Doping: è #Cipollini nelle carte di Operacion Puerto?

Creato il 09 febbraio 2013 da Fumagale @ciclo_news
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A giudicare da quel che sta succedendo, per il ciclismo è arrivata l’ora del “rompete le righe”: liberi tutti! Liberi di ricostruire la storia sportiva degli anni ’90 e Duemila sotto una nuova luce: quella del ricorso sistematico – e sistematicamente mai rilevato – al doping.

Fa più rumore un albero che cade di un’intera foresta che cresce, recita un antico adagio. Quando l’albero ha il nome e le sembianze di un totem delle due ruote come Mario Cipollini (il ciclista più vittorioso al Giro d’Italia con 42 successi, tanto per ricordare uno dei suoi innumerevoli record) il tonfo non può che essere epocale.

Epo, ormoni e anabolizzanti

spara La Gazzetta dello Sport dopo averlo eletto al ruolo di graffiante commentatore negli ultimi 10 anni.

Mario Cipollini, contattato, ha preferito non commentare e rimandare

Poche parole che suonano come una sentenza già scritta ed emessa dal quotidiano sportivo per antonomasia del nostro Paese: quei documenti emersi dalle indagini di Operacion Puerto, “inchiesta” sul doping che sta tenendo in apprensione lo “sport” (dove il virgolettato non è casuale) spagnolo, non lasciano – dice La Gazza –  spazio a dubbi quando indicano il nome in codice “Maria” per Mario Cipollini e lo accompagnano con un numero di fax che somiglia terribilmente a quello del domicilio di Re Leone, evidentemente così convinto di farla franca da non pensare neppure che sarebbe stato meglio utilizzare qualche sotterfugio per non farsi immediatamente “linkare” (e questo dovrebbe dirla lunga sul grado di impunità sul quale i ciclisti di quella generazione sapevano bene di poter contare).

Delusi da Mario Cipollini? Sarebbe troppo facile sparare quando passa la Croce Rossa; lasciamo il trastullo ad altri, che a quanto pare sanno “maneggiare” bene in questo genere di situazione. La vicenda del doping legato al nome di Mario Cipollini, in realtà, ci disgusta rispetto al sistema ciclismo e sport più in generale: la storia è piena di storie di squadre e atleti capaci di imprese straordinarie grazie all’aiutino, e – quello che più disgusta – di allenatori e dirigenti compiacenti che invece di gridare allo scandalo si sono girati dall’altra parte, quando addirittura non si sono dimostrati conniventi.

In tutta sincerità, mi sono avvicinato al ciclismo per l’epica delle imprese dei big e la gioia di scoprire mondi nuovi che solo chi pedala sa provare. Qualcosa di tutto questo – indovinate cosa? – sta venendo meno, ed è sempre più difficile trovare la voglia di raccontare le imprese di ragazzi che il giorno dopo potremmo scoprire averci traditi. Tutti.

Ah, quasi dimenticavo: per chi, invece, gode nel conoscere i dettagli del doping di Cipollini (e altri come lui), ecco il post de La Gazzetta a questo link. Enjoy it!


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