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Dopo il tradimento e la desolazione

Da Antonio Maccioni

La critica militante viene tollerata solo come passaggio della vita commerciale del prodotto-libro. La rete diventa un mezzo per scavalcare le mediazioni, per quelle “figure subalterne” che succedono agli scrittori affermatisi negli anni Novanta. Internet ha provocato in campo letterario dei mutamenti che andrebbero presi in considerazione per almeno “cinque buoni motivi”: il dibattito si è progressivamente trasferito in Rete; è in Rete che si mettono in discussione le istituzioni letterarie; è in questo modo che il dibattito stesso è divenuto una spinta verso il cambiamento;  la discussione letteraria si è ampliata al di là dei limiti del passato; la formazione letteraria delle nuove generazioni passa attraverso la Rete. Queste sono le tesi fondamentali di Verifica dei poteri 2.0, un saggio di Francesco Guglieri e Michele Sisto: qui in Pdf.

Joanna Penn presenta le sue dieci buone ragioni per avvicinarsi agli ebook: il destinatario del decalogo è chiaramente l’autore indie. Ecco la mia sintesi. Le vendite degli ebook sono in crescita, così come cresce il numero dei lettori. L’ebook è un prodotto che andrà ad inserirsi in un mercato globale o comunque più ampio di quello del libro cartaceo. La stessa autrice, che vive in Australia, considera al riguardo come il maggior numero dei suoi lettori si trovi negli Stati Uniti. “It’s a small world when our work is digital” (e un riferimento al progetto dell’italianissima 40k, in questo caso, non sarebbe certamente casuale).

Saltare alcuni passaggi dell’editoria tradizionale significa velocizzare i tempi di pubblicazione. “Once the book is ready for the market, you can publish fast and easily”, il che non significa ovviamente saltare  i passaggi “redazionali” o strettamente legati alla produzione e alla qualità del prodotto stesso. I lettori di ebook comprano comunque più libri, e probabilmente anche a causa di un prezzo favorevole (che secondo l’autrice andrebbe tra 99c e $5), e soprattutto sono molto più attenti e sensibili nei confronti della letteratura indie. Le vendite quotidiane possono essere chiaramente e facilmente tracciate, a differenza di quanto avviene nell’editoria tradizionale, e i guadagni sarebbero in ogni caso superiori. I refusi possono essere individuati e il testo corretto anche dopo la pubblicazione, e ad ogni modo il lavoro redazionale con una spesa minima può essere affidato a professionisti freelance. Queste le tesi di Joanna Penn.

Sulle recenti vicende internazionali in fatto di self-publishing segnalo gli ultimi due post di Giuseppe Granieri: si parla di autori da milioni di copie nati col self-publishing che vanno verso l’editoria tradizionale; di autori affermati che dall’editoria tradizionale vanno verso l’autopubblicazione (c’è questo e altro qui e qui).


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