Magazine Per Lei
Non sono giornate semplici.
Siamo tutti nervosetti, noi e anche i bambini.
Il fatto è che smontare la casa dove hai vissuto dieci anni,
O dove addirittura sei nato,
Diffonde fuori e dentro di te un senso di precarietà che rende insicuri,
Suscettibili,
Fragili.
Nervosetti, appunto.
Mentre pieghi, smonti, impacchetti, avvolgi, inscatoli, scegli, elimini, incastri
Ti ritrovi un po' a fare bilanci,
Un po' ad avere paura.
E leggi negli occhi dei tuoi figli uno smarrimento che è anche tuo,
Un malumore che non aiuta,
Che irrita sensibilità in allerta.
Ma non basta rincorrere l'eccitazione che dà ogni cambiamento,
anche se oggettivamente positivo (più spazio, più luce),
Non basta attaccarsi a quel senso di meravigliosa pulizia esistenziale
Che assale ogni volta che ti liberi di ciò che possiedi ma che non usi e non ti appartiene davvero.
In giornate come queste,
Tutte dedicate a chiudere ciò che è stato,
A preparare ciò che sarà ma che ancora non è,
Alla fine vince la malinconia,
Una spossatezza interiore, prima che fisica.
Ma va bene così,
E mi ripeto che non importa se Simone pare essere precipitato all'improvviso nel malmostoso adolescenziale,
Se Lorenzo pare una zanzara impazzita,
E cerco di farmi scivolare addosso con eleganza
Perfino le botte arrabbiate che mi dà Ettore quando mi ritrova dopo essere stato dai nonni.
I suoi graffi per me e i determinati tentativi di infliggermi un dolore.
Lo guardo, lo paro, gli sorrido, anche se vorrei piangere.
Un pensiero per Marco Simoncelli,
Che oggi ho guardato come fosse un figlio,
Splendido di giovinezza,
Ucciso da un sogno.