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Donne: l’iniquità dell’informazione

Creato il 21 febbraio 2012 da Albertocapece

Donne: l’iniquità dell’informazioneIeri abbiamo appreso dai giornali online dello scandalo Rai, dove i contratti di collaborazione esterna  già bugiardi per quanto riguarda le effettive mansioni, prevedono per le donne la risoluzione del rapporto di lavoro nel caso rimanessero incinte. La piissima Lei, presa in castagna, nega l’evidenza e ci dice che non è come potrebbe sembrare, mentre si scatena la solita bordata di dichiarazioni scandalizzate. E il ministro La Fornero, così indignata dalle farfalle inguinali, tace dal momento che si tratta di cose serie, di interessi , di flessibilità che non si prestano alla miserabile retorica da intervista e che forse incontrano il suo favore.

Ma non è della vicenda in sé che voglio parlare, quanto del fatto che sia uscita con tanto clamore arrivando a conquistare per qualche ora i titoli di testa di Repubblica online, mentre tutti sanno che è una pratica generale quella di far firmare moduli di licenziamento in bianco e di ricattare innumerevoli donne proprio sulla maternità grazie al fatto che anche licenziando per ingiustissima causa non si ottiene più il reintegro nel lavoro, ma solo un pourboire come  buona uscita.

Ora è chiaro che nella disgrazia di essere coinvolti dentro un lavoro con pochi diritti in primis quello di un minimo di correttezza, i precari ed esterni della Rai, hanno comunque una contiguità col mondo dell’informazione che rende molto più facile far puntare i riflettori sulla loro condizione. Ma questo non accade per milioni di donne che lavorano sotto il peso di leggi e di prassi che già da tempo hanno di fatto scalzato la costituzione, avvilito i diritti e  sottomesso la realtà di un Paese in drammatico calo demografico, a miserabili interessi di bottega. Tutto questo mentre attendiamo che gloriosamente venga abbattuto anche l’articolo 18 in modo che queste pratiche, fuori dello spirito della costituzione e del patto civile, oltre che una sorta di indebito obbligo malthusiano, vengano felicemente estese.

Ma tutto questo, anche se presente in inchieste ed articoli su casi particolarmente degradanti , non diventa mai scandalo e si preferisce di gran lunga la polemica sull’uso del corpo delle donne che è un’epifenomeno di questa condizione generale. E tra l’ altro può essere trattato con  molta severità visto che non importa al potere e può essere smentito nella pagina successiva con un sedere in evidenza. Si c’è anche una iniquità informativa tra donne che lavorano in certi campi e le tantissime altre che non hanno visibilità.

Anche perché se si facesse un discorso davvero serio su questo mondo del lavoro italiano ricattato e umiliato, non si potrebbe con altrettanta enfasi sostenere la bontà della flessibilità ad ogni costo che poi si concreta attraverso rapporti di lavoro menzognero in radice, né si può consentire alla distruzione dei simboli delle tutele, avallando ogni avvilente vacuità esca dalle bocche governative. Anzi lo scandalo Rai finisce per dare l’impressione che queste cose siano comunque vicende ristrette, “infortuni” di un’azienda allo sfascio, popolata da arlecchini in cerca di sempre più padroni e da raccomandati, quando invece sono una realtà generale che si fa finta di non conoscere. Così l’informazione fa politica in negativo proprio evitando di mettere in rilievo i nessi politici dietro queste vicende.

 


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