Fingere e poi abituarmi a questa finzione, non rendendomene più conto. Senza più farmi domande. Pensando sia reale.
Poi accontentarmi. Ancora abituarmi, radicando l'abitudine. Annoiarmi.
Con il tempo, frustrarmi.
E alla fine tradire.
Che poi tradire è tradirsi, in primis, tradire se stessi. Non sapere più chi sei.
Perdere i miei valori, perdere tutto, buttare all'aria i favori chiesti alle stelle cadenti*.
Perdere quel senso antico dell' esistere che così a fatica ho conquistato. Quel contatto con la parte più vera che è l'origine, l'abisso. Così doloroso, ma così vero e decisivo per conoscermi.
Per dare senso.
Ecco.
Questo è ciò che non vorrei nel mio futuro.
Non vorrei dover gestire quelle confusioni create da me, dal mio "non ascolto" del tumulto interiore.
Non vorrei sbagliare valutazioni, perdere del tempo.
Non vorrei perdermi. Trovare giustificazioni stupide a me stessa.
Non vorrei non sapere quale direzione è quella giusta (ah, già, dovrei saperlo?)
Non vorrei fingere, appunto.
*Cit. I Cani
(Ma ci si innamora o ci si abitua?)


