Underworld. L’Odissea del XX secolo, firmata da Don DeLillo, un novello Omero a stelle e strisce che trasporta il lettore avanti e indietro, nel tempo e nello spazio, per raccontare l’America di ieri e di oggi.
Ho letto questo libro in vacanza, al mare. 880 pagine sui sassi delle spiagge croate. “Un po’ pesante come lettura sotto l’ombrellone“, direbbe qualcuno; non importa. Quello che cercavo era un romanzo che mi assorbisse completamente, quelle storie che è un peccato relegare ai viaggi in treno in mezzo alle chiacchiere degli altri passeggeri, o in piedi nel tragitto della metro – anche perché si tratta di un tomo di 900 pagine, faticoso dal punto di vista logistico, lo ammetto. Underworld non mi ha deluso, ha davvero arricchito i miei momenti di relax.
Protagonista assoluta è l’America del XX secolo. Gli Stati Uniti superpotenza mondiale (ma ancora per quanto?, sembrano chiedersi anche le Twin Towers ritratte ironicamente in copertina) durante la Guerra Fredda, negli anni della contestazione giovanile, ai tempi delle guerre di Vietnam e Corea, nel Bronx degli immigrati italiani prima, dei neri e dei sudamericani poi, fino alle sfide del futuro, il capitalismo, la digitalizzazione, la globalizzazione, il problema dello smaltimento dei rifiuti e delle energie rinnovabili.
C’è tutto. C’è soprattutto DeLillo, che non conoscevo prima e di cui non potrò fare a meno d’ora in avanti, con i suoi salti temporali e i suoi salti linguistici, che segue le vicende, senza soluzione di continuità e senza un ordine temporale, di americani complessi eppure semplici, nella fredda radiografia che della loro vita e della loro complessità che è questo romanzo.
Gli Stati Uniti sono un vero e proprio personaggio di Underworld, gli USA di Kennedy e del marketing, del baseball e della crisi missilistica. Un compendio di storia americana senza retorica e senza pietà, che fa sentire a tratti un po’ colpevoli anche noi, che abbiamo abbracciato il sogno americano senza discutere, guardando i loro telefilm, ascoltando la loro musica, immedesimandoci in una storia che non è la nostra, ma che lo è diventata.
Consigliato a chi: vuole leggere un romanzo contemporaneo che abbia il respiro e il pathos dei grandi classici.