Magazine Società
Segreti e bugie, sogni ed illusioni
di Antonio Orlando
Il P.C.I. che ho conosciuto era praticamente quello mirabilmente descritto in questo bel romanzo/non-romanzo, saggio, inchiesta o tutte queste cose messe assieme. Identici erano i militanti e i dirigenti: stesso piglio, stessa serietà, stessa professionalità ed identica la cieca ed assoluta dedizione all’Idea. Gente tutta d’un pezzo, inquadrata quasi in maniera militare, persone che usavano lo stesso linguaggio ed adoperavano gli stessi argomenti a qualunque latitudine. Perfino i gesti, in molti casi, erano uguali, sicuramente uguali erano i comportamenti, almeno in pubblico, tutti rigorosamente codificati. “L’Unità” piegata in quattro in bell’evidenza nella tasca della giacca, la disponibilità alla discussione, il sussiego di fronte alla virulenza degli attacchi, l’eterna sigaretta in bocca ed un abbigliamento sobrio, ordinario, normale, conformista.Priorità ai temi politici, preferenza per le questioni generali e di carattere internazionale, nessuna concessione all’avversario sulle questioni dottrinarie e tanto meno sull’Unione Sovietica e sulla sua progressiva costruzione del Socialismo. Errori? Sempre possibili, certo, però il Partito è in grado di correggerli. Il Partito! Questa entità suprema, quasi soprannaturale non identificabile con la somma delle sue componenti umane e materiali, dominava la vita di queste persone. Il Partito era un’entità astratta e concreta al tempo stesso, alcune volte sembrava essere fuori dal tempo, trascendente, altre andava identificato con “la linea giusta”, quella corretta, quella vera che il Gruppo Dirigente aveva elaborato, operando una sintesi delle singole volontà dei suoi militanti.Altre volte il Partito si stagliava come un Titano sullo sfondo della Storia ed appariva come un’Intelligenza collettiva in grado di muoversi come fosse un soggetto unico. Il militante doveva sentirsi parte di questo gigantesco ingranaggio mentre il dirigente doveva percepire il Partito come la realizzazione dello Spirito di hegeliana memoria. Non c’erano differenze.In qualunque sperduto borgo d’Italia, laddove esisteva una sezione comunista, lì c’era il Partito così che i cuori dei comunisti battevano all’unisono. Toccare un comunista significava toccare il Partito. Non si trattava di semplice solidarietà o di identificazione o di fratellanza, era molto di più: era una compenetrazione. Per questo bisognava reagire come un sol uomo senza lasciarsi prendere dall’ira o dall’istinto. Ogni reazione, prima ancora che razionale, doveva essere, come dice Luigi Silipo, “politica”, esclusivamente politica. La morale dei comunisti metteva al di sopra di ogni cosa “il bene supremo del Partito” cui ogni altro interesse o valore doveva piegarsi, anche a costo di apparire cinici o opportunisti.La vita privata non esisteva o doveva rimanere ai margini, anzi fuori dalla sezione e dall’attività, in ogni caso non doveva e non poteva interferire con la militanza. La libertà personale era un concetto borghese e per questo sapevano di eresia le parole di Rosa Luxemburg: “la libertà è sempre la libertà di chi la pensa diversamente”. La libertà, invece, era la libertà di chi la pensava come il Partito.Il mio incontro con il P.C.I. è avvenuto qualche anno dopo rispetto agli avvenimenti narrati nel romanzo. Tra la fine del 1966 ed il 1967, frequentavo allora il 1° Liceo Classico, mi sono imbattuto nel P.C.I. Non sono andato a cercarlo, ma all’epoca si può dire che la politica fosse nell’aria ed era un incontro inevitabile. L’offerta, a Sinistra, stava diventando fin troppo ampia e variegata poiché oltre ai tre partiti tradizionali (P.S.I. – P.C.I. – PSIUP) cominciavano a spuntare, anche in Calabria, gruppi, gruppetti, collettivi, movimenti, appartenenti a quella che diventerà, nel post ’68, la Sinistra extraparlamentare. Il P.C.I. esercitava indubbiamente un certo fascino, tuttavia faceva paura la sua monoliticità, la ferrea disciplina, la sua struttura impenetrabile. Dava fastidio il suo conformismo, il suo moralismo perbenista, quel gradualismo che tendeva a frenare qualunque slancio. I giovani contestatori cominciavano a dire che il grande Partito si stava imborghesendo e la rivoluzione non la voleva più fare.Per molto tempo, confesso, ci girai attorno, avvicinandomi ed allontanandomene a seconda degli eventi, sforzandomi di capire con gli scarsi, poveri ed inadeguati strumenti a disposizione, l’essenza più profonda. Devo ammettere, ad onore dei tanti comunisti che ho conosciuto (compresi quasi tutti i personaggi del racconto, Mario Tornatora in particolare) in quel periodo e che ho anche