Donne e Holy Motors, son gioie no dolors

Creato il 06 dicembre 2012 da Cannibal Kid
Condividi Holy Motors (Francia, Germania 2012) Regia: Leos Carax Sceneggiatura: Leos Carax Cast: Denis Lavant, Edith Scob, Eva Mendes, Kylie Minogue, Michel Piccoli, Zlata, Jeanne Disson, Elise Lhomeau, Jeanne Disson, Leos Carax Genere: totale Se ti piace guarda anche: Synecdoche New York, Cosmopolis, Enter the Void
“La bellezza? Si dice si trovi nell’occhio. Nell’occhio di chi guarda.” “E se nessuno guarda più?”
Holy Motors è Carax che scopa con Cronenberg che scopa con Kaufman che scopa con Jonze che scopa con Lynch che scopa con Noé (il regista Gaspar, non quello dell’arca) che scopa con Gondry che scopa con Kylie Minogue che scopa con Eva Mendes che scopa con una scopa che scopa con Carax che scopa con un pubblico di spettatori zombie che scopano con nessuno perché sono zombie e gli zombie non scopano si limitano a mordere altri spettatori che diventano altri spettatori zombie che mordono altri spettatori zombie e tutti insieme appassionatamente vanno a vedere Breaking Dawn Parte 2 con Robert Pattinson che fa finta di scopare con Kristen Stewart in realtà scopa con Juliette Binoche su una limousine che trasporta gli spettatori zombie in un cinema dove andranno a vedere il prossimo cinepanettone in cui De Sica scopa con Belen che scopa con Boldi che scopa con una scimmia che scopa con il protagonista di Holy Motors Denis Lavant che indossando una tutina da motion capture mentre scopa con Carax che scopa con una limousine che
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Holy shit, che film! Leos Carax, Leo Scaracchio per i detrattori, Leos 18 Carati per gli estimatori, nella scena iniziale guarda il pubblico. Il regista guarda il pubblico. Un pubblico di zombie al cinema. Holy Motors è un invito a uscire fuori dagli schemi, dalle pareti fisse, un invito a prendere la “sortie” ed entrare in qualcosa d’altro, di diverso.

Enter the void. Entrate nel vuoto e salite su una limousine. Non insieme al Robert Pattinson yuppie moderno del Cosmopolis di David Cronenberg, bensì insieme a Denis Lavant, attore chiamato a una prova di recitazione all’interno della recitazione stessa. Il protagonista di questo film è uno, nessuno e centomila. La sua professione è quella dell’attore ma, c’è un ma. Nel mondo di Holy Motors, tutto può succedere, anche perché non si sa bene se sia un futuro prossimo, oppure una visione distopica del presente, o più probabilmente e semplicemente (mica tanto, semplicemente) si tratta dell’interno della testa di Carax che proietta il suo contenuto per un pubblico di spettatori zombie che non possono capire.
Denis Lavant, uno nessuno e centomilamilionidimiliari, dicevamo. Attore dal simbolico nome di Oscar, o forse non attore bensì impersonatore di vari ruoli, da interpretare non dentro un film ma nel mondo reale: imprenditore, assassino, mostro, signora che chiede l’elemosina, tipo che si mette una tutina da motion capture come Andy “Gollum” Serkis, padre, padre morente, uomo con la fisarmonica e poi forse pure se stesso. Forse. Perché l’attore in realtà non esiste. Forse. O forse è la realtà a non esistere. Viviamo in un mondo talmente mixato con la finzione che è difficile capirlo. Forse.

"Anch'io sono per il sesso sicuro, ma così non ti sembra di esagerare un pochino?"

Riflessione sulla realtà (o la non-realtà), riflessione sull’identità personale, sulla professione dell’attore, ma anche sul cinema. C’è tutto il cinema che più amo, dentro questi sacri motori. Le allucinazioni di David Lynch, la follia di Charlie Kaufman + Spike Jonze + Michel Gondry nessuno escluso, il trip alla Gaspar Noé, la maschera alla Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick o meglio alla Occhi senza volto di Georges Franju, il rapporto corporale con la limousine come e più del Cosmopolis di David Cronenberg, una nuova idea di intrattenimento e recitazione come nella serie Dollhouse di Joss Whedon o in Quella casa nel bosco di Drew Goddard (e sceneggiato sempre da Whedon) o nell’Alpeis di Giorgos Lanthimos. Ed è altro, molto altro ancora. Il tutto con uno stile Carax del tutto personale e senza scimmiottare nessuno e, quando vedrete il film, capirete che la parola scimmiottare non è usata a caso. Più che Holy Motors, l’Holy Bible del cinema.

"I One Direction ormai vendono molti più dischi di me?
Ma in che orribile mondo viviamo?"

Un viaggio su una limousine tra passato, presente e futuro del cinema, e soprattutto dentro la testa di Leos Carax, in un mondo in cui sulle tombe vengono scritti i nomi dei siti Internet, in cui Eva Mendes è una Madonna statuaria accanto a un Cristo col pisello duro, in cui il protagonista è una maschera mostruosa che somiglia al tipo del video “Rabbit In Your Headlights” degli UNKLE, in cui le scene più vere sembrano quelle più finte e quelle più finte sembrano quelle più vere, in cui la scena della fisarmonica diventa la cosa più rock’n’roll vista quest’anno, in cui “la tua punizione è di essere te stessa e di doverci convivere”, in cui si suona il tema di Godzilla e in cui si suona “Can’t Get You Out of My Head” e poi Kylie Minogue appare veramente out of Carax head e ci regala uno splendido momento musical che altroché Glee e questo film non te lo puoi più togliere dalla testa. Per non menzionare il doppio finale, doppiamente geniale e la fenomenale interpretazione multipla del protagonista Denis Lavant.
Leos “genio” Carax ha girato il film più finto e più vero che potrete vedere quest’anno, o il prossimo anno, o quando la distribuzione deciderà di mostrarlo anche al pubblico zombie italiano. È la vita. È il cinema. È il cinema che prende vita. È Holy Motors. (voto 9/10)

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