Alle mie conquistate consapevolezze se ne aggiungono altre non particolarmente positive.
Se come donna mi sento in una fase di conquista personale, non posso dire la stessa cosa di me come mamma.
Perché è inutile girarci sopra, come mamma sono stata “distratta”: troppo presa dai miei problemi e dai miei bisogni, da dimenticarmi il difficile compito di mamma. Così oggi mi ritrovo con questo bambino, quasi un adolescente, senza regole di comportamento, che dalle maestre è stato definito “un bambino difficile, particolare”.
Mi fa male tutto questo. Mi fa male perché conosco gli slanci umani di mio figlio, conosco la sua profondità nell’osservare le cose, ma altrettanto riconosco che non è capace di stare nel gruppo, di socializzare. In questo probabilmente sono io anche la causa. Non sono stata capace di impartire chiare regole di comportamento. La personalità che sta venendo fuori è il frutto di quello che il bambino vede e respira. Così mio figlio, involontariamente, è lo specchio del mio percorso di mamma e di donna, ma soprattutto di mamma. Guardandolo oggi, e ascoltando le amare parole delle maestre, vedo tutte le mie mancanze, le mie distrazioni e anche la mia incapacità di genitore.