Dopo la Santanchè anche Zaia invoca la rivoluzione, del Veneto questa volta. Pronto lo slogan: polenta e osei, per tutti!!!
Creato il 30 settembre 2012 da Slasch16
Santanchè ha invocato la rivoluzione in difesa dell’orrido, il suo compagno, è stata toccata nell’intimo.
Zaia invece ha già individuato i nemici: : Roma centralista e i cialtroni come il Batman del Lazio, senza citare i fuori busta ai consiglieri regionali del Veneto.
Il popolo veneto vuole l’indipendenza ed è pronto alla rivoluzione, Zaia ha fatto riesumare e lucidare i moschetti 15/38 già citati da Bossi e sta addestrando le truppe tra una sagra e l’altra compresa quella dei funghi.
La logistica è pronta, botti e damigiane di clinto sono già a disposizione per il pieno della truppa, gli enormi paioli da campo sono già installati ed i padani sono a caccia di uccelli da sacrificare per la rivoluzione.
Al grido di polenta e osei i leghisti veneti daranno l’assalto al paiolo brandendo calici di clinto talmente grandi che ci potrebbe sguazzare il Trota.
Maroni ha truccato la lega, come riporta il Gazzettino nessuna bandiera e nessun dito medio in vista.
Racconta il Gazzettino:
Toni decisi, attacco a fondo sugli scandali. Ma chi cercasse una bandiera padana, qui al Lingotto, non la troverebbe. Non ci sono i guerrieri con le corna e i leghisti sono in giacca e cravatta. Non per nulla gli Stati generali del Nord non sono stati organizzati dai militanti, ma da una delle maggiori società specializzate. D’altronde, gente come Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, o Corrado Passera, oggi ministro nel governo Monti e fino a ieri amministratore delegato della prima banca italiana, o come Raffaele Bonanni della Cisl, o il presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti, o Giorgio Vittadini fondatore della Compagnia delle Opere, non si sarebbero mai affacciati sotto i gazebo della Lega di Bossi, mai si sarebbero immersi nel folclore padano o negli improbabili riti delle ampolle. Maroni lo sa bene, e non nasconde la soddisfazione: al Lingotto di Torino, nomi di prima grandezza hanno risposto all’invito e siedono allo stesso tavolo con i dirigenti del partito. Sono rappresentate aziende come Lavazza, Vodafone, Foppa Pedretti, De Agostini, Pininfarina.
La lega si sta imborghesendo, non gridano più padania libera e l’ampolla con l’acqua del Po l’hanno chiusa nella vetrina della sala.
Fortunatamente ci pensa Zaia alla pancia leghista ed a scalader gli animi:
Le parole più vibranti della nuova Lega le scandisce Luca Zaia, in serata, nel dibattito con il collega Roberto Cota e il vicepresidente lombardo Andrea Gibelli. «Il regionalismo è finito? Roma è sempre stata centralista, in ogni sua scelta, ma il Veneto è pronto alla rivoluzione – dichiara il governatore -. Quel popolo che oggi è sbigottito da quei cialtroni come il Batman del Lazio, ha sempre voluto il regionalismo, il federalismo, l’autonomia ed il Veneto vuole l’indipendenza. Perché noi leghisti non siamo come tutti gli altri e sappiamo quali sono i nostri nemici».
Oggi pare che sia in arrivo Bossi non so cosa potrà inventarsi per fomentare la base visto che Zaia ha dato fondo a tutto il copione. Il solito copione.
Da anni invoco una rivoluzione anticapitalistica, inascoltato. Da anni invito giovani ed anziani a ribellarsi a questa politica di banditi e, soprattutto, al capitalismo liberista e parassita che paragono alla nobiltà decadente che i francesi ripulirono con la ghigliottina.
Ovviamente nessuno mia ha mai dato retta.
Adesso, in pochi giorni, si proclamano due rivoluzioni. Una guidata dalla Santanchè, l’altra da Zaia, penso sia il caso di chiamare un vigile, più di uno, per coordinare i movimenti delle truppe altrimenti finiremo in un ingorgo come nel film di Comencini.
Sarà un casino arrivare alle bancarelle della polenta e osei ed alle pinte di clinto.
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