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Domenico Modugno e il suicidio: tra Vecchio Frac e Meraviglioso

Creato il 03 settembre 2012 da Postscriptum

Domenico Modugno e il suicidio: tra Vecchio Frac e Meraviglioso

Domenico Modugno è uno di quei monumenti della musica leggera e popolare italiana che non può non essere amato per il numero e la quantità di brani da antologia scritti e registrati. Nacque a Polignano a Mare (provincia di Bari) nel 1928 e morì a Lampedusa nel 1994, a soli 76 anni, stroncato da un infarto (fonte wikipedia).

Inutile star qui a sciorinare l’infinità di successi nati dalla sua penna e resi grandi dalla sua voce calda e magistralmente educata al canto gentile, elegante e mai urlato; ecco, l’essenza della musica e dei testi di Modugno era questa, sussurrare con eleganza e sobrietà pensieri, sentimenti ed immagini che hanno attraversato la storia d’Italia, dal secondo dopoguerra sino ai primi anni novanta.

Pugliese di nascita e siciliano d’adozione, tratti distintivi delle sue canzoni – e delle eleganti melodie che ne facevano accompagnamento incorniciando i dipinti che i suoi testi tracciavano – erano certamente la malinconia ed insoddisfazione perenne tipici degli abitanti di quelle terre; una venatura sottile, quasi impalpabile, ma sempre percepibile distintamente anche nelle modulazioni che Modugno riusciva a imprimere con grazia e pulizia alla sua voce, una delle più intonate e belle, in termini assoluti, che l’Italia abbia mai potuto vantare.

E proprio questo senso di inadeguatezza alla vita, di insoddisfazione e di malinconia, sempre presente anche nello sguardo del cantautore pugliese, di certo è stato elemento essenziale della e nella stesura dei testi e nell’arrangiamento, avvenuto a circa 14 anni di distanza l’uno dall’altro, dei brani Vecchio Frac  e Meraviglioso , scritti quasi a dipingere due modi essenzialmente opposti di reagire ad uno stesso istinto, quello suicida, e legati a due contesti sociali diversi:(Vecchio Frac fa riferimento ad un elegante nobile, mentre Meraviglioso ad un povero Vagabondo senza una lira).

Vecchio Frac (testo) è scritta nel 1954 e registrata nel 1955, è il 16.mo singolo di Modugno ed ottiene un successo sconvolgente nonostante il tema trattato ed i problemi di censura con riguardo agli ultimi versi di commiato che il nobile elegante riserva al mondo (…Addio al mondo\ai ricordi del passato\ad un sogno mai sognato\ad un attimo d’amore che mai più\ritornerà ).

Al contrario Meraviglioso (testo), scritta ed arrangiata a quattro mani con Renzo Arbore nel 1968 e parte dell’omonimo 45 giri, non ebbe grande successo venendo scartata dalla commissione del Festival di San Remo, ma riscosse grandi consensi nel 1971 quando venne riarrangiata ed inserita nel volume “Tutto Modugno” e solo di questa versione ne è giunta a noi conversione in formato digitale.

Il rapporto del cantautore col suicidio varia in forma e contenuto a distanza di 14 anni e mentre nel primo brano, si narra la vicenda di un distinto signore in frac che saluta malinconicamente il mondo circondato dal buio e dal silenzio della notte, illuminato da poche e fioche luci – quasi una forma di commiato di risposta del mondo all’elegante accomiatarsi del protagonista insoddisfatto da una vita che gli ha dato tutto ma comunque non abbastanza – salvo poi veder il frac allontanarsi all’alba galleggiando su di un fiume; nel secondo pezzo Modugno descrive invece una situazione diametralmente opposta, quasi per giustapposizione testuale e di contenuti, quella di un povero vagabondo che invece soffre per i mali e le privazioni patite ogni giorno e che una notte, poggiato alla ringhiera di un ponte e pronto a lasciarsi anche lui cadere e risucchiare dalla corrente di un fiume che scorre malinconico ed inesorabile verso il mare, sente il calore di qualcuno e le sue parole che sussurrano un messaggio di speranza, un messaggio di vita e di positività (Meraviglioso\ma come non ti accorgi\di quanto il mondo sia\meraviglioso\Meraviglioso\perfino il tuo dolore\potrà  guarire poi\meraviglioso…).

Anche le melodie e gli arrangiamenti sostanzialmente ricalcano il senso e l’intensità dei messaggi portati dal testo delle due canzoni e se Vecchio Frac è caratterizzata da una andamento “cantilenante” e ritmato da una chitarra acustica che scandisce il passo elegante eppure triste dell’uomo in frac, la melodia che accompagna Meraviglio è invece divisibile in due fasi, anche se complessivamente caratterizzata da cura e dovizia nella scelta di strumenti ed armonie, con una prima parte cupa, suonata quasi a getti ripetuti come a voler dare maggior patos alla narrazione del protagonista, ed una seconda parte – che inizia con il primo ritornello – in cui le armonie cambiano, gli strumenti salgono di intensità e tutta la melodia si uniforma diventando “fluida” ed “aperta”, quasi a voler rappresentare la bellezza e la meraviglia che si può celare dietro ogni cosa nel mondo.

Insomma si tratta di due capolavori, questo è certo, difficilmente descrivibili a parole e quindi lasciamo che siano musica e parole a parlare per noi, buon ascolto con Post Scriptum.

Frac


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