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Domenica 13 febbraio: se non ora, quando?

Da Leragazze

Domenica 13 febbraio: se non ora, quando?

Quella di domani non sarà una manifestazione vetero-femminista. Domani non si bruceranno i nostri reggiseni in piazza né ci saranno slogan del tipo “il corpo è mio e lo gestisco io“.
No. Domani nelle piazze italiane e non solo (l’elenco completo è qui) scenderanno uomini e donne di buon senso. Con dei valori etici che sono ancora vivi negli italiani, ma che purtroppo le recenti cronache politiche hanno tentato di farci scordare.
Domani si scende in piazza perché in Italia le donne sono messe assai male, perché pur avendo migliori risultati negli studi rispetto agli uomini, sono titolari del 73% dei contratti di lavoro precari. Il nostro Paese è al 27º posto in Europa per occupazione femminile (ultima, prima di Malta) e al 121º posto per parità salariale nel mondo. É il 96º posto al mondo per la possibilità di ricoprire incarichi di vertice per le donne.
In Italia la donna non lavora ma se lo fa è pagata meno degli uomini e di fatto accede raramente a posizioni di responsabilità.

E ovviamente gli scandali politici-rosa di cui le cronache ci inondano ogni giorno, ci mettono il loro bel carico da 11. Perché le donne in questione, che siano minorenni o meno (non è affar nostro: se ne occupino i magistrati) sono usate, abusate e vituperate da persone che ricoprono funzioni  importanti per le quali invece sarebbero richiesti dalla Costituzione disciplina e onore.
E, come dicevo, non è per la questione giudiziaria che scenderemo in piazza. Questa non è di nostra competenza. E francamente anche i problemi mentali e sessuali di mr. B possono benissimo rimanere miseria privata. Quello che ci preoccupa e che ci spaventa è la cultura che ha prodotto questa situazione, dovuta anche alla falsa immagine che della donna si sta dando negli ultimi 20 anni sui media, in pubblicità, in TV: bellezza muta da mostrare, preferibilmente svestita. E questo su tutti i giornali e su tutte le reti, non solo in quelle di Mr B. In questo si, siamo trasversali.

Sui motivi della manifestazione, però ne sappiamo abbastanza. Quello su cui invece vorrei porre l’attenzione è il nome scelto: SE NON ORA QUANDO?
A molti (almeno lo spero) ricorda certamente l’omonimo libro di Primo Levi. Anzi penso che si tratti di una citazione vera e propria da parte degli organizzatori.
Pochi (credo) sapranno invece che Levi stesso cita a sua volta con il suo titolo una frase del Pirkè Avoth, le massime dei padri, un trattato della Mishnà (la legge orale ebraica).
Sono andata a rileggerla, e ho trovato davvero interessante il nesso (inconsapevole) con l’attuale situazione politica. Ve la cito integralmente:

Egli [Hillel] soleva dire: Chi è ambizioso di perdere la propria fama perde il proprio nome; chi non accresce il proprio sapere lo diminuisce; chi non studia è meritevole di morte; chi si serve della corona a suo vantaggio perisce.
Egli soleva dire: Se io non sono per me, chi è per me? Ma se io sono soltanto per me che cosa sono io? E se non ora, quando?

Credo che dall’insegnamento dei nostri Maestri dovrebbero trarre ispirazione anche i politici italiani che si professano così attaccati alle radici giudaico-cristiane dell’Europa! E se la leggiamo alla luce delle recenti sexi-cronache, tutta la frase acquista vita propria: persone che temono di perdere la propria fama e che usano la corona a proprio vantaggio. Definizioni, queste che purtroppo ben rappresentano i politici che ci circondano, che, incollati alle loro poltrone usano il loro potere a fini personali.

La seconda parte mi sembra invece che ben si adatti (o almeno dovrebbe farlo) alla posizione di noi  italiani, che ci dovremmo rendere conto della situazione in cui ci troviamo e alla quale evidentemente ci siamo assuefatti. Se non siamo noi cittadini a occuparci del bene del nostro Paese e del nostro futuro, chi lo farà per noi? Ma se noi guardiamo solo al nostro ombelico, cosa siamo noi? E se non agiamo quando abbiamo ancora la possibilità di farlo, allora dopo sarà troppo tardi.

Appuntamento quindi, domani in tutte le piazze d’Italia (e non solo!)

Questo È un paese per donne!



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