Magazine Diario personale
Oggi a pranzo ero in una piadineria. Sempre la solita, dove vado quando sono di corsa, sono di fretta, sono triste o sono contenta. Insomma, molto spesso. Ah, e quando non ho voglia di cucinare il pranzo. Facendo il conto, sono lì quasi tutti i giorni verso l'una.
Una piadineria qualunque, in un quartiere qualunque di Torino. Anzi, quelle lingue di terra delle città che bisogna spiegare bene a tutti gli altri cittadini dov'è che non le conosce mai nessuno. Facciamo subito la prova: Cenisia... torinesi? Niente: visto!?
Dunque. Ero lì. Stesso posto. Sempre la stessa piadina tra l'altro. Che la signora non me lo chiede neanche più cosa voglio. Lo sa e basta. Da bere? Niente, grazie. E torno a casa con il sacchettino.
Così, uno spaccato di vita sabauda di quelle normali, ovvero malinconiche. Ma non era per spezzarvi il cuore.
Dico questo perché, a un certo punto, non so come mai, ho alzato la testa, puntando gli occhi sul soffitto. Quei gesti che si fanno ogni tanto per ingannare il tempo. E, dopo anni che mi pareva di conoscere quel luogo in ogni minimo dettaglio (un disegno della piadineria fatto da una bambina, uno specchio a forma di sole, la macchinetta per le bibite etc.), ho visto, per la prima volta, una piccola mongolfiera.
Una mongolfiera di ceramica, molto carina, ben costruita, ornamentale, che si ricavava il suo piccolo ma decoroso spazio tra i lampadari pieni di luce; lampadari che, invece, mi sembrava di riconoscere a memoria.
Allora questo mi ha fatto definitivamente tornare alla mente una cosa che mi girava tra i pensieri da tanti giorni. A proposito di alzare gli occhi al cielo.
Domenica sarò a Più libri più liberi e parteciperò a questa tavola rotonda. Dal titolo:
Nuove evidenze. I blogger muovono le vendite?
Nuove evidenze. Santo cielo. La mongolfiera! Eccola lì, una nuova evidenza.
E infine la cosa cui ho pensato, a proposito di guardare il cielo e scoprirci cose belle, o diverse.
Preparate la colonna sonora della mia rubrica preferita: discepoli a sua insaputa. Sì, citerò, se riesco, un'altra volta Baricco. Da un po' di tempo mi capita di parlare qualche volta in pubblico: ebbene, mi sono resa conto che tutte le volte ho citato almeno una cosa che ha detto o scritto Baricco da qualche parte nella vita.
Addirittura il caso più eclatante (perché fu una instant-citazione di una cosa che aveva appena finito di pronunciare) è stato al Salone del libro a maggio: provenendo dal suo discorso all'Auditorium, sono corsa a presentare La lettura digitale e il web e ho concluso il mio piccolo intervento con:
"e dunque, come ha appena detto Baricco, chi se lo immaginava che un giorno avremmo scritto nel telefono?"
E insomma da lì non è più finita questa cosa. In un clamoroso climax culminato qui, a Librinnovando.
Perché lo faccio? Cioè perché ogni volta che parlo di queste cose mi viene in mente Baricco? Di preciso non mi è chiaro, oppure sì, ma credo che il motivo sia di una semplicità disarmante. Perché mi piace. Gli credo. Soprattutto mi diverto a coglierne aspetti il più possibile trasversali, smerigliati.
E, last but not least, perché è stato proprio Baricco il primo ad aver detto (o tra i primi, ma il primo ad averlo detto con cristallina tenerezza) qualcosa di vero e poetico e sensato sulla rete. Che oggi, mi accorgo, direi dopo la piadineria e pochi altri posti, è il luogo dove passo la gran parte del mio tempo. Dove vivo, letteralmente.
Quindi Baricco è il primo ad aver detto qualcosa di bello (dai, lo dico, di incantevole) sul mio spazio vitale, e mentale.
E la cosa che ha detto si intitola Nella rete con Hale-Bopp. E la trovate a pagina 152 del libro Barnum2.
Hale-Bopp la stella cometa, ricordate?
L'ho ritrovata perché in quella pagina avevo messo un segnalibro. Un piccolo calendario del 1998. Avevo 18 anni.
Ricordavo della stella cometa. Cioè che lui era partito ed era andato in collina a guardare questa cometa (che avevo guardato anche io ma non me la ricordo più adesso). E un'altra cosa che non ricordavo più era che poi finiva per parlare della rete.
Prima lui guarda la stella vera, infreddolito, un po' scomodo ma presumibilmente emozionato, immagino, accanto a una famiglia dentro una specie di suv. Dopodiché la riguarda in un'altra circostanza, mi pare il giorno dopo, con gli "occhi bassi sul monitor".
"Schiaccio un po' di pulsanti, clicco qua e là, entro nella famosa rete, approdo in un luogo artificiale che si chiama www.halebopp.com/moviehb2.htm (mostruoso): e lei è lì. Mezz'ora per scaricare 347 non so cosa, e due secondi di lei, in movimento, come una navicella di Guerre stellari. Le faccio ripetere decine di volte quel suo rapidissimo passo di danza. E lei balla per me. Ciao Hale-Bopp. Sono sempre io, il fesso della collina. Tutto bene, lassù?".
Ora. Calma. Dopo dice altre cose sulla rete, perché il fenomeno Hale-Bopp si era diffuso capillarmente proprio su Internet, come una sorta di virus buono. Fa un paragone proprio tra le stelle comete - materiali "di scarto" della formazione del sistema solare, e quello che oggi con devastante e semplicistica approssimazione si usa definire "popolo della rete" e ci legge una sorta di appassionata "solidarietà tra anarchici" e poi dice:
Adesso, dalla pancia della rete, la passione è salita in superficie e come un virus contagia di lontani rigurgiti ribelli anche la gente normale.
- (non vi sembra twitter?) e questa è proprio una cosa che mi piacerebbe citare domenica nel mio intervento sulle nuove evidenze; i blogger, le vendite, i libri.
Però. Calma. E gesso. Poi c'è proprio l'incanto del primo uomo sulla luna, in quelle poche righe. C'è una tenerezza, ma anche una lungimiranza che mi commuove.
Ora ricordo perché non ricordavo. A diciotto anni, non avevo internet. Vivevo senza tutto questo. Una parte di me non esisteva, doveva ancora nascere.
Mi piace pensare che mentre navighiamo allora siamo sempre un po' figli delle stelle. Simili a mongolfiere di ceramica che esplorano il cielo.
Per gli amici romani e non, ci vediamo domenica allora, alle 11.30 nella Sala Smeraldo nel Palazzo dei Congressi (Piazza Kennedy, 1). Per tutti gli altri, racconterò com'è andata qui sul blog.
Ciao!
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