“La cosa più fastidiosa quando mandi un messaggio a una persona a cui tieni è che dal momento dell’invio parte il conto dei minuti. Rispondi, rispondi, rispondi. Non ha risposto. Magari ha il telefono spento. Che faccio chiamo, faccio uno squillo per vedere se è acceso? E se poi è acceso? Messaggio più chiamata: divento pesante. Chiamo con anonimo. Solo che se faccio uno squillo e poi metto giù capisce che sono io che controllo. Lo capisce? Sì, lo capisce. A volte i minuti non sono solo minuti, sono reincarnazioni di vite”. (Fabio Volo)
Risale all’anno scorso la mia scoperta di Fabio Volo, più che altro dei suoi libri (che ho molto apprezzato e che mi hanno regalato un sorprendente relax mentale. Proprio a me che difficilmente riesco a staccare la spina). Ci ho trovato dentro tutte le manie e le paranoie di noi donne, quando ci ritroviamo ad affrontare un nuovo appuntamento o un inizio (quasi sempre impervio) di relazione con l’altro sesso.
Mi sono rivista col cellulare in mano, mani sudate e mente offuscata da deliri e reazioni che dovrebbero appartenere solo agli adolescenti. Invece, no. Prima o poi tocca a tutte/tutti, in barba ai dati anagrafici. Lo incontri, ci parli, si instaura un minimo feeling e la tua mente è già al galoppo. Scambio di numeri telefonici e comincia l’odissea, della serie “donne a un telefono che non suona mai” (la citazione è d’obbligo). Oltre alla nausea da attesa febbricitante (spesso accompagnata da stomaco chiuso, tremori alle mani, sudorazione incontrollabile e sussulti al minimo rumore), comincia il giro di telefonate con le amiche (da un altro telefono però, meglio non rischiare). La malcapitata amica di turno non può fare altro che ascoltarti: armata di santa pazienza, non proferisce verbo. Tu percepisci pure i suoi sbadigli e, spesso, senti in sottofondo anche lo sciacquone del water (la vita segue il suo corso), ma continui imperterrita a sproloquiare. “Secondo te mi chiamerà? Certo è proprio uno stronzo, prima mi sommerge di complimenti e poi sparisce…Ma pensi che debba essere io a prendere l’iniziativa?” Finisci la conversazione con l’amica e sai per certo che quest’ultima crollerà esausta sul primo divano a disposizione, pregando i numi del cielo che lo stronzo in questione chiami e amen “così almeno la finisce di rompere le palle”. Ma ancora nessuno squillo e nessun sms. Un altro numero, un’altra amica, solita solfa. Ti fai antipatia da sola, ma proprio non riesci a smettere. Poi “lui” riemerge dal limbo. E vai…Hai vinto tu, hai resistito a non fare il primo passo e sei stata premiata. E se, invece, non chiama…vaffanculo! Chissenefrega, peggio per lui! Superi l’ostacolo e vai avanti. Anche se il boccone amaro e indigesto lo ingoi dopo tempo e con molte difficoltà.
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