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Domenica 25 Maggio 2014 – Lecce – Aldo Augieri presenta “LE BAGATELLE DI LADY MACBETH” (Edizioni Milella) – Intervista all’autore

Creato il 24 maggio 2014 da Lucianopagano

Intervista inedita a Aldo Augieri, autore di “LE BAGATELLE DI LADY MACBETH. Da Shakespeare a Céline” (Edizioni Milella, Collana Titania).

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Il volume verrà presentato per la prima volta DOMENICA 25 MAGGIO 2014 – alle ore 20.00, presso la libreria “La bambola di Kafka” (Via Palmieri 37a) a Lecce.

D – “LE BAGATELLE DI LADY MACBETH. Da Shakespeare a Céline” è il primo volume edito nella collana Titania, da te diretta per Edizioni Milella. Il volume contiene il testo completo della riscrittura scenica rappresentata dalla compagnia Asfalto Teatro, che dirigi come regista.
Anzitutto una domanda sull’idea stessa di edizione di un testo teatrale: può secondo te il teatro oltrepassare la scena e arrivare, con la stessa energia, sulla pagina? Quali sono le cose che, in questo scambio, può acquistare e quali quelle che può donare un testo?

R – Avere tra le mani questo libro significa poter accedere all’intera operazione svolta nella riscrittura scenica e questo può sicuramente aiutare gli addetti ai lavori oltre che curiosi e appassionati…pubblicando questo testo si offre la possibilità di toccare con mano una pratica…una pratica molto particolare perché è il risultato di ciò che accade quando scrivi un testo durante un percorso creativo scenico, molte delle parole che si trovano nel libro le ho scritte tornando a casa dopo le prove quando ero ancora suggestionato dai movimenti degli attori, dalle intensità vocali, dalle improvvisazioni e dai discorsi intorno ad una scena…chi legge questa drammaturgia si accorgerà di cosa vuol dire manipolare, smontare e far vibrare con un’altra scossa elettrica un classico…nei confronti di un classico ci possono essere moltissimi modi di rapportarsi…tutti servono a raggiungere il ritmo e la musicalità che più si addice a quella determinata ricerca stilistica…quando un regista è anche drammaturgo di un’opera oltre che attore allora si ha davanti l’intera visione, l’intero sogno che si materializza nello spettacolo…il mio montaggio cerca di non farsi schiacciare da imposizioni dettate dal riferire o dal raccontare…io cerco la forza che si scatena dietro ad una frase…ad una parola… Francis Bacon per esempio non dipinge figure semplicemente sedute ma figure sedute con addosso delle forze contrarie o nervose, sono forze che potrebbero vedersi addosso ad un corpo durante una caduta…se vi soffermate sui suoi volti sembra che i personaggi stiano cadendo da chissà quale piano o che ci sia una forte spinta contraria che si sta abbattendo su di loro o che si stiano contraendo, trattenendo nervosamente… a me piace quando il classico si innervosisce o detta in altri termini mi piace far incazzare la scrittura

D – Il testo della riscrittura scenica è tradotto in francese, a fronte, da Antonio Mosca, già allievo della Scuola Normale di Pisa e della École Normale Supérieure de Paris, e oggi presso Università di Parigi 7 Diderot e CNRS. La scelta del francese, in un testo che, come recita il sottotitolo, ci conduce “Da Shakespeare a Céline”, è dovuta alle vostre relazioni di scambio laboratoriale e culturale con l’Università di Parigi. Sono previste, in futuro, repliche in lingua?

R – sarebbe molto stimolante confrontarsi con altre lingue…attorialmente usare codici diversi aiuterebbe a capire ancora di più che le parole sono soprattutto suoni e che vanno trovate le musicalità che avvolgono le frasi, cosa collega musicalmente una parola ad un’altra??…credo che questo sarà il passo successivo del nostro lavoro…con Antonio Mosca c’è un dialogo ormai da diversi anni sul fare teatro….oltre che uno scambio di esperienze molto importante, grazie al nostro incontro infatti la compagnia Teatro di Ateneo ha avuto la possibilità di lavorare con Annette Barthelemy professoressa d’arte drammatica e regista presso la Comédie Française che ha condotto un laboratorio teatrale in cui i partecipanti si sono confrontati con una riscrittura de “Il matrimonio forzato” di Moliere…altro importante incontro, sfociato anche questo in una attività laboratoriale per la compagnia universitaria è stato quello con Laetitia Dumont-Lewi che è attualmente la maggiore esperta francese di Dario Fo, di scrittura di scena e di teatro politico, docente di Analisi drammaturgica e Analisi di spettacoli all’Università di Nanterre e da quest’anno impegnata nell’insegnamento di Improvvisazione e gioco dell’attore alla Normale di Parigi

D – Le fotografie presenti nel volume sono opera di Pippo Affinito, fotografo che segue Asfalto Teatro da diversi anni, qual è il rapporto che si instaura tra il regista e quello che potremmo definire un’occhio ‘particolare’, spettatore ma non solo, delle produzioni?

