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Non ho nemmeno fatto in tempo a scrivere di quote rosa, che già l'iniziativa è miseramente naufragata. Allora, intanto la commissione Giustizia del Senato ha dato parere negativo per via di un'apparente incostituzionalità. Ora, non sono un'esperta giurista, né ho studiato legge, ma all'Università un esamino di diritto pubblico l'ho fatto, e quando ho letto la Costituzione, mi pareva che il senso di parità tra uomo e donna fosse abbastanza chiaro. Poi possiamo anche andare a ravanare sui singoli articoli, sulle virgole, sulle parole esatte, ma nessuno mi toglie dalla testa che il messaggio generale della nostra Costituzione sia quello della piena uguaglianza e tutela di tutti i cittadini italiani, che devono avere le stesse possibilità e libertà di espressione e di realizzazione personale, familiare, sociale e professionale. Ecco, da questo punto di vista, una norma che preveda una quota del 30% destinato alle donne nel Consigli d'Amministrazione delle società quotate mi pare che vada, seppur lentamente, nella direzione indicata dalla Costituzione.Non mi dilungo sui dettagli legali della controversia, ma riporto solo lo stralcio che più mi ha indignata:"Nuovamente siamo contro la Costituzione che enuncia il 'principio della proporzionalità, si osserva, mentre gli effetti della sanzione potrebbero essere 'devastanti' per le società stesse e per l'indotto, 'generando problemi di gestione e con ripercussioni sul mondo del lavoro'."In pratica, la sanzione per le aziende che non prevedono il 30% delle donne nei CdA, consiste nello scioglimento del CdA stesso. Che, francamente, a me pare il minimo, oltre che assolutamente "proporzionale". Perché è proprio questo il piccolo dettaglio che ci fa capire quanto grande sia la discriminazione della donna: ritenere esagerata una sanzione di fronte a una forma di razzismo. Significa che non hanno capito un accidente del problema, che è un problema culturale e sociale e che alla lunga porta anche un danno economico. Significa che la questione è grave e seria e richiede la massima attenzione. Per cui, se mi dici che è esagerato chiudere un CdA per questa stronzata, allora ti dico che è anche esagerato che tu guadagni un milione di euro l'anno per amministrare una società in perenne perdita. Applichiamolo ovunque allora, questo benedetto principio di proporzionalità. Per me, quello che ti aspetta sotto casa per tagliarti le gomme della macchina potrebbe anche cavarsela con una sanzione amministrativa di 5 euro. Non vorrai mica denunciarlo? Per me non sarebbe proporzionale: in fondo ha solo tagliato le gomme a te che te lo meritavi.Chi si prende la briga di contestare questa sanzione, evidentemente non ha ben presente il tipo di danno che il comportamento illegale reca alle donne, che è un danno che, oltre che economico, è anche psicologico e sociale. Una donna non sarà libera di autodeterminarsi. E per me, la privazione della libertà è una questione seria. Ora, voi potrete dirmi che a livello legale non c'è nulla che impedisca alle donne di accedere ai CdA, ma, come ho già detto in altra sede, non c'era nemmeno nessuna legge che ci impedisse di imparare a leggere e a scrivere, eppure hanno sentito la necessità di rendere la scuola obbligatoria. E perché? Perché l'analfabetismo, così come l'esclusione delle donne dai centri vitali del potere e dell'economia, peggiorano la nostra civiltà.Bene, tornando alla pratica, adesso pare che le quote rosa inizieranno a entrare a regime nel 2018, cioè fra sette anni (probabilmente qualche uomo, membro di qualche CdA, si è fatto il conto di quanto gli mancava alla pensione) e pare che la sanzione prevista per le società che non si adegueranno sarà, udite udite, una diffida della Consob e una multa.Preso atto di ciò, vado a pranzo, che per protesta non cucinerò io.