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Dondi si difende dalle voci

Creato il 29 giugno 2012 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

Dondi si difende dalle vociL’intervista al presidente Dondi su “La Meta”

(…) Chiudo il mio quarto mandato con risultati storici che il movimento italiano non vede o, forse, che è troppo abituato a godere, e mi ritrovo invischiato in polemiche che non mi piacciono. E’ sparito lo spirito costruttivo, la voglia di fare. Effettivamente in questi ultimi mesi se ne sono lette di tutti i colori… Ci sono un bel po’ di falsità che sono state diffuse sulla stampa e sul web e che mi hanno parecchio infastidito, non lo nego, ma alla mia età e soprattutto dopo quello che ho fatto per il movimento italiano, non è certo quello il motivo alla base della mia decisione. Con i risultati ottenuti in questi anni credo di non dover dimostrare più nulla a nessuno. Non so in quanti possano permetterselo.
Si riferisce alla campagna denigratoria messa in atto da una certa area veneta?
Mi riferisco ad alcune voci che mi hanno riportato e che mi hanno fatto capire che c’è un disegno molto più complesso dietro.
Tipo?
Tipo il fatto che secondo qualcuno io non avrei concesso un incontro a Luciano Benetton, per esempio. Si… va bene, ma i Benetton mica sono stupidi… l’avranno capito che il presidente di una Federazione sportiva ha tutto l’interesse di incontrare una delle
famiglie più iniuenti del nostro Paese… non trovi?
Si, immagino di si.
Però mi ha molto seccato e, in fin dei conti, io Luciano Benetton non l’ho incontrato, quindi chi ha messo in giro questi voci, probabilmente, ha ottenuto quello che voleva. Si capisce che c’è un certo entourage che ha obiettivi che vanno ben al di la dell’interesse del movimento nazionale. Sono poi gli stessi che hanno messo in giro la voce che l’Italia non conta nulla in ambito internazionale…
Quella dell’incontro che lei avrebbe rifiutato a Luciano Benetton è arrivata anche a Brescia, quest’ultima, onestamente, è la prima volta che la sento… ma non credo che anche questa possa essere un problema… gli italiani non sono sprovveduti e i progressi ”politici” compiuti del nostro movimento negli ultimi anni sono sotto gli occhi di tutti… 
Dici? Credo che oggi la cosa importante sia aprire la bocca in maniera aggressiva. I risultati si difendono da soli ma con il giusto atteggiamento tutto diventa criticabile. Se penso alle condizioni in cui versava il rugby italiano quando ho iniziato a lavorare con l’allora presidente Mondelli e a dove siamo oggi, quasi non ci credo. Mi sembra un sogno.
(…)
Ma quali sono i problemi, allora?
Il problema è che il rugby di vertice, che ha fatto e continua a fare da locomotiva per tutto il movimento, si è staccato dai vagoni e questo ha creato una serie di scompensi. E’ un passaggio naturale quando si prende una scelta importante come quella del professionismo. La crisi economica ha acuito i problemi (…)
E a chi chiede più soldi per la base, cosa risponde? Credo che dal punto di vista economico si possa fare qualche miglioramento ma non si deve cadere nell’assistenzialismo, perché l’assistenzialismo porta alla distruzione totale di ogni cosa.


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