aprile 2006, Livia Pomodoro è presidente del tribunale dei minori e partecipa con don Inzoli all’intitolazione di una via a don Giussani a Caravaggio link http://it.clonline.org/luigi-giussani-il-fondatore-di-comunione-e-liberazione/default.asp?id=516&id_n=14174
Si cerca qui di comprendere qualcosa sui rapporti intessuti da don Mauro Inzoli, e quindi l’associazione Fraternità, che unisce famiglie affidatarie di minori in difficoltà, e il tribunale dei minori. C’è bisogno della massima chiarezza possibile, anche perché il risultato dell’intreccio ciellino e in senso più lato di centrodestra fra autorità politiche (Comune di Crema, Regione), giudiziarie (tribunale dei minori) e sociali (associazione Fraternità di Monte Cremasco) non è stato considerato positivo dall’amministrazione Bonaldi. Le critiche mosse dalla Federazione della Sinistra hanno la caratteristica di un desiderio di conoscenza dei fatti e dell’analisi del potere costituitosi negli anni.
Mi riferisco a questa interrogazione (cliccare qui) presentata più di un anno fa. Proviamo a ricostruire alcuni fatti, con prudenza.
Nel 2009 Livia Pomodoro, già presidente del tribunale dei Minori di Milano, partecipa al 25° dell’associazione Fraternità. Nel proprio discorso, alla presenza di don Mauro Inzoli, ormai monsignore, del ministro Maurizio Sacconi, del vescovo di Crema Oscar Cantoni, del vicepresidente della Regione Gianni Rossoni, del sindaco di Crema Bruttomesso, Livia Pomodoro che non è più presidente del tribunale dei Minori da due anni, rievoca le frizioni iniziali con l’associazione Fraternità. C’era dissenso, Livia Pomodoro era insoddisfatta, riferisce anche di duri contrasti; poi è seguito un miglioramento dei rapporti, sul quale non voglio insinuare proprio niente. Se ne può semmai concludere che dopo anni di impegno nel settore l’associazione è riuscita ad affermarsi: la comunità iniziale di Monte Cremasco è cresciuta di numero. L’esperimento, per così dire, di Monte è stato poi diffuso ad altre realtà. Livia Pomodoro da parte propria è docente all’università cattolica di Milano, esperta di diritto familiare e dei minori, componente del comitato nazionale per la Bioetica, riveste una carica presso l’Unesco… Come si fa a pensar male? Tutti i protagonisti sono cattolici. Sarà un caso. Nulla di strano. Si ha diritto di dire: ma è proprio obbligatorio che sia andata così? Nessuna alternativa alla cultura cattolica, tra l’altro molto costosa?
Sono infatti i conti economici che non tornano e hanno scatenato la protesta. Nel 2013 i consiglieri Mario Lottaroli e Piergiuseppe Bettenzoli, dopo un convegno, chiedono spiegazioni su un fatto.
Nel mese di gennaio 2013 il Comune di Crema ha dato in affido 35 minori, per un costo di 15 euro al giorno versato alle famiglie affidatarie. Nel caso dell’associazione Fraternità il costo è stato di 2.700 euro al mese.
I due consiglieri hanno chiesto in un’interrogazione come si spiega una differenza simile. Le famiglie che facevano parte dell’associazione ciellina percepivano 2.700 euro al mese, le altre 450!!!! La legge afferma che i minori in difficoltà possono essere dati in affido per il periodo di tempo necessario al superamento di quelle difficoltà dei genitori naturali. I conti non sono tornati in vari casi anche per quel che riguarda i tempi: affidi non di due anni o di quattro, ma di sei anni, quando almeno uno dei genitori se non entrambi avevano, secondo le proteste dei genitori naturali, superato quella crisi, ad esempio avendo trovato un lavoro, superato una crisi di varia natura. Ma da parte dei servizi sociali, che redigono una relazione che fa testo, ed è il sensore più importante del tribunale dei minori, diversi genitori naturali non sono stati ascoltati. Alcuni di loro sono riusciti a riavere il figlio, altri temono di non riaverlo più.
La crisi delle famiglie, seguita al fenomeno diffuso delle separazioni e accresciuta in modo disastroso a causa della crisi economica, del precariato, della disoccupazione, degli stipendi bassi, è stata interpretata in modo singolare. Ha fruttato ben 2.700 euro al mese alle famiglie affidatarie dell’associazione inzoliana, riconosciuta dalla regione rossoniana nel 1985 e finalmente apprezzata anche dalla rigorosa Livia Pomodoro.
E’ veramente singolare. Le famiglie disastrate danno l’opportunità, grazie a una legge che calza a pennello – combinazioni meravigliose – di creare un affare straordinario a spese dei Comuni grazie al potere di contrattazione delle famiglie dell’associazione Fraternità.
Un disastro sociale diventa un affare per chi si è messo dalla parte giusta, ovvero dalla parte di chi può riparare i danni, anche se, a sentire le proteste, alle volte in tempi troppo lunghi.
Una macchina da soldi, l’affido familiare. Belle parole e tanti soldi. 2.700 euro al mese per crescere un figlio. Tanti soldi forse per pagare le rette delle paritarie cattoliche? Visto che le istituzioni si sono ritrovate tutte a gioire in nome dell’amore, si può anche dire che tutto questo amore costa veramente troppo. C’è una sperequazione evidente, costruita, da quel che pare, con gli anni e in modo molto abile. Che i cattolici ritengano la famiglia cattolica l’unica vera, autentica famiglia è risaputo. La Fraternità ha proposto un modello: si sono autoproposti come esempio di amore (senza dire troppo in giro quanto incassavano per volere dei Comuni governati dagli amici).
L’associazione Fraternità ha avuto, diciamo così, concorrenza? Il settore pubblico si è organizzato per evitare che tutti i minori in difficoltà avessero lo stesso identico destino marchiato cielle? Che alternativa c’era alla Fraternità?
Nel 2009 erano quasi rose e fiori, anche se Livia Pomodoro ricordava bene i dissensi iniziali.
Nel 2002 Livia Pomodoro era ancora presidente del tribunale dei minori, come dal 1993 al 2007, poi è diventata presidente del Tribunale di Milano. Creare alternative culturali ovviamente non è compito del tribunale, che probabilmente, visti i dissensi iniziali, ha proceduto con la dovuta cautela. Non si può presumere che sia successo qualcosa di male. E’ stato però costruito un monopolio culturale ed economico, un grande affare. Meno della metà dei minori, secondo i dati del 2002 della stessa Fraternità, sono tornati alle famiglie d’origine. Non è bello e si ha il diritto di dire che questo non è bello. Si è lavorato per aiutare quelle famiglie disastrate quanto si è speso per finanziare l’affido ciellino? Si è forse scelta la strada più comoda, da parte dei Comuni?
Su Tracce, si può ancora leggere il brano seguente.
L’Associazione Fraternità
Aprile 4, 2002 Boffi EmanueleAndrea è stato uno dei primi. Poi don Mauro e ha deciso di creare un’associazione