Diciamocelo chiaramente, molti di voi mi avranno dato per dispersa, perchè non era mai successo che restassi così tanti giorni senza postare nulla di interessante.
L'ultimo mio post degno di questo nome risale infatti al 23 gennaio, con la visita virtuale a Villa Samantha accompagnati da Jasper. Poi, il deserto. Ok, un post sulle allergie e uno (scritto per aumentare il mio conto in banca, lo ammetto) sulle macchinine... Ma è ora di rimettersi in marcia.
Ma le cose non vanno sempre bene, non vanno sempre come uno si aspetta vadano.
Tipo...tipo prendersi una specie di influenza che non ti provoca nessun sintomo in particolare, solo un senso infinito di spossatezza e l'idea che il mondo stia per finire. Certe volte l'influenza è così...ti lascia senza fiato, con un male assassino alle ossa, l'idea che le tue giunture stiano per spaccarsi da un momento all'altro e ti senti formato Pinocchio con troppo olio sui cardini...
Oppure...oppure mille e cinquecento cose da fare e poco tempo per farle e l'idea che tutto remi contro di te. Oppure...oppure notizie che ti piovono addosso come grandinate...tipo persone che ti son vicine il giovedì sera e il sabato pomeriggio ti chiamano dicendoti: buona vita Ginger, ti aspetto a Boston, e tu che ti chiedi se stanno parlando proprio con te o con la tua gemella diabolica... Oppure...oppure ricevi risposte che equivalgono a un sasso lanciato in una cristalleria.
Ma dopotutto questa è la vita...e la vita, in un modo o nell'altro, va avanti. Per fortuna ci sono i fantasmi che mi tirano su. In questo caso, nella fattispecie non si parla di fantasmi, ma di una notizia quasi storica che è rimbalzata nei quotidiani la scorsa settimana.
Quanti di voi hanno letto I Promessi Sposi? Immagini tutti, soprattutto perchè è una di quelle letture "obbligate" ai tempi della scuola.
Uno dei personaggi dei Promessi sposi che più mi piacevano era, manco a farlo apposta, il conte don Rodrigo. Vero, è il personaggio forse più negativo di tutto il romanzo, ma a me è sempre piaciuto... e oggi sembrerebbe che il suo cadavere, anzi il suo scheletro, fosse stato rinvenuto in una pizzeria gestita dalla 'ndrangheta a Pescarenico, vicino Lecco. La notizia, come detto, è stata riportata nei giorni scorsi (io l'ho letto ne La Stampa).
C’era infatti, a Pescarenico, una pizzeria, confiscata alla ’ndrangheta, e quando questa pizzeria è stata sottoposta a vari lavori di ristrutturazione per farne una residenza per anziani, ecco comparire uno scheletro, rinvenuto ben seppellito in un muro.
Subito tutti hanno pensato alla mano della mafia: un povero uomo ucciso e poi murato all'interno del muro per farne sparire il cadavere, un po' come successe alla povera Maddalena di cui ho parlato tempo fa...
Invece, il perito della procura di Lecco incaricato di analizzare i resti è giunto alla conclusione che si tratta sì di una vittima, ma di un’altra e più antica piaga che infestò a lungo l'Italia: la peste del 1630, anno in cui si conclude la vicenda dei Promessi Sposi. E, stando alle ipotesi, anche le più suggestive, quelle ossa potrebbero proprio essere quelle di don Rodrigo, morto di peste proprio in quell'occasione, nel 1630, e legato strettamente a quei luoghi.
Don Abbondio e i Bravi
Pescarenico è infatti un luogo super-manzoniano, l’unico nel Lecchese citato esplicitamente nel libro.A Pescarenico lo scrittore ubicò il convento dei Cappuccini in cui vivevano Fra Cristoforo e fra Galdino e da questo paesino, nella vicinanza della foce del fiume su cui si allontanerà in barca Lucia per fuggire dalle mire di Don Rodrigo. Sempre di Pescarenico è il pesciaiolo che porterà ad Agnese e Lucia notizie del loro paese natale, quando queste erano rifugiate a Monza.
I magistrati hanno appurato che, a poca distanza dal borgo dove vivevano i bravi e in generale i servitori e accoliti di don Rodrigo, muniti di «schioppi, tromboni, zappe, rastrelli, cappelli di paglia, reticelle e fiaschetti di polvere, alla rinfusa», si era acquattata la criminalità calabrese, ben più dotata tecnologicamente.
La scoperta dello scheletro (e di alcuni affreschi) scompagina le carte a favore della realtà romanzesca, però... Però resta impossibile dire a chi appartenevano le ossa, visto che molti furono i morti (e alcuni teschi sono conservati nella nicchia di una casa lì vicino). Ma questa è una sepoltura particolare, anche se, a rigor di logica, difficilmente potrebbe davvero trattarsi di don Rodrigo.
Guardiamo agli indizi. Manzoni ci ha raccontato che Don Rodrigo finì i suoi giorni al lazzaretto. Cosa ci faceva allora in quel muro, in quella che sarebbe diventata una pizzeria?
Possiamo chiederci, ragionevolmente o irragionevolmente, quando mai Don Rodrigo, forse pentito, forse desideroso di un «sequel», avrebbe desiderato far ritrovare la sua povera carcassa?
Mistero.