Penso ancora oggi che il Partito Democratico debba porsi l’obbiettivo di essere il partito del cambiamento, della contrapposizione netta con un certo modo di fare politica,il partito della protesta e della mobilitazione popolare ma contemporaneamente il partito che propone l’ alternativa programmatica a Berlusconi e al centrodestra.Ma cambiare, oggi, è la condizione necessaria e imprescindibile per essere una proposta di governo credibile,la credibilità si conquista con nuove forme di partecipazione, con posizione chiare e con azioni che l’elettorato del PD ha dimostrato di apprezzare in questi ultimi quattro anni.Cambiare ha significato per i nostri elettori eleggere il Segretario, il candidato Premier e i parlamentari con sistemi di coinvolgimento diretto dei cittadini.Cambiare avrebbe dovuto significare non ricandidare chi ha ricoperto cariche parlamentari per più di tre mandati o chi non può rappresentare tutte le stagioni.Cambiare significherà spezzare, attraverso anche attraverso un nuovo statuto e nuove regole, i sistemi di potere e i privilegi della nostra rappresentanza politica.La vicenda relativa all’elezione al Presidente della Repubblica ha messo in evidenza le difficoltà che il Partito Democratico ha nel rinnovars. Abbiamo assistito a parlamentari divisi da strategie, da tatticismi, da invidie, da posizioni di potere e di interesse , da ambizioni personali, ma abbiamo constatato soprattutto la difficoltà dei nostri rappresentanti a convergere con coraggio sul ruolo e sul mandato che il Partito Democratico ha ricevuto dai propri elettori.Io penso inoltre che la legge elettorale sia una delle cause principali di questa impraticabile situazione, il Partito Democratico, in quanto partito di maggioranza relativa, deve necessariamente caricarsi delle più urgenti responsabilità e decisioni, ma è costretto a farlo senza gli strumenti di cui si dotano le più normali e semplici istituzioni democratiche.Legittimità e autorità delle decisioni assunte da una maggioranza scelta dal popolo sovrano.Il prossimo Governo sorretto da contrapposte minoranze delineerà un quadro ancora più confuso, il Partito Democratico dovrà concentrarsi anche sul proprio futuro,la strada è semplice e si deve delineare in un nuovo statuto, in una nuova classe dirigente, in un chiaro e semplice programma politico.Tuto questo riusciamo a garantirlo a livello locale, provinciale, regionale con programmi e candidati che raccolgono il favore delle più eterogene comunità, ora dobbiamo riuscirci anche a livello nazionale.
Penso ancora oggi che il Partito Democratico debba porsi l’obbiettivo di essere il partito del cambiamento, della contrapposizione netta con un certo modo di fare politica,il partito della protesta e della mobilitazione popolare ma contemporaneamente il partito che propone l’ alternativa programmatica a Berlusconi e al centrodestra.Ma cambiare, oggi, è la condizione necessaria e imprescindibile per essere una proposta di governo credibile,la credibilità si conquista con nuove forme di partecipazione, con posizione chiare e con azioni che l’elettorato del PD ha dimostrato di apprezzare in questi ultimi quattro anni.Cambiare ha significato per i nostri elettori eleggere il Segretario, il candidato Premier e i parlamentari con sistemi di coinvolgimento diretto dei cittadini.Cambiare avrebbe dovuto significare non ricandidare chi ha ricoperto cariche parlamentari per più di tre mandati o chi non può rappresentare tutte le stagioni.Cambiare significherà spezzare, attraverso anche attraverso un nuovo statuto e nuove regole, i sistemi di potere e i privilegi della nostra rappresentanza politica.La vicenda relativa all’elezione al Presidente della Repubblica ha messo in evidenza le difficoltà che il Partito Democratico ha nel rinnovars. Abbiamo assistito a parlamentari divisi da strategie, da tatticismi, da invidie, da posizioni di potere e di interesse , da ambizioni personali, ma abbiamo constatato soprattutto la difficoltà dei nostri rappresentanti a convergere con coraggio sul ruolo e sul mandato che il Partito Democratico ha ricevuto dai propri elettori.Io penso inoltre che la legge elettorale sia una delle cause principali di questa impraticabile situazione, il Partito Democratico, in quanto partito di maggioranza relativa, deve necessariamente caricarsi delle più urgenti responsabilità e decisioni, ma è costretto a farlo senza gli strumenti di cui si dotano le più normali e semplici istituzioni democratiche.Legittimità e autorità delle decisioni assunte da una maggioranza scelta dal popolo sovrano.Il prossimo Governo sorretto da contrapposte minoranze delineerà un quadro ancora più confuso, il Partito Democratico dovrà concentrarsi anche sul proprio futuro,la strada è semplice e si deve delineare in un nuovo statuto, in una nuova classe dirigente, in un chiaro e semplice programma politico.Tuto questo riusciamo a garantirlo a livello locale, provinciale, regionale con programmi e candidati che raccolgono il favore delle più eterogene comunità, ora dobbiamo riuscirci anche a livello nazionale.
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