Don Jon racconta una storia basata sulla ripetizione di gesti, situazioni, comportamenti, vizi e ipocrisie del protagonista, soprannominato “Don” per il suo successo con le donne. La vita di Jon (Joseph Gordon-Levitt) ha pochi ma incrollabili punti fermi: la palestra, la discoteca, la domenica in chiesa, un impasto di abitudini coatte e da bravo ragazzo. Poi c’è il porno. Un modello di don Giovanni aggiornato e molto diverso dall’originale, se consideriamo che il primo trovava la massima soddisfazione nella seduzione, mentre il secondo è un voyeur prima di tutto, che poi si diverte anche nei rapporti con l’altro sesso. Vive una routine che lo soddisfa, dunque, sebbene dall’esterno sembri triste e un po’ immatura, solipsistica, finchè un incontro come tanti in discoteca si trasforma in un secondo appuntamento, in un invito romantico al cinema e soprattutto, per la prima volta, nel rimandare e rimandare il primo rapporto sessuale. Un fidanzamento effettivo, che potrebbe riuscire a debellare l’ossessione voyeur di Jon; un’abitudine incrostata addosso a lui che lascerà sicuramente il segno della sua mancanza, una volta rimossa.
Abbiamo detto che l’iterazione è il fulcro del film: mostrare il personaggio sempre negli stessi panni, cambiando talvolta un particolare per suggerire il cambiamento interiore che attraversa. Idea pregevole perchè accompagnerebbe l’evoluzione di Jon tanto lentamente da non farcene accorgere. Eppure tra l’idea e l’applicazione c’è della distanza: perchè spesso i passaggi paiono poco oliati, un po’ frettolosi – con la complicità di quell’arma a doppio taglio che è il montaggio rapido. Transizioni più graduali avrebbero giovato al personaggio, che certo non compare frequentemente al cinema; come non compaiono spesso immagini pornografiche di seconda mano, con una funzione diegetica. Avrebbero giovato anche all’interpretazione dell’attore, che trasforma il suo fisico esile e il suo viso angelico in qualcosa di molto più grezzo e gonfio, incarnando un modello opposto a quello di (500) giorni insieme [(500) Days of Summer, Marc Webb, 2009] ma che conserva lo stesso rapporto conflittuale con le donne. In questo caso, la maggior parte della colpa è la sua. Di Porn Jon.
Ecco la recensione su Cinema4stelle.
Paolo Ottomano
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