2001: Don’t Say a Word di Gary Fleder
uscita usa: 28 settembre 2001 uscita italia: 12 aprile 2002
Chi ama il genere non resterà certamente deluso.
Tratto dall’omonimo romanzo di Andrew Klavan (dal suo Fino a prova contraria Clint Eastwood ricavò un film nel 1999), senz’altro un buon thriller dalle giuste atmosfere e dal ritmo serrato che sa ben dosare i momenti frenetici e quelli più riflessivi. Privo di pause o digressioni, un lavoro che attanaglia l’attenzione dello spettatore, lo coinvolge e spesso lo emoziona. Da plauso l’interpretazione di tutti gli attori. Splendida la fotografia.
Non tutto è rose e fiori però…
La sceneggiatura appare a volte forzata. Il credibile e plausibile a volte latitano. Alcuni risvolti psicologici andavano maggiormente approfonditi. Ma il problema è un altro. Contrario alla nostra mentalità (…almeno si spera) il principio che sembra imperare in gran parte dei gialli statunitensi: i «cattivi» non vengono mai consegnati alla legge ma giustiziati dai «buoni»… Lo spirito del Far West trionfa ancora negli States. Loro a quanto pare gradiscono, noi ne proviamo fastidio se non disgusto.
Accoglienze contrastanti da parte della critica:
“G. Fleder sa maneggiare il montaggio alternativo, ma non basta. Hitchcock non ha lasciato allievi” (il Morandini), “Un bel thriller, ben congegnato e ben realizzato” (FilmUp), “…ormai questi psicho-thriller tutti colpi bassi e suspense ricattatoria sembrano fatti a macchina” (Il Messaggero), “Il thriller non presenta nulla di particolare, ma è abbastanza ben fatto” (La Stampa), “Don’t Say a Word è una macchina narrativa efficiente quanto superficiale: dove tutto ha la sua prevedibile funzione…” (la Repubblica), “Thriller edipico con finale da serie televisiva, con troppi sottotesti raffazzonati e passaggi frettolosi” (Film.tv.it).
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