L’insieme di Irlanda del Nord, Galles, Scozia e soprattutto Inghilterra sembra dimostrarsi un regno sempre meno unito. La spinta irridentista mossa dalle minoranze è solo una delle tante sfide che questo paese ai confini dell’Europa deve porsi. Dopo la scomparsa di Margaret Thatcher e forse di tutto il thatcherismo, c’è da chiedersi come siano cambiati la Gran Bretagna e l’Irlanda del Nord e quanto la Lady di ferro ed il suo governo abbiano plasmato il profilo attuale di questo paese. In particolare, in Irlanda del Nord, il suo governo ha dovuto affrontare trent’anni di scontri armati. La questione irlandese è una pesante eredità che i governi succeduti a Margaret Thatcher si sono tramandati e tutt’ora devono affrontare, dimostrando però idee ben alternative a quelle della Lady di ferro.
Alternative
Il suo nome, completo del titolo, era Margaret Thatcher, Baronessa Thatcher di Kesteven. Il suo diminutivo era però Tina. “There Is No Alternative”. Non c’erano per lei alternative alle sue scelte politiche ed economiche. La sua dottrina economica è stata dura, la sua politica severa. Il suo fine ha però per lei sempre giustificato i mezzi – o forse per lei non era neanche necessario giustificarsi. Di alternative forse ce ne sono sempre state e lei ne ha vagliate tante. Dopo la fine della sua premiership, ad esempio, dichiarò che lei avrebbe fatto scelte alternative rispetto al Trattato di Maastricht. Lady Thatcher si è sempre, infatti, dimostrata contraria all’Unione Europea e alla moneta unica. Qualche anno dopo commentò che tutti i problemi vengono dall’Europa e tutte le soluzioni dal Regno Unito. Margaret Thatcher ha sempre difeso tutte le sue scelte in materia di politica estera con molto orgoglio. Per la questione libica, ad esempio, sottolineò a Tony Blair le loro visioni alternative relative a Gheddafi:
Tu lo abbracci, io lo bombardavo.
Fece altresì tutto il suo possibile per promuovere la fine dell’apartheid in Africa. Avviò il processo di decolonialismo di Hong Kong promuovendola come regione ad amministrazione speciale.
Lady Thatcher era favorevole alla pena di morte. Era favorevole all’aborto. Era favorevole all’uso del nucleare come fonte di energia ma anche come deterrente militare. Sottolineò il pericolo del buco dell’ozono e delle piogge acide. Adotto precauzioni e punizioni severe contro la violenza negli stadi. Non trattò mai con i terroristi, come gli Arabi che assediavano l’ambasciata iraniana a Londra. Non scese mai a compromessi con i sindacati né con i manifestanti, usando sempre il pugno di ferro. Era malata di cuore, colpita da infarti ed ictus, sofferente di Alzheimer iniziò un comizio dicendo:
“guardatemi, sembro Il Ritorno della Mummia”.
Lady Thatcher è morta l’8 aprile 2013. “E’ un mondo vecchio – ha detto alla fine – ma è divertente”.
Disordini
La questione irlandese è una pagina insanguinata della storia del Regno Unito e in cui Margaret Thatcher, suo malgrado, ha avuto un ruolo da protagonista. Trent’anni di rivolte e di terrorismo sono passati alla storia con l’espressione vaga, distratta, di “the troubles”. Ufficialmente, iniziarono il 12 agosto del 1969 con gli scontri di Belfast e Derry, dove già si sperimentò la violenza che avrebbe caratterizzato i decenni a venire1. Gli scontri anche molto violenti tra la minoranza cattolica e la maggioranza protestante c’erano già da anni ma sarebbe stata solo la crisi economica degli anni ’70 a indurre agli scontri più efferrati che porteranno all’intervento delle forze armate del governo inglese in massa. I Cattolici vivevano da sempre discriminati dai Protestanti, senza riuscire a farsi assumere né a farsi eleggere e nemmeno ad ottenere l’affidamento delle case popolari. Non è stata la sola religione però a causare i disordini. Si deve sottolineare come la minoranza cattolica fosse anche spinta da desideri irridentisti e da un forte nazionalismo irlandese e denunciasse la Gran Bretagna di colonialismo. Furono questi fattori, sorretti da un contesto di crisi economica, a portare nel giugno 1970 ai disordini che videro la chiesa cattolica di Saint Matthew di Belfast assediata ma ben difesa. Gli assalitori protestanti in parte furono uccisi da membri del movimento IRA Provvisorio2.
Il governo inglese impose pochi giorni dopo il coprifuoco nella zona cattolica e la perquisizione delle abitazioni alla ricerca delle armi. Un anno dopo, il governo introdusse la possibilità di internare senza processo (“Operazione Demetrius”) e centinai di Cattolici di ogni età furono così arrestati. Nel frattempo non mancavano attacchi di terroristi protestanti. Infine, la domenica del 30 gennaio 1972, la Bloody Sunday, un corpo di paracadutisti colpì dei manifestanti cattolici uccidendone quattordici. A Marzo il governo sospese il parlamento nordirlandese assumendo direttamente il controllo del territorio. Scontri, disordini ed esplosioni si verificarono quotidianamente da ambo le parti. Belfast era diventata una città fantasma, in mano all’unità di matrice anticattolica passata alla storia come i macellai di Shankill.
Come avrebbe potuto affrontare il governo di Margaret Thatcher la crisi? La violenza e le sommosse furono condannate, i combattenti criminalizzati, i detenuti furono surclassati da “prigionieri politici” a comuni criminali. Invece di continuare a combattere contro i Cattolici nordirlandesi usando il proprio esercito, il governo inglese decise di arruolare quasi esclusivamente i Protestanti del luogo. Nuovi carceri furono costruiti per i detenuti irlandesi. L’IRA reagì in primo luogo colpendo questi carceri e aggredendo il personale carcerario (all’interno dei carceri ci furono invece insanabili sommosse e diverse evasioni). Di fronte tutto questo, Margaret Thatcher rimaneva inamovibile: non avrebbe trattato con chi si era macchiato di terrorismo.
Da uno dei carceri partì uno sciopero della fame, sospeso al cinquantatresimo giorno dopo una vaga e non confermata rassicurazione da parte del governo inglese. Quando invece si scoprì che il governo non avrebbe fatto concessioni, un secondo sciopero della fame prese luogo. Il 5 maggio 1981 morì il primo scioperante, Bobby Sands, membro dell’IRA, seguito poi da altri nove detenuti. Nel frattempo, mentre gli scontri proseguivano incessantemente, il movimento cattolico trovò una strana rappresentazione parlamentare nel partito di Sinn Féin. Sin dall’inizio dello sciopero della fame, Margaret Thatcher si era rifiutata di trattare con l’IRA. Già nel 1979 l’IRA aveva ucciso Lord Louis Mountbatten, cugino della regina. Margaret Thatcher sarebbe stato il prossimo obbiettivo. Nell’ottobre del 1984, una bomba al Grand Hotel di Brighton, dove si stava tenendo il congresso del suo partito, esplose e solo per poco non la uccise. Morirono invece altri cinque membri del suo partito. Nel 1987 fu scoperto un traffico di armi tra l’IRA conla Libia di Gheddafi. Si trattava di centinai di tonnellate di armi di ogni genere, in massima parte non rinvenuta poi dal governo inglese, che comprendevano anche missili terra-aria ed esplosivo. Nel 1991, l’IRA fece esplodere una bomba nel cortile del numero 10 di Downing Street, dove John Major, il capo del nuovo governo successo a quello thatcheriano, stava tenendo una riunione.
Solo tre anni dopo, l’IRA annunciò la cessazione delle operazioni militari, imitata poi dai protestanti. Fu il primo vero passo verso la riappacificazione ma qualcosa andò storto: John Major, memore dell’attentato, non acconsentì alla partecipazione di Sinn Féin alle trattative e chiese all’IRA di consegnare tutte le armi al governo inglese. L’IRA di tutta risposta ruppe la tregua e fece brillare dell’esplosivo a Londra. Il conflitto ripartì ma ormai, dopo venticinque anni, aveva perso intensità. Nel 1997 il laburista Tony Blair vinse di netto le elezioni. L’IRA ripristinò la tregua – anche se una parte dei suoi combattenti continuò lo scontro. Il 10 aprile 1998, giorno di Venerdì Santo, Tony Blair e il premier irlandese Berie Ahern firmarono l’accordo di Belfast. Il governo dell’Irlanda sarebbe stato affidato a rappresentati cattolici e protestanti (in proporzione al risultato delle elezioni). I detenuti appartenenti alle organizzazioni paramilitari furono rilasciati. Persino gli esponenti del Sinn Féin poterono prendere parte del nuovo governo.
L’eredità
L’IRA non ha mai consegnato le armi, sebbene a partire dal 2001 ha acconsentito a farle ispezionare periodicamente per verificare che non siano usate. Si sono detti pronti a distruggerle (ma mai a cederle al governo inglese) e hanno annunciato la fine della lotta armata ma senza sciogliere l’organizzazione. Hanno dichiarato di voler proseguire nel loro obiettivo esclusivamente con mezzi pacifici. Resta prefissata la riunificazione delle sei conteee del Nord con la Repubblica d’Irlanda. Nel 1986 nascono il Republican Sinn Féin e il Continuity IRA, costole dissidenti dei rispettivi movimenti da cui ereditano anche alcuni leader. Tutt’ora il Continuity IRA continua la sua lotta armata mirante alla liberazione del suolo irlandese dal governo inglese. Il suo ultimo attacco risale al 9 marzo 2009 (a due giorni da un attacco del Real IRA)3. Il Real IRA nasce nel 1997 per opera di dissidenti dell’IRA che si opponevano al processo di pace, veterani ed esperti artificieri. Dopo aver causato una prima strage nel 1998, hanno dichiarato il cessate-il-fuoco. L’organizzazione resta attiva con circa 600 unità e occasionalmente compie qualche attentato. Nel 2011 hanno dichiarato di voler espandere la lotta armata e di avere in progetto degli attentati con armi da fuoco ed esplosivi4 e 5.
Per quanto riguarda invece l’Official IRA, nel 2009 ha accettato di smantellare le sue scorte di armi, processo che si è concluso dopo pochi mesi ed è stato confermato dalla International Independent Commission on Decommissioning6. Nel 2005, l’IRA ha annunciato ufficialmente la fine della lotta armata. Dopo le elezioni del 2007, il partito protestante è diventato la prima formazione politica in Irlanda del Nord e il Sinn Féin la seconda. Ciò nonostante il 23 febbraio 2010 è esplosa un’autobomba a Newry. Il 21 giugno 2011 sono esplosi diversi scontri a Belfast con i manifestanti armati di molotov, razzi, armi da fuoco. Sotto la cenere, potrebbero dormire ancora dei fuochi che sembrano spenti. Per vedere la conculsione, o almeno il capitolo successivo, di questa storia probabilmente si dovrà attendere l’evoluzione di un percorso analogo, quello della Scozia. Se la Scozia riuscirà in tempo breve ad ottenere la separazione dal resto del Regno Unito, inevitabilmente questo in Irlanda farà riemergere il vecchio irridentismo. Si rimanda all’analisi della situazione della Scozia per poter comprendere ciò che resterà del Regno Unito.