R – con Pippo Affinito ho avuto subito una forte intesa artistica… lui ha fotografato i miei spettacoli fin dall’inizio quando provavo in una casello vicino Tricase…le foto raccontano l’intero percorso creativo dello spettacolo dall’ inizio della sua lavorazione fino alla nascita del personaggio e alla sua caratterizzazione, quando è finalmente maturato e definito con i suoi gesti, i suoi vestiti, le sue dinamiche sceniche…inoltre Pippo è molto abile a cogliere quei momenti scenici (dello spettacolo) in cui la tensione è al suo apice… esasperata ma sicuramente viva…questo primo testo della collana Titania è arricchito dalle sue immagini sempre molto puntuali, ogni numero pubblicato avrà questo duplice livello di racconto scritto e fotografato…

D – La collana Titania, di Edizioni Milella, si propone di pubblicare altre riscritture sceniche e di aprire un nuovo orizzonte nel panorama editoriale italiano, sia sul versante dell’editoria “da” e “per” il teatro, sia sull’oggettiva capacità di essere un tramite per far uscire il teatro dalla scena, per raggiungere un pubblico più vasto. Il libro diviene la possibilità, per la compagnia teatrale, di dialogare con l’altro. Quali sono i vostri progetti sull’immediato, pubblicherete anche testi di spettacoli di altre compagnie?

R – Sì certo la collana Titania è interessata a lasciare tracce del lavoro drammaturgico che si sta sviluppando in questi anni… lavoro che altrimenti andrebbe totalmente perduto… ed è in ascolto delle proposte che arriveranno… accogliendo soprattutto le drammaturgie che sono state portate in scena e non sono rimaste solo sulla carta…per me è importante questa doppia chiave di lettura…il testo deve essere anche uno strumento di lavoro…mostrare come si può fare…cosa può diventare un personaggio in una scena a partire dalle parole scritte e in quale contesto di luci e colori si svolge l’azione… ecco perché le parole vengono accompagnate dalle immagini proprio per far apparire immediatamente la relazione tra parola e immagine, tra testo e sottotesto pittorico

D – Nella premessa alla traduzione, Antonio Mosca fa riferimento alle considerazioni sul tradurre, sulla lingua e sul teatro di Henri Meschonnic, Gianfranco Contini, Carmelo Bene, Laetitia Dumont-Lewi. Quanto credi che questo apporto sia fondamentale a tradurre l’”incanto della scena”

R – Per me l’attore oltre che per la sua immagine oltre che per i suoi gesti deve attrarre anche per il linguaggio che usa, le parole devono danzare sulla scena e fare azioni anche loro, io credo molto nell’azione della parola, più che nell’azione del corpo… ecco che quindi diviene fondamentale il discorso della traduzione, della musicalità e del ritmo… uno spettacolo teatrale è una continua traduzione… le parole tradotte in momento scenico, le immagini tradotte in simulacri evocativi, l’azione tradotta in contrazione e forzatura fisica, lo sguardo tradotto in tic e così via…nel teatro non c’è niente che non debba essere tradotto perché ogni cosa diviene evocativa… io faccio di tutto per evitare l’immedesimazione, l’interpretazione, preferisco tradurre questi concetti con altri termini… preferisco parlare di apparati, meccanismi, forze desideranti, connessioni sfuggevoli… a me interessa far precipitare la storia, cogliere i personaggi all’interno di un processo irreversibile di caduta, lo spettacolo racconta come ci si schianta non come ci si salva, ogni mio spettacolo termina con la morte o lo smembramento del personaggio principale che più che personaggio fisico è personaggio mentale, traduttore di sensazioni… portatore sano di forze invisibili che sono su di lui, sono nel suo linguaggio… ogni attore dovrebbe portare alla luce delle forze nascoste…invisibili… non parlo di forze occulte certo ma è evidente che viviamo in un ambiente che ci sottomette, i nostri corpi sono costretti, paralizzati, vorrebbero alzarsi da quella benedetta sedia di Bacon ma non ci riescono, sono lì in caduta, come se si trovassero in un ascensore che sta precipitando da chissà quale grattacielo

D – “Le bagatelle di Lady Macbeth”, è suddiviso in atti e momenti, termina – in modo interrogativo – con la parola “Fine?”. Quello che abbiamo capito è che, invece, si tratta dell’inizio di un percorso che incrocerà sempre più spesso lettori e spettatori. Il 25 Maggio prossimo, a Lecce (La bambola di Kafka, Via Palmieri), si terrà la prima presentazione ufficiale del volume, si tratterà di una presentazione o sarà la prima de “Le bagatelle”, fuori scena?

R – Sì le bagatelle non finiscono, si raccontano fuori scena, vogliono esporsi non per farsi comprendere certo ma per non farsi dimenticare…queste bagatelle di lady cercano di rispondere a domande del tipo: che cosa me ne faccio di un classico?? – che ritmo ha il mio linguaggio?!? come faccio a scoprire qualche nervo?!? come faccio a non soccombere ai colpi?!? come faccio ad essere una variazione continua e non una continua ripetizione di me stesso? come si uccide un re senza essere sbranati dai sensi di colpa?

Luciano Pagano



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