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Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estés

Creato il 20 novembre 2014 da Nasreen @SognandoLeggend

Donne che corrono coi lupi

di Clarissa Pinkola Estés

 

Donne che corrono coi lupiTitolo: Donne che corrono coi lupi
Autore: Clarissa Pinkola Estès (Traduttore: M. Pizzorno)
Serie: //
Edito da: Frassinelli
Prezzo: 20.00 €
Genere: Psicologia
Pagine: 608 p.

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Trama: Attraverso un lavoro di ricerca ventennale, Clarissa Pinkola Estés ha raccolto fiabe popolari, miti e racconti su cui ha basato parte del suo lavoro di psicanalista. In “Donne che corrono coi lupi” presenta una serie di archetipi femminili che esprimono la forza potentissima, selvaggia, istintiva, creativa e passionale che si nasconde in ogni donna. L’autrice mostra come è necessario riappropriarsi di questa forza istintiva e visionaria, persa nel corso del tempo, per riscoprire il proprio valore e potere personale.

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Recensioneùdi Simona Savino

La prima volta che ho incontrato questo libro sicuramente non ero pronta. Lo abbandonai dopo poche pagine, convinta che le storie in esso raccolte fossero troppo distanti da me. Oggi ha un posto speciale nella mia libreria perché ho scoperto che le storie

«sono disseminate di istruzioni che ci guidano
nelle complessità della vita»
.
(Clarissa Pinkola Estés)

La LobaCome il racconto della Loba, la Donna Lupa. Pelosa, grassa e solitaria vive nel deserto e ha un’unica occupazione: la raccolta delle ossa ed in particolare quelle dei lupi. Quando ha riunito un intero scheletro, seduta accanto al fuoco, canta e le creature, di nuovo coperte di carne e pelo, tornano in vita. Le ossa rappresentano la forza indistruttibile, la natura istintiva di cui la Loba è la custode.

È una fiaba che amo perché parla della ciclicità della Vita e della Morte. Ci racconta di tutte quelle parti di noi che abbiamo perduto, disperso nelle nostre esperienze di vita, spesso dolorose, quelle piccole morti che ognuno di noi ha vissuto.

La Loba ci mostra come possiamo recuperarle, ricomporle e ridare loro nuova vita.È un lavoro di scoperta continuo, solitario, profondo che possiamo percorrere con strumenti differenti, quali il canto, la pittura, la musica, la scrittura o la meditazione.

In netta contrapposizione è il racconto Barbablù, che porta alla luce un’altra forza, questa volta portatrice di distruzione: quella che separa la donna dalla sua natura intuitiva, lasciandola indebolita e fragile.

La protagonista di questa storia è la giovane ultima promessa sposa di Barbablù, ricco e temibile signore, già sposato diverse volte e delle cui mogli si ignora il destino. Incurante delle voci che le vogliono assassinate dal marito, la giovane sposina non presta ascolto neanche alle sue intuizioni ed ai consigli delle sorelle e decide di sposarlo. Seguendo la sua ingenuità, si inganna. Questo racconto mi sembra la metafora perfetta per tutte quelle donne che “incappano” in relazioni dolorose con uomini narcisisti o violenti. Quelle donne che si nascondo dietro ad un “ ma in fondo è buono, in fondo mi ama a modo suo”.

La generazione di Cinquanta sfumature di grigio, schiere di Anastasia che procedono nelle loro relazioni sotto l’insegna del “io lo cambierò”, ed ingenuamente non capiscono che Barbablù mai si trasforma in un principe azzurro. Il suo unico scopo è trascinare la donna in cantina e succhiarle la sua energia vitale. È lei stessa che spesso uccide la sua natura creativa

«ecco perché giacciono, ridotte a scheletri e cadaveri,
nella cantina di Barbablù.
Troppo tardi hanno saputo della trappola».

Perché la donna ingenua, accetta di non sapere.

ChiavePer uscirne bisogna trovare la chiave e aprire la porta, solo così la donna sceglie la vita. Per Clarissa Pinkola Estés la porta nella storia rappresenta quella barriera interiore che impedisce di ammettere ed ascoltare ciò che già sappiamo nel nostro intimo.

«Le domande sono le chiavi che fanno spalancare
le porte segrete della psiche».

La Donna Selvaggia sa riconoscere i Barbablù che si presentano sul suo cammino, sa come trattarlo, ne conosce i travestimenti, i trucchi, le manipolazioni. Sa tenergli testa, sa mettere in atto ciò che occorre fare. Ed è grazie alla fiaba russa di Vassilissa che impariamo come il nostro intuito va nutrito, alimentato e che lo possiamo fare solo fidandoci ed usandolo.

È anche grazie a personaggi intensi come la piccola e coraggiosa Vassilissa, la strega Baba Jaga in tutta la sua saggia durezza, se posso essere orgogliosa della donna che sono diventata. È anche grazie al lavoro della “cantadora” (così ama definirsi l’autrice), ai suoi commenti, che dischiudono le porte ad un’altra visione della vita e di noi stesse, se posso osservare la luce piena di consapevolezza ed autostima che si crea negli occhi delle donne che accolgono il mio invito a lavorare su stesse tramite questi archetipi.

In un mondo dove le donne sono impiccate per essersi difese, dove vengono mercificate e spesso sono loro stesse a svalutarsi, le storieVassilissa raccolte da Clarissa Pinkola Estès sono

«vitamine per l’anima». 

Sono fiabe, miti, racconti, archetipi che parlano direttamente a quella parte di noi che resta spesso relegata nel profondo della nostra interiorità, lasciando trasparire la forza innata del Femminile.

Donne che corrono coi lupi è un libro da custodire, da leggere a piccole dosi, da sedimentare, gustare, sentire e vivere con ogni fibra del nostro essere donna.

Voto

 

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