Sera tardi, divano e sbadiglio che fa valutare che è arrivato il momento di andare a dormire. Zapping dei canali giusto per sbirciare… nulla di nuovo, soliti programmi di