Le Ong laiche (organizzazioni non governative di volontariato e cooperazione internazionale)-scrive don Benevelli nell’ultimo numero di “Volontari LVIA”- stentano ad accostarsi a quelle che sono le organizzazioni di indirizzo cattolico, ecclesiale (non clericale).
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti di questi tempi : vengono a mancare iniziative progettate e realizzate insieme; il territorio su cui seminare progetti terzomondiali si restringe.
Nella storia della cooperazione internazionale risulta molto chiaro come abbiano avuto un successo eccezionale, in circostanze anche particolari,i memorabili progetti dell’Ufficio Piemontese della Pastorale Sociale e del Lavoro a favore delle popolazioni di Paesi disagiati come il Burkina Faso, nell’ Africa subsahariana.
L’idea e la scelta dei partner sono maturate allora e poi sono state sostenute successivamente, nell’ambito del lavoro comune, dal responsabile CEI di quegli anni Mons. Charrrier e dall’équipe tecnico-conoscitiva dell’LVIA.
Si era nell’Anno Giubilare del 2000 e Papa Giovanni Paolo II sottolineava la necessità di “riconciliare il Nord con il Sud del mondo con azioni di solidarietà e sviluppo comune”.
E il vescovo africano Mons.Campoaré, presidente della Conferenza Episcopale del Burkina Faso, ribadiva : “Per noi lo sviluppo non è questione di denaro, di miliardi che vengono inviati al nostro Paese o nei Paesi invia di Sviluppo, ma è qualcosa di più importante: sono le relazioni umane”.
Parole- sottolinea don Aldo – che sono esattamente l’eco di una cultura cristiana che, se tale, assicura la cooperazione di un vero e sano umanesimo.
Aggiungo- prosegue- un doveroso richiamo all’attuale somma guida della Chiesa Cattolica, Papa Francesco, figura carismatica che attrae folle di Credenti e non Credenti proprio per la sua apertura, che invita appunto a camminare con la gente, con le persone. Tutte le persone. Senza opporre resistenze e pregiudiziali.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)