Titolo: Dona Flor e i suoi due mariti
Autore: Jorge Amado
Anno: 1966
“Posso soltanto essere Vadinho, e non ho che amore da darti, tutte le altre cose delle quali hai bisogno, è lui a dartele: la casa di proprietà, la fedeltà coniugale, il rispetto, l’ordine, la considerazione, la sicurezza. E’ lui a dartele, perché il suo amore è fatto di queste cose nobili (e scoccianti) e tu ha bisogno di tutte queste cose per essere felice. Ma anche del mio amore hai bisogno per essere felice, di questo amore d’impurità, sballato e alla rovescia, impudico e ardente, che ti fa soffrire. […] Lui è il tuo volto mattutino, io sono la tua notte…”
Destinataria di queste parole è Dona Flor, sospesa tra due amori e tra due vite che non riescono a incontrarsi: le regole, la morale, il dover essere da un lato e la passione, le pulsioni, il corpo dall’altro. In mezzo un sentimento che non sa che parole pronunciare.
La protagonista confusa ed esitante di queste pagine ardenti è proprio lei, Flor, una giovane donna di Salvador di Bahia “dal fascino sensuale e casalingo […], occultato sotto un aspetto docile e tranquillo”. Educata dall’intransigente e ottusa madre Rozilda, la donna scoprirà con Vadinho - il suo primo marito - le gioie del sesso e di un sentimento sregolato.
L’attraente baiano, dotato di un fascino sconsiderato a cui nessuna donna può resistere, diventerà per Dona Flor la sua unica ragione di vita, nonostante i tradimenti, le bugie e i dolori che il ragazzo le porterà in dote, fino alla sua morte improvvisa e inspiegabile nel pieno dei festeggiamenti del Carnevale.
Dopo l’amarezza di un lutto lungo e necessario, Dona Flor riscopre se stessa e l’amore con il suo secondo marito, il benestante farmacista Teodoro, l’uomo tutto d’un pezzo capace di donare all’amata il rispetto, la sicurezza e la continuità di una relazione senza compromessi, a parte quelli di una quotidiana normalità.
Dona Flor ritrova con Teodoro il significato delle parole perdute dietro le fughe e i ritorni di Vadinho, parole di amore e di desiderio, rimaste sospese dopo la sua morte. E’ finalmente una donna stimata e invidiata dal nugolo di comari e di mariti annoiati, che osservano il suo incedere fiero al braccio dell’uomo che l’ha saputa amare e soddisfare.
“Ogni mercoledì e ogni sabato, alle dieci di sera, minuto più minuto meno, il dottor Teodoro possedeva la sposa con onesto ardore e immutato piacere, essendo assicurato il bis del sabato, facoltativo quello del mercoledì”.
Le notti di Dona Flor, però, non dormono sonni tranquilli. Il pensiero vivo e fermo del primo marito richiamerà nel suo talamo lo sfacciato defunto, bello e raggiante come lei stessa lo ricordava. Una presenza che torna a farsi concreta - nonostante sia solo lei a vederlo - e che accenderà nel suo cuore il fuoco di un tempo. Flor sarà posseduta nel corpo e nello spirito dal “fantasma” del suo primo marito, alle spalle di un’esistenza apparentemente serena con l’ignaro Teodoro. Entrambe mariti, entrambe necessari nell’animo irrequieto della bella Flor.
Jorge Amado ci regala un romanzo di straordinaria bellezza, dove a far da padrone è il dualismo di una società, quella baiana, che vede contrapposti la morale e lo spirito. La sua stessa religione è ripulita dai segni di un’eredità, quella africana, che poco si confà a un perbenismo borghese autoimposto. Le divinità Oxossi ed Exu vestono i panni di santi cristiani decisamente più presentabili, ma le donne si rivolgono ancora a loro e alla forza magica dei loro poteri per risolvere le questioni più urgenti. Il matrimonio, in cui all’uomo tutto è concesso (compreso il tradimento), diventa per la donna la tomba delle pulsioni, in cui è ammessa una vita sessuale regolare, anche se dentro di lei si agita il desiderio di un marito fuori dalle regole.
L’occhio dello scrittore è ironico e divertito, soprattutto quando a parlare è il coro di donne che circondano Dona Flor e la sua vita: una frotta di personaggi secondari, colorati e originali, attraverso cui Amado ci racconta la storia di una cittadina sospesa tra un passato quasi ancestrale e uno slancio istintivo verso il futuro. In mezzo un presente di colori, di musica e di passioni che il Carnevale di Salvador e le ricette di Dona Flor e della sua scuola di cucina ben rappresentano.
Ritroviamo in questo Amado la contaminazione di una cultura orale tanto cara all’autore e del realismo magico presente nei lavori di tanti scrittori sudamericani, elementi capaci insieme di regalarci un romanzo leggero, chiassoso e prodigioso.
La trasposizione cinematografica del romanzo risale al 1976: un film di successo diretto dal regista brasiliano Bruno Barreto, con Sonia Braga nei panni di Dona Flor. L’attrice, nel 1983, diretta sempre da Barreto, interpreterà il ruolo di Gabriella nella trasposizione cinematografica (1983) del romanzo Gabriella, garofano e cannella dello stesso Amado.