Mi misi in pensiero la stessa sera che il Principe mi chiese, uno dopo l'altro, il bicarbonato, l'acqua con l'alloro e poi la camomilla; che in tanti anni di servizio non era mai accaduto.
Mi toccò capirlo la mattina dopo, quando trovai tutte quelle tazze secche e appiccicose. Pareva che il Principe si fosse bevuto pure i decori di limoges, tanto erano brutte a vedersi quelle tazze, sporche e sparpagliate sopra il comodino.
L'apprensione mi aumentò quando sua Ccillenza mi chiese una camicia ordinaria per certa gente che aspettava.
E quando vidi "quella gente", che poi era Don Ciccio Tumeo, malo vistuto e con la barba lunga che pareva un prisecuto, non ebbi dubbi.
Scalcagnato, Don Ciccio pareva stringersi dentro le parole, si dichiarava innocente.
"Illustrissimo padrone" - diceva al Signor Principe e non si dava pace per il risultato delle votazioni - «Io sono uno, e fuori ce ne sono mille. Non sono galantuomini, nè riconoscenti e non sanno niente di quello che li aspetta, ci pare che tutto è buono come i Savoiardi.»
Don Ciccio si dava certe manate sulla faccia per quel “no” che, ripeteva, era l'oro della sua onestà.
Poi insieme uscirono per andare a caccia, ma si capiva, andavano a smaltire la rabbia con gli spari.
Tornarono presto, con quattro uccelli morti, ma più morto di tutti proprio don Tumeo.
Bofonchiava.
Il “No” lui lo aveva scritto e quel debosciato di Sedara lo aveva fatto sparire neanche fosse stato un cannolo dal vassoio.
E se il No di Don Ciccio era sparito voleva dire che Don Cicco e i suoi padroni ormai non erano nessuno.
Questo diceva don Ciccio Tumeo con le parole che gli scappavano dalla bocca tutte insieme, ammazzuliandosi tra loro.
Don Ciccio pareva diventato mezzo pazzo, e faceva il gesto di inzuppare il biscotto dentro il latte, poi guardandomi negli occhi con il sorriso di uno che ha bevuto vino andato a male mi chiese: Agatì, ma a te piacciono i savoiardi?
Biscotti troppo dolci - ci risposi - Fanno venire l'acidità di stomaco – e mi ricordo che mi misi la mano sotto il petto come se l'acidità mi fosse appena cominciata.
Adelaide J Pellitteri