Alla mostra sulla genesi del Rinascimento, a Palazzo Strozzi a Firenze, difficilmente si sfugge all’estasi contemplativa del San Ludovico di Tolosa di Donatello.
Dopo due anni di restauro in Orsanmichele, la statua bronzea è tornata a splendere.
Se la figura dorata, alta quasi tre metri, era “goffa” per il Vasari, “gotica” per i critici dell’epoca, per Marc Bormand, curatore del Louvre per la mostra, la statua di Donatello è innovativa.
La modernità della scultura di Donatello risiederebbe proprio nella predominanza del mantello che veste la figura di San Ludovico da Tolosa. Le pieghe pesanti, la mano delicata che raccoglie a se l’abbondanza della stoffa, il manto dal quale sembrano frusciare fuori increspature grinzose è protagonista assoluto del lavoro dell’artista fiorentino.
“L’imponente scultura, spiega anche Brunella Teodori, che ha diretto il restauro eseguito da Ludovica Nicolai, testimonia l’altissimo grado di sperimentazione, anche tecnica, tentata da Donatello nel campo dell’arte fusoria. La statua sembra essere stata eseguita avendo per modello un manichino paludato di stoffe, al fine di ottenere un senso di realtà senza pari. E fin dall’inizio essa fu concepita e modellata in più pezzi, da dorare singolarmente ad amalgama di mercurio – la tecnica dell’epoca – e poi da montare, senza modello in stucco o in creta, prevedendo una costruzione dal basso”.
La materialità fisica emerge poco, se si escludono le punte dei piedi ed il viso, anche le mani sono guantate. La costruzione della scultura dirige lo sguardo dello spettatore verso l’alto, verso gli occhi del Santo, o sulla punta dei piedi, suggerendo riverenza, ossequio, ammirazione per quel giovane che nel Duecento rinunciò al Regno di Napoli di Carlo d’Angiò per diventare francescano.
Il panneggio, osservabile nelle statue greche o nelle vesti che coprivano le nudità romane, è così reinterpretato da Donatello, che mette l’accento su di esso invece che sul corpo che lo porta. ”L’abbigliamento ridondante e oltre misura che sovrasta il giovane”, come spiegano le schede tecniche dell’opera, è in realtà la forza stessa della statua. E il drappeggio non serve a coprire un corpo adolescente, bensì “a costruire la sua esistenza nello spazio”, conclude Bormand nella sua spiegazione della statua.
E’ dunque il movimento delle pieghe di bronzo dorato a far intuire un’entità corporea nell’ambiente. Il panneggio crea la statua, il corpo è suggerito. Una suggestione compositiva che conduce l’osservatore alla ricerca della visione di San Ludovico e ad una fusione con essa.
Donatello, dando vita ad un’opera innovativa seppur radicata nella composizione classica, partecipò alla creazione di un movimento di rinnovamento artistico. Cercò l’ispirazione in modelli esistenti, anche attraverso la copia, e trovò forme espressive nuove.
Nel Quattrocento, a Firenze, si cambiarono i punti di vista e ci fu un rinnovamento epocale.
Attraverso la cultura.
© Melissa Pignatelli
Scheda tecnica della statua
Donatello (Donato di Niccolò di Betto Bardi) (Firenze 1386 circa-Firenze 1466)
San Ludovico di Tolosa
1422-1425
bronzo dorato (statua); argento, bronzo dorato, smalti e cristalli di rocca (tiara)
cm 285 x 101 x 78
Firenze, Museo dell’Opera di Santa Croce, inv. M 101, Patrimonio del Fondo Edifici di Culto – Ministero dell’Interno.
Credito fotografico: Fotografia di Antonio Quattrone. Su concessione del Fondo Edifici di Culto, Ministero dell’Interno-Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione-Direzione Centrale per l’Amministrazione del FEC.
Mostra “La Primavera del Rinascimento. La scultura e le Arti a Firenze 1400-1460.
sito web qui.
Firenze, Palazzo Strozzi dal 23 Marzo al 18 Agosto 2013