Ieri sera il sindaco del Comune di Porto Ceresio, Giorgio Ciancetti, ha organizzato un incontro sulla questione dei frontalieri, con alcuni relatori istituzionali insieme all’UNIA e alla CISL. Presenti l’Assessore regionale Francesca Brianza, il Presidente della Comunità Montana del Piambello, Maria Sole De Medio, ed una nutrita rappresentanza dei partiti, tra cui Luca Marsico (Forza Italia) e Alessandro Alfieri (PD). Vi erano inoltre anche Pietro Roncoroni, sindaco di Lavena Ponte Tresa, un rappresentante dell’Associazione Frontalieri Ticino ed alcuni primi cittadini dei comuni del Piambello. Ecco alcune riflessioni di Diego Intraina.
(mattinonline.ch)
Dopo l’incontro di ieri sera a Porto Ceresio alcune riflessioni sulla situazione dei frontalieri.
“Nel tradizionale cliché degli incontri sui frontalieri, ieri sera a Porto Ceresio, qualche novità c’è stata: l’esposizione, da parte del sindacalista ticinese Unia, del modello d’applicazione della tassazione italiana, che è stata ben complessa da capire. Oltretutto l’argomento è stato trattato senza nessun contributo di slide (ndr, immagini esplicative proiettate), ma solamente dando cifre approssimative e difficilmente verificabili. Alla fine, però, non sono state raggiunte le concrete richieste, vale a dire ‘il frontaliere X quanto dovrà lasciare del suo stipendio nelle casse dello Stato Italiano?’, o esempi di calcolo di tassazione fatti per età, salario e situazione familiare. Questi criteri sono molto indicativi date le differenti soggettività detraibili: mutui, spese sanitarie, ecc.. Quante tasse saranno da versare non si sa, tanto non è dato di sapere, nulla sicuramente no.
Per quanto riguarda i ristorni e la tassa sulla salute c’è stata una piena unanimità. E’ evidente la necessità di garantire il riversamento ai Comuni e bloccare i pagamenti discrezionali sulla tassa della salute.
A parte questa unanimità sulla salute, invece per la tassazione fiscale sono apparse ben tre diverse anime:
- una posizione territorialista: i frontalieri non devono pagare nulla più di quanto fino ad oggi hanno pagato; sono stati diffidati Stato e Regione su qualsiasi provvedimento che vada verso un’altra direzione, però senza dichiarare, in caso contrario, nessun provvedimento conflittuale: per esempio il blocco di alcune attività amministrative (cliccare qui).
- una possibilista: i frontalieri devono pagare, con la giusta correzione, le tasse (franchigia, detrazioni ecc.), ma i soldi ricavati devono essere versati nelle casse comunali d’appartenenza; soluzione amministrativa che però risulta di difficile individuazione: definire una sorta di autonomia fiscale nella fascia di frontiera, in modo che questa possa andare in deroga rispetto alle normative italiane. Stiamo forse pensando o introducendo concetti di sano federalismo fiscale, oppure di una soluzione vicina alla zona franca?
- una difensivista: va bene pagare le tasse, in modo ponderato, ma lo Stato deve garantire pari diritti ai lavoratori frontalieri. Insomma scrivere uno statuto dei lavoratori frontalieri che definisca tutti i paracaduti sociali, oggi garantiti ai lavoratori che operano nel territorio italiano.
Pertanto, la cosa che ci dobbiamo chiedere è come si crede di riuscire a conciliare queste tre anime, visto che per tutta la durata dell’incontro si è espresso una sola strategia: fare un fronte forte unitario e trasversale. Così è legittimo chiedersi: su quale sintesi sarà predisposto questo fronte? È possibile che queste tre anime riescano a trovare una strategia politica d’intervento che corrisponda ai bisogni dei territori e dei suoi abitanti frontalieri? In quali ambienti e come si potrà elaborare tale sintesi?
Una cosa, su cui possiamo essere certi è che l’ambiente non può essere quello di questi incontri, dove ognuno si limita a dire la propria senza una volontà dialogica e di sintesi e, soprattutto, senza capire che la forma organizzativa deve percorrere strade di sensibilità politica, corrette e formali convocazioni delle parti sociali e delle rappresentanze politiche territoriali e istituzionali. Questo comportamento sensibile è fondamentale per il buon esito dell’iniziative.
Oppure si crede opportuno dover continuare con la logica tradizionale del pompiere e dell’incendiario? È ancora necessario persistere nel pensiero politico, che oggi va per la maggiore, di dover a tutti costi individuare un nemico, chiunque esso sia: frontaliere “esente da tasse”, oppure continuare ad urlare una condanna di responsabilità tra forze politiche?”. Si chiude così la riflessione di Diego Intraina.
Intanto alcuni rappresentanti dell’Associazione Frontalieri Ticino saranno ricevuti martedì primo marzo dalla Commissione Esteri in Senato per far sentire le loro posizioni sull’accordo bilaterale Italia-Svizzera. Saranno presenti Eros Sebastiani, uno dei quattro soci fondatori, Davide Contini e una contabile svizzera esperta in materia economica.