Un tempo, quando due giovani decidevano di sposarsi, per parenti e amici si poneva il problema del di che cosa donare agli sposi, anche perché fino a qualche decina di anni fa, la “lista nozze” non esisteva e quindi l’imbarazzo della scelta del regalo, più o meno utile, più o meno costoso, spettava agli invitati.
Uno dei regali più gettonati ( a giudicare dal numero incredibile di esemplari in cui mi sono imbattuta nella mia infanzia) era sicuramente la “Maria Bambina” .
Per chi non ne avesse mai viste spiegherò in breve di cosa si tratta: era una bambolina, con la faccia di cera, avvolta strettamente in fasce (come allora avveniva per i neonati) tutte pizzi, merletti, ingentilita da fiorellini pure di cera, adagiata su un fianco in una culla dorata dalla forma di un mezzo guscio di noce e protetta da una campana di vetro, di solito troneggiava nel bel mezzo del comò, posata sopra un centrino candido e inamidato.
Era un dono della tradizione, legato ad una religiosità un po’ ingenua, ma solida, era un dono di buon augurio.
Ricordo che, da bambina, quando andavo a casa di qualche anziana zia o di qualche amica della nonna mi incantavo a guardare quella meraviglia (di sfiorarle non se ne parlava neppure), stando in punta di piedi davanti a qualche imponente cassettiera.
Oggi nelle nostre case moderne non ne esistono più, al massimo può capitare di incontrarle in qualche negozio di antiquariato (e sempre ad altissimo prezzo).