imparato ad amare, che non sono stato respinto. Anzi al contrario, a dispetto della mia provenienza borghese, sono stato sempre ben accolto. Niente, infatti, deponeva a mio favore: né la mia estrazione sociale, né la mia condizione privilegiata di studente, né il mio retroterra familiare. In altri termini la stima e l’apprezzamento dei comunisti li dovetti guadagnare. Non parliamo della confidenza e dell’amicizia che arriveranno tardi, troppo tardi per valere realmente qualcosa e non rappresentare semplicemente un aspetto della quotidianità e della assidua frequentazione. Quando arrivarono, i tempi erano ormai totalmente cambiati però mi valsero la possibilità di accedere alle più recondite e segrete “storie” personali di tanti militanti, storiacce simili a quella raccontata nel libro. Storie di umiliazioni subite a causa del Partito, sopportate in silenzio, storie di emarginazione a causa delle proprie convinzioni personali; storie di ribellione contro il Partito senza avere altra possibilità che l’abbandono o l’emigrazione; storie di calunnie e diffamazioni gravi, storie di vite distrutte e di famiglie dilaniate.Brutte storie di omicidi che avevano già, dalla Liberazione in poi, (ed anche anni prima nella Russia di Stalin) lasciato una lunga scia di sangue: Fausto Atti, Mario Acquaviva, Tommaso Vaccarella, Aldo Gironda, il misterioso suicidio di Francesca Spada a Napoli e l’assassinio di Silipo a Catanzaro. Storie delle quali non si parlava mai, non si chiedeva mai, materiale diffamatorio diffuso dall’avversario di classe ti dicevano e troncavano qualunque possibilità di dialogo. Se proprio insistevi, il funzionario di turno s’incaricava di farti sapere che è meglio avere torto dentro il Partito che ragione al di fuori di esso. Discorso chiuso.Per fortuna questa nuova e giovane generazione di storici ed intellettuali, che non ha avuto modo di conoscere il P.C.I., sta cercando di squarciare la coltre di silenzio che avvolge da sempre queste vicende. Come meravigliarsi allora che il comunismo in Italia sia finito così repentinamente senza alcun rimpianto? Perché meravigliarsi se i comunisti sono scomparsi dalla sera alla mattina? Chi mai ha il coraggio di accettare, sia pure con beneficio d’inventario, un’eredità così pesante e tragica? Meglio costituire un partito senza radici e senza storia e magari chiamarlo anonimamente “Partito Democratico”, tanto non è impegnativo e non dà fastidio a nessuno. Quel che conta è cercare di far dimenticare il proprio passato.
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Unioncamere: 83mila posti di lavoro in più entro giugno
Non si vedeva da 36 mesi un saldo positivo tanto consistente nelle previsioni di assunzione del settore privato: sono 83mila i posti di lavoro aggiuntivi che... Leggere il seguito
Da Pierpaolo Molinengo
ATTUALITÀ, OPINIONI, SOCIETÀ -
Il doppio fronte operativo in Afghanistan. Al via “Azm” la nuova offensiva di...
di Claudio Bertolotti scarica la pubblicazione completa CeMiSS OSS 3/2015 (articolo pp. 114-128) ISBN 978-88-99468-06-04 Claudio Bertolotti warns us of the IS... Leggere il seguito
Da Asa
POLITICA, POLITICA INTERNAZIONALE, SOCIETÀ -
Estradizione dal Tanzania all'Uganda per per Jamil Mukulu capo delle Adf-Nalu
Un tribunale della Tanzania ha autorizzato l’estradizione in Uganda del comandante in capo delle Adf-Nalu, un gruppo ribelle responsabile di incursioni e... Leggere il seguito
Da Marianna06
AFRICA, SOCIETÀ, SOLIDARIETÀ -
Ripresa dei negoziati di pace per il Sud Sudan
L’impegno a proseguire il “dialogo” per la riunificazione del partito e la fine del conflitto civile: è l’elemento chiave di convergenza emerso durante un... Leggere il seguito
Da Marianna06
AFRICA, SOCIETÀ, SOLIDARIETÀ -
La Santa Sede e la Palestina firmano l’accordo: “Sostegno per soluzione negoziat...
Nuovo passo in avanti nei rapporti tra la Santa Sede e la Palestina. Dopo il riconoscimento del diritto dei palestinesi ad avere un proprio Stato, a maggio, è... Leggere il seguito
Da Stivalepensante
SOCIETÀ -
Iran: la storia di Omid, 10 anni di carcere per aver riso di Khamenei
Nasrin Sotoudeh con la mamma di Omid Alishenas, protestano davanti al Tribunale Dieci mesi dopo il suo arresto, il giovane Omid Alishenas e’ stato condannato a... Leggere il seguito
Da Nopasdaran
POLITICA, POLITICA INTERNAZIONALE, SOCIETÀ
I suoi ultimi articoli
-
#TihoVistacheRidevi al Liceo Classico "Tommaso Campanella" di Reggio Calabria
-
Vuoi ballare il fandango? Il racconto dei LouPalanca per #TifiamoScaramouche
-
Ti ho Vista che Ridevi: Magistrale! di Edea Console
-
Leggendo "Ti ho vista che ridevi". La recensione di Nicoletta Deni.