Ridimensionamento che porterà a non vincere o al massimo competere per il quarto posto. Tutto questo potrebbe essere, anche, un buon inizio, ma con una dirigenza degna della di questa società che dica ai tifosi come stanno le cose, almeno si metteranno l'anima in pace e per qualche anno si accontenteranno di quello che arriverà. Ma tutto ciò non verrà ne detto ne fatto, e faranno passare, sia questa dirigenza che tv e giornali, i bianconeri come una squadra competitiva a tutti i livelli. E purtroppo qualcuno ci crederà come lo scorso anno d'altronde.
SIMONE STENTI GIORNALISTA, SCRITTORE E TIFOSO JUVENTINO ANALIZZA L'ATTUALE MOMENTO DELLA SQUADRA BIANCONERA.
DI SIMONE STENTIDopo il miracolo Chievo e il miracolo Samp, pare che Delneri dovrà inventarsi il miracolo Juve. Perché ormai solo su quello possiamo confidare. La scelta del bravo artigiano della panchina (che sulle grandi piazze, Roma e Oporto, ha comunque fallito catastroficamente), sia che venga confermata sia che non lo sia dopo il tira e molla con Benitez (lui sì un top), decreta in modo inequivocabile che la Juventus ha abdicato. Il nostro ruolo da oggi è apertamente di rincalzo, una società che guarda con rispetto al quarto posto e si sfila dall’aristocrazia europea.
Dobbiamo riallineare sentimenti e aspirazioni a questa nuova dimensione. Un tempo l’Italia ci andava stretta (figuratevi a me, che non più di 7 anni fa scrissi “Dieci scudetti per una coppa”), oggi diventa larghissima.
Lo scudetto all’Inter possiamo soltanto sperare di toglierlo in tribunale, perché sul campo giochiamo un altro campionato: quello con la Sampdoria a cui stiamo sfilando l’allenatore. Uno che, nell’epoca della comunicazione post-Mourinho, a malapena s’intende quando parla.
Un difetto veniale che sarebbe pure poco elegante sottolineare, ma che diventa esiziale se si considera che cos’è diventato il calcio oggi. Avete visto Van Gaal come ha infiammato la folla bavarese, durante i festeggiamenti per la vittoria della Bundesliga?
Un allenatore non è più giudicabile soltanto dalla panchina. È un comunicatore, è il volto della squadra e della società. È un uomo copertina. Questo accade nei top club. Pure Ancelotti, che pure sembrava quello più riservato del gruppo, ha scritto (o s’è fatto scrivere, poco importa) un’autobiografia che sta facendo il giro del mondo.
Perciò dico che, se pure non arrivasse, aver preso in considerazione uno come Luigi Delneri è una dichiarazione d’intenti. Che siamo un’altra cosa rispetto alle speranze che fino a ieri avevamo.