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Don Chisciotte della Mancia – [LIBRO PRIMO] Capitoli 20-29

Creato il 12 settembre 2010 da Phoebes

Don Chisciotte della Mancia – [LIBRO PRIMO] Capitoli 20-29

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Sto cominciando ad ingranare, devo dire che questi ultimi dieci capitoli mi sono piaciuti più dei precedenti!

L’avventura coi galeotti è stata la più imbarazzante finora, veramente stavolta Don Chisciotte ha superato sé stesso, e alla fine si è reso conto anche lui di aver fatto un’immane castroneria!

E perfino Sancio si fa venire qualche dubbio: uno che la sente dire che una catinella da barbiere è l’elmo di Mambrino, e vede che in quattro giorni lei non si ricrede da quest’errore, che cosa deve pensare, se non che chi lo dice e lo afferma deve avere il cervello fuori posto? Ci sei arrivato, finalmente! ;)
Peccato che poi in breve tempo Don Chisciotte lo convince di nuovo a credergli! Come notavo già nei capitoli precedenti, ha sempre la risposta pronta il Nostro, per giustificare qualsiasi incoerenza! Bellissimo il racconto che porta a spiegazione del suo elevare a principessa Aldonza Lorenzo (il vero nome di Dulcinea): la vedova innamorata del frate, risponde sagacemente al padre guardiano «per quello che deve fare, ne sa più di Aristotele». Cioè, dice lui, siccome la amo, per me Dulcinea è una principessa. Non so, secondo me il racconto non era proprio come l’ha interpretato lui! ;)

E proprio quando cominciavo ad affezionarmi a Don Chisciotte e alle sue avventure, Cervantes mette in mezzo questa lunga digressione su Cardenio (cui poi si aggiunge Dorotea). Quando poi mi ero presa a cuore le sventure di questi due giovani, e vedevo che stavano per arrivare ad una soluzione dei loro problemi, ecco che ritorniamo a Don Chisciotte! ;) Ma non è una critica questa, anzi, questo “cambio di protagonisti” mantiene la curiosità in sospeso e rende più vario il racconto.
Ho trovato il segno della mia precedente lettura, cioè dove mi ero fermata l’ultima volta che avevo tentato col Chisciotte: si trova circa 200 pagine più avanti di dove siamo fermi adesso col gruppo di lettura. Per ora non ho nessuna intenzione di interrompermi con questo libro, speriamo che non accada nulla nei prossimi capitoli che mi faccia desistere, come l’altra volta!
In particolare c’è stato un pezzo in questi capitoli che mi è piaciuto tantissimo: quando Cardenio, nel suo racconto, nomina il libro di Amadigi di Gaula, e Don Chisciotte non può fare a meno di interromperlo per lodare i suoi tanto amati libri di cavalleria: Quando mi si parla di cavalleria e di cavalieri erranti, il volermi impedire di metter bocca, sarebbe come voler impedire ai raggi del sole di far caldo, e a quelli della luna di far fresco. Ommaigod, sono io!!!!! Che quando si parla di libri non posso non dire la mia, e, soprattutto, non mi fermo più!
E poi, ancora, poco dopo, quando Cardenio uscito di senno mette in dubbio l’onesta della regina Madassima, e Don Chisciotte si arrabbia da morire: Che stranezza! Egli aveva preso partito per lei, come se davvero fosse stata la sua vera propria dama, tanto lo facevano sbalestrare quei suoi maledetti libri. Eh, sì, che strano! ;) Eppure, quante volte anche a me s’è un po’ spezzato il cuore a sentir parlar male di qualche personaggio di carta che amo! Chissà se Cervantes qui voleva solo deridere il suo protagonista, o anche ai suoi tempi c’erano di questi pazzi innamorati dei personaggi letterari, e la strizzatina d’occhi quindi era per il lettore! :)

Comunque, tanto ha fatto e tanto ha detto Don Chisciotte, che mi ha davvero fatto venire voglia di leggere qualche romanzo cavalleresco! Ho fatto una ricerchina, mi pare di aver capito che su Amadigi di Gaula non esistano libro in italiano… peccato, ero curiosa di leggere quello che Chisciotte definiva il migliore! Potrei realizzare questo desiderio, allora, facendomi un regalo che desidero da tempo, e cioè l’Orlando furioso!

Un po’ di frasi

Io non lo dico, né lo penso, e chi la vuol più cotta, più se la cocia. Se andarono a letto insieme o no, a Dio n’avranno da render conto. Io vo per la mia strada, non so nulla, e non m’importa di sapere i fatti degli altri; perché chi va al mulino s’infarina; e io non ci vuo’ mettere né sal né olio…E poi, o se ci fossero andati, che me ne viene a me? Ma molti piglian lucciole per lanterne; e poi chi può tappar la bocca alla gente? Perfin di Dio ne han detto corna!
Sancio

Noialtre donne, per brutte che siamo, sempre ci piace di sentirci chiamar belle.
Dorotea

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