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Domenico Lombardini – Economia

Creato il 14 aprile 2010 da Viadellebelledonne

Domenico Lombardini
Economia

Pg 68
Puntoacapo Editrice

La cifra peculiare della scrittura poetica di Domenico Lombardini, il filo rosso che unisce in una trama unitaria le varie tappe del suo ancora breve ma già significativo percorso, condotto sempre con profonda discrezione e rigorosa attenzione ai presupposti e ai risvolti teorici del lavoro in fieri, è da ricercarsi nella presa d’atto dello snodo traumatico che la nostra epoca rappresenta, tanto sul piano etico che su quello culturale ed estetico, e nella piena consapevolezza, da cui la sua ricerca in gran parte si origina e si dispiega, che sia possibile trovare un punto di sintesi tra il rigore, le ragioni e la semplificazione ordinatrice tipica della scienza, e l’insondabile, ontologica, metamorfica refrattarietà che l’arte, in modo particolare la poesia, apparentemente le oppone.

La traccia che ne scaturisce proietta sul foglio i segni e la tensione tipica di una poetica dell’incontro, nella quale i due momenti, pur non dismettendo mai l’abito, gli strumenti e le coordinate concettuali che ne definiscono gli statuti, il senso e le procedure comunicative, si dispongono ad accogliere le reciproche alterità, in uno con la domanda implicita di verità da cui prendono le mosse e nella quale trovano esistenza e giustificazione, fino al riconoscimento della unicità della radice (“l’imperitura semenza del vivente”) da cui scaturisce la diversità e la singolarità degli ambiti, la specificità degli orizzonti in cui organizzano il loro discorso. (Dalla Prefazione di Francesco Marotta)

*

non è questo il migliore dei mondi, diceva

– è forse il peggiore; l’altro ascoltava

e fissava la granulazione salivare sul labbro, non capiva

*

ognuno vorrebbe per sé e i suoi cari
un alveo di eternità. accogliere un corpo
si può, purché si adagi con cura
su una giusta lettiera di foglie. prego,
e solo pietà invèra
il mio dire. alcuni, per difetto,
costruiscono monumenti e dicono:
ecco, questa è la mia pietà, la croce
e l’altare, il salmo e la parola.
ma poco attecchisce di ciò che s’innesta; si finge questo.
ai confini della mia pietà, nessuna parola,
solo gesti, ostensione, mimèsi; e questo è imparato.

*

meravigliati del miracolo! – non si spoglia

del miracoloso la vita – spiegandola… allo stupore

degli eventi, lo stupore della spiegazione, la coscienza

che non è arbitrio ma un’intelligenza

che governa, un’intelligenza senza nome; che è norma,

legge imperitura del vivente.


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