergamaschi e vicentini, tuttavia, avranno un destino comune: a dieci anni di distanza gli uni dagli altri parteciperanno alla Coppa delle Coppe. I primi come finalisti di Coppa Italia contro il Napoli poiché i partenopei, freschi del loro primo scudetto, dovevano disputare la Coppa dei Campioni; i secondi dopo aver vinto la loro prima e unica Coppa Italia battendo nella doppia finale, guarda caso, il Napoli. Ebbene, sia nerazzurri che biancorossi si faranno onore nell’oggi defunta competizione europea, cedendo soltanto in semifinale e, in ambedue i casi, per mano dei futuri vincitori del trofeo (rispettivamente Malines e Chelsea). Anche questo è un motivo d’orgoglio… Un’ultima curiosità: tutte e tre le neopromosse sono riuscite a conservare il posto in serie A; non accadeva dal campionato 1965/66, disputato a 18 squadre.
Allora toccò a Brescia, Napoli e Spal. In realtà anche nella stagione 1967/68 Sampdoria e Varese riuscirono in analoga impresa, ma le neopromosse furono soltanto due (liguri e lombardi, appunto) poiché la massima serie fu ridotta di due unità, da 18 a 16 squadre.
E mentre il Veneto piange, il Friuli-Venezia Giulia ride: l’Udinese, appena promossa dalla C, festeggia dodici mesi da favola vincendo da dominatrice, con 55 punti, anche il campionato cadetto e tornando in serie A dopo 17 anni.
Grazie a questa straordinaria impresa l’allenatore Massimo Giacomini si guadagna, per l’anno successivo, l’approdo sulla panchina del Milan campione d’Italia.
Gioisce anche la Sardegna: dopo tre interminabili anni di purgatorio il Cagliari, secondo a quota 49, ritrova finalmente la massima divisione.
Si rende invece necessario uno spareggio per stabilire chi tra Pescara e Monza, entrambe a 48 punti, sarà la terza squadra ad essere promossa. Sarà l’Abruzzo ad esultare: sul neutro di Bologna è 2-0 per i biancazzurri, che riconquistano la massima serie dopo un solo anno tra i cadetti. Per il terzo anno consecutivo, invece, i brianzoli vengono beffati sul traguardo.
Pistoiese, quinta a quota 44, e Lecce, un punto sotto, cominciano a fare le prove generali per la loro prima promozione in serie A: i toscani la conquisteranno l’anno successivo, per i pugliesi ne occorreranno altri sei.
Settimo posto con 41 punti per un Palermo sfortunatissimo finalista di Coppa Italia; così come cinque anni prima erano stati sconfitti soltanto ai rigori dal Bologna (dopo essere stati raggiunti, nei tempi regolamentari, al 90’ e sempre su rigore), questa volta i rosanero vengono beffati dalla Juventus a tre minuti dalla fine del secondo tempo supplementare, dopo essere passati in vantaggio, in quelli regolamentari, al primo minuto ed esservi rimasti sino all’83’! Come dire: una pelle venduta a carissimo prezzo.
A due lunghezze dai siciliani il tranquillo Brescia, che ha preceduto il trio a quota 36 formato da Sampdoria, Ternana e Sambenedettese. Grande bagarre, invece, per evitare il quart’ultimo posto, che da quest’anno vuol dire serie C1. All’ultima giornata, ma solo all’ultima giornata Genoa, Cesena, Spal, Taranto e Bari, tutte appaiate a 35 punti, sono riuscite a spuntarla, per due lunghezze, su un Foggia sempre più in crisi; per i pugliesi, autori di un discreto girone di andata e crollati nel ritorno, è la seconda retrocessione consecutiva. Insieme al già citato Foggia intraprendono il mesto cammino anche la Nocerina, con 29 punti, il Rimini e il Varese, appaiate sul fondo a quota 24. Ad eccezione dei molossi di Nocera Inferiore, inizialmente allenati da Bruno Giorgi (che purtroppo è scomparso nei giorni scorsi), per i quali questo campionato cadetto rimarrà il punto più alto raggiunto nella loro storia, le altre tre sapranno riconquistare immediatamente la serie B. Anzi, all’inizio degli anni ’90 il Foggia tornerà in serie A, dove vivrà e farà vivere ai suoi
tifosi momenti indimenticabili: quelli di Zemanlandia.
E a questo punto, anche la nostra storia di oggi è giunta al termine. Una storia che racconta di un campionato atteso come un anno scolastico. Perché iniziava in ottobre, come la scuola una volta; perché una volta, come a scuola, se qualche giocatore-scolaro combinava una marachella, l’allenatore-maestro poteva punirlo senza dover rendere conto ai procuratori-genitori; perché una volta, allo stadio come a scuola, la stragrande maggioranza andava con panini anziché con armi; perché una volta, se si pranzava allo stadio, lo si faceva per scelta propria, non della Lega Calcio.
Perché, nonostante tutto, anche oggi, come una volta, sia il calcio che la scuola continuano ad insegnare… a chi ha voglia di imparare.
Grazie a tutti e a presto.
Boris Boris
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