Arborea, provincia di Oristano, sul territorio della borgata insisteva una delle principali Comunità di vita e soggiorno per scontare la pena detentiva in modo alternativo e sopratutto per la riabilitazione di donne vittime della tratta. E’ qui che dopo oltre un anno di indagini viene posto in stato di fermo giudiziario Don Giovanni Usai, il fondatore della Comunità il Samaritano, presidente della cooperativa che gestiva ed amministrava la struttura, per altro uomo di studio e cultura. Don Giovanni è ristretto da fine dicembre 2010 con l’accusa di favoreggiamento alla prostituzione di alcune ospiti della comunità e sopratutto di aver preteso da una di loro una prestazione sessuale, in cambio di un contratto di lavoro che avrebbe permesso alla donna la documentazione idonea per rimanere in Italia dopo lo sconto della pena.
Si apprende dalle edizioni online de La Nuova Sardegna e L’Unione Sarda, edizioni locali di Oristano, che stamane Don Giovanni Usai, in Tribunale, ha proclamato la sua innocenza attraverso un dichiarazione spontanea sottolineando come il caso sia stato gestito in maniera “particolare” dagli inquirenti.
“In tutta lealtà e onestà dichiaro che non ho commesso i fatti che mi vengono attribuiti e ancora oggi non capisco perché mi siano state rivolte queste accuse, la sofferenza di chi è stato insistentemente chiamato a dare informazioni negative su di me”, dichiara don Usai, che continua “Ho voluto bene a loro, li ho sempre aiutati anche privandomi di tutte le mie risorse materiali, ho il dubbio non infondato che qualcuno voglia far morire questa Comunità, che è stata offesa, screditata, vilipesa e oltraggiata”. Per altro, don Usai ha anche ricordato che la scarcerazione gli era stata negata “sulla base delle dichiarazioni di un soggetto che si spacciava per medico senza esserlo”. La verità, ha concluso il sacerdote, è che “sono vittima di una situazione paradossale”.