Questa distinzione tra maschi e femmine nel modo di pregare esiste anche in molte comunità ebraiche nel mondo, che seguono in tal modo una tradizione millenaria. Ma non è così dappertutto. Da anni sono nate anche altre sinagoghe in cui uomini e donne pregano insieme. E in alcune una donna può diventare anche rabbino. Per questo motivo alcune donne hanno cominciato a dire: se il Muro del pianto è per tutti gli ebrei, perché noi non possiamo pregare ad alta voce? Ne è nato un gran parapiglia: quanti non erano d’accordo (e a Gerusalemme sono la maggioranza) hanno cominciato a cacciarle via quando si ritrovavano a pregare.
Poi – qualche mese fa – è intervenuto un tribunale per dire che, invece, avevano ragione. Ugualmente, però, ogni volta che arrivavano al Muro trovavano ad attenderle centinaia di altre donne delle comunità ebraiche più rigide, che impedivano loro di avvicinarsi. «Io ho ragione e tu torto»: si poteva andare avanti all’infinito a discuterne, come purtroppo spesso accade. Invece si è trovato un compromesso: le donne che vogliono pregare ad alta voce potranno farlo, ma in una zona a parte, un po’ defilata. Così chi resta legato al modo tradizionale ebraico di pregare non se ne sentirà offeso. Piuttosto che impuntarsi per l’affermazione di un diritto le donne hanno accettato la soluzione che tiene conto della sensibilità degli altri.
Perché in fondo la cosa veramente importante era poter pregare tutti liberamente al Muro del pianto. Così sarà.