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Domenico Modugno

Creato il 28 luglio 2015 da Signoradeifiltriblog @signoradeifiltr

Domenico Modugno


Vent'anni fa moriva il grande cantautore italiano. Aveva appena 66 anni, ancora giovane per i suoi tempi, ma mister volare era provato per il male che lo aveva colpito anni prima. Però viveva felice con la sua famiglia, la moglie e i due figli, sull'isola di Lampedusa dove si era ritirato tra i suoi delfini.
Era mister volare, nel mondo, perché la canzone che vinse il Sanremo dell'anno 1958, che si intitolava Nel blu dipinto di blu era diventata,prima per gli americani e poi per la gente del mondo intero, Volare.
E la sua figura con le mani al cielo, quell'uomo baffuto con uno smoking formato da calzoni neri giacca bianca e farfallina nera, ha fatto il giro del pianeta terra. E dico poco.
Io ho un antico ricordo di Domenico Modugno.
Ero un ragazzo, ascoltavo le sere alle undici e un quarto, sulla mia amata radio Geloso, posta a capo del mio letto, sistemato da un lato nella piccola sala da pranzo della modesta casa dei miei genitori (in affitto), una radio di quelle che andavano a valvole, ricordate? E che come tutti gli apparecchi radio del tempo mostravano uno schermo di vetro, illuminato da una lucina interna che dava luce alle varie stazioni italiane e straniere segnate sul vetro, le cui frequenze si andavano a captare girando una delle due manopole sotto lo schermo, e una barretta verticale, di alluminio forse, interna al vetro, si muoveva a seconda del movimento impresso alla manopola, e si andava a fermare sulla stazione cercata e trovata; ascoltavo un programma che non ho mai dimenticato; e sì che sono passati più di cinquant'anni.
Erano altri tempi, le stazioni private o le radio libere di oggi non esistevano, ancora, l'etere era dell'Eiar prima della Rai poi, e la televisione era di là da venire.
Bene, dicevo che ascoltavo, alle ore 11 e un quarto di sera, un programma che si chiamavaSiparietto. Una voce maschile, dopo alcuni secondi di silenzio, annunciava: Siparietto, a cura di Nicola Adelchi. Non sapevo chi fosse costui, ma erano notizie di giornata quelle che proponeva in quel quarto d'ora di attualità, notizie che potevano interessare più i grandi che i ragazzi come me, dico quelli di sedici diciassette anni o giù.
Ascoltavo dunque il programma perché sapevo che subito dopo, circa verso le undici e mezza, più o meno, c'era un'altra rubrica; e questa sì che m'interessava; era un breve programma di canzoni, anche questo di un quarto d'ora circa; aveva una particolarità, non presentava canzoni conosciute né tantomeno cantanti celebri. Ma solo giovani di belle speranze che non avevano ancora un nome.
E' là che ho scoperto, forse il primo in italia, la grande Dalida (non capivo bene il nome, dalida, dalirà darilà, tanto che il giorno dopo la trasmissione dedicata a questa nuova futura star della canzone francese scrissi alla mia amica Nicole di Marsiglia - che avevo conosciuto per lettera in seguito a uno scambio di corrispondenza tra ragazzi di liceo (italiani) e bacalaureat (francesi)- se mi sapeva dire qualcosa di lei; la conosceva, e mi confermò, insieme ad altre poche notizie, che il nome esatto era Dalida e che era una oriunda italiana; poi di lei venni a sapere tante altre cose, ché ero un appassionato della canzone fin da allora.
Ecco, in uno di quei brevi programmi venne presentato un giovane pugliese cantante che si chiamava Domenico Modugno (mai sentito nominare) del quale mi colpirono due cose, immediatamente: la voce calda e piena e tutta particolare; e il genere di canzoni che cantava accompagnandosi con la chitarra; canzoni in dialetto. La prima fu: Lu pisci spada - spiegò le parole il presentatore - e la seguii attentamente; che brividi sulla mia pelle di ragazzo! Quella voce che piangeva faceva piangere anche il mio cuore. Il povero pesce spada che vede la sua amata arpionata e morire, e piange.
Avevo scoperto Domenico Modugno.
Poi si fece un nome, divenne conosciuto in italia, ma tutto qui. Fino a quando al festival di Sanremo del 1958 presentò la sua canzone per eccellenza; lui aveva scritto la musica sul testo di quel grande che risponde al nome di Franco Migliacci, e che Modugno presentò in coppia con Johnny Dorelli: Nel blu dipinto di blu.
Non sto scrivendo per esaltare i suoi successi e i suoi premi, e i riconoscimenti i più prestigiosi del mondo, dico solo che non si fece mancare niente; ai tanti trofei aggiunse anche nel 1964 la vittoria al festival della canzone napoletana, dove portò al primo posto la stupenda dimenticabile canzone da lui scritta: Tu sì 'na cosa grande.
marcello de santis


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