Non una giri di parole l’USADA, Agenzia Antidoping degli Stati Uniti, per descrivere quello che addirittura viene definito “sistema doping Armstrong”:
Lance Armstrong è stato parte integrante del sistema doping più sofisticato, professionale ed efficace che la storia dello sport abbia mai visto.
Così si legge nel dispositivo che ora USADA ha trasmesso all’UCI, Unione Ciclistica Internazionale, chiedendole (nella sostanza) di cancellare tutti i risultati raccolti dal “Cowboy” durante i 14 anni di sua attività da ciclista pro’.
Le prove del doping Armstrong sono “schiaccianti”, e comprendono la testimonianza di 23 persone, tra cui ben 12 ex compagni di squadra di Lance. Ecco i loro cognomi:
Andreu, Barry, Danielson, Hamilton, Hincapie, Landis, Leipheimer, Swart, Vande Velde, Vaughters, Zabriskie.
Ciascuno di costoro, in quanto reo confesso, va incontro ad una squalifica per doping. Ma tra sconti di pena previsti per chi collabora, il fatto che la stagione delle corse è finita e diversi tra questi hanno appeso la bici al chiodo, magari riciclandosi come direttori sportivi, è difficile che qualcuno paghi veramente per la propria colpa. Del resto faceva parte dell’accordo proposto dall’USADA per il “tradimento”, che toglie il coperchio al più grande scandalo doping della Storia.
Lance Armstrong ha avuto a disposizione, usato e distribuito pericolose droghe atte a migliorare le prestazioni fisiche, in violazione delle regole sportive.
Si legge ancora.
Ci sono prove documentali dirette che includono pagamenti, e-mail, dati biologici e test di laboratorio che provano il doping Armstrong oltre alle testimonianze dei colleghi della US Postal.
Il reato più grave, in America, non è però la frode sportiva, ma quello che mettiamo in calce:
Le evidenze confermano la spiacevole verità rispetto al team, che ha ricevuto milioni di dollari di sponsorizzazione pagata dai contribuenti americani.
Quest’ultimo è infatti il capo di accusa che ha consentito all’inchiesta di vedere la fine, al di là delle ragioni del processo sportivo.