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Don Giovanni, Timi e il mito del seduttore bastardo

Creato il 13 febbraio 2014 da Firenzepuntog

timiIl Don Giovanni di Filippo Timi gioca alla rockstar annoiata e maledetta, tra istinti suicidi e bulimia sessuale. Seduce e fa male, nel vero senso della parola. Ferisce il perbenismo di chi dovrebbe puntare il dito contro i dissoluti comportamenti del seduttore e invece è il primo a spellarsi le mani per applaudirlo e ride a ogni sua battuta. Un Don Giovanni che ammalia le sue donne, le usa e getta via come fossero un kleenex. Un Peter Pan viziato e senza scrupoli che gioca con le parole e i sentimenti degli altri, solo per il suo personale piacere. Senza nessun tipo di rispetto e ritegno. Non un grande bastardo ma un grandissimo bastardo che piace e conquista per questo.
L’attore umbro alle prese con la personificazione stessa del “fascino del male”, fino a domenica 16 febbraio 2014 in scena al teatro della Pergola a Firenze, rilegge il mito in una versione quanto più possibile pop e contemporanea.
Toni da tragedia greca in un gran circo kitsch, farcito di oscenità e popolato di personaggi da fumetto. Chiari e precisi i riferimenti al piccolo e grande schermo, da spezzoni e frammenti di programmi trash e cartoni animati per arrivare alla citazione di Arancia Meccanica. Eppure, la cosa che colpisce, dopo attenta riflessione, è il senso di morte e disperazione che aleggia: dalla scena iniziale in cui Don Giovanni si fa una pera per morire, mica per sballare fino all’estremo e definitivo gesto di non pentirsi per andare all’inferno. Sempre, che sia inferno e non un paradiso come Timi, autore del testo e della regia, lascia intendere. Un eroe negativo che l’attore definisce però un poveraccio da compatire. Eppure questo seduttore ambizioso e bulimico a fronte dei moderni Don Giovanni è a tutti gli effetti un gigante: quanto lui esprime il sottile fascino del male, gli altri possono permettersi di essere giusto l’espressione di una banalizzazione del male.
Fondamentale il ruolo giocato dai costumi, in questo Timi si è affidato alla definizione di un critico dell’800: Don Giovanni è il suo costume. Sono abiti di scena che sarebbe piaciuti a Freddie Mercury, a cominciare dal cappotto di fiori e che potrebbe tranquillamente indossare Renato Zero nell’ultimo tour. Belle le scene in un Settecento rivisto e corretto in stile anni Settanta. Timi ha attorno a se sul palco un affiatato gruppo di attori in cui brillano Marina Rocco e Umberto Petranca. Singolare e brillante la scelta delle musiche. Uno spettacolo da vedere per divertirsi e discuterne, ma soprattutto per farsi sedurre.


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