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Dominik Paris, dalla malga alla gloria

Creato il 31 dicembre 2012 da Olimpiazzurra Federicomilitello @olimpiazzurra

La spettacolare discesa di Bormio ha incoronato Dominik Paris, vincitore della prova della Stelvio ex aequo con l’austriaco Hannes Reichelt: un risultato straordinario per il giovane azzurro, non così sorprendente se si considerano però le sue grandi qualità.

Il ventitreenne di Lana, imbocco della Val d’Ultimo, è infatti un discesista davvero completo, come pochi altri. Dotato di un fisico a dir poco possente (183 cm x 104 kg), inizialmente Paris era un grande scivolatore, un atleta capace di portar fuori una velocità impressionante dai piani; si fece conoscere al mondo con quel secondo posto a Chamonix nel gennaio 2011, alle spalle di Didier Cuche. Nella scorsa stagione, pur mancando l’exploit, aveva dato segnali di crescita anche sul piano tecnico, iniziando a difendersi egregiamente in piste e condizioni davvero difficili, come testimoniano gli ottimi piazzamenti a Kviftjell e a Garmisch-Partenkirchen. Quest’estate, però, qualcosa è ulteriormente cambiato: l’ingresso nello staff di due tecnici esperti e vincenti come Ghidoni e Senigagliesi e la serenità di un ambiente in grande crescita gli hanno permesso di vivere un’evoluzione tecnica davvero impressionante; Dominik Paris, adesso, ha affinato la sua tecnica, si porta in curva con una sicurezza invidiabile, trova sempre le linee migliori, senza dimenticarsi di fare velocità, che è rimasta la sua dote principe. E sa rischiare, sa osare, come ha dimostrato in quei quaranta secondi finali della Stelvio dove, per sua stessa ammissione, era esausto e non si sentiva quasi più le gambe: ma doveva andare avanti, doveva attaccare, non poteva fallire l’appuntamento con la prima grande gioia della carriera.

E pensare che la guardia forestale della Val d’Ultimo, ad un certo punto, sembrava essere molto lontana dallo sci. Nell’estate di cinque anni fa, infatti,  l’allora diciottenne Dominik passò tre mesi in una malga, sperduto nelle montagne dell’Alto Adige, a fare da guardia a 120 mucche: perché si sentiva molle, perché rischiava di seguire brutte strade, perché aveva bisogno di riallacciarsi alla vita di sacrificio e di fatica. Da lì in poi, da quell’estate indimenticabile, un crescendo continuo: tre medaglie mondiali juniores, il podio di Chamonix, la crescita continua, la gloria di Bormio. Domme, com’è chiamato dagli amici, non si fermerà certo qui.

foto tratta da sportnews.bz

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

OA | Marco Regazzoni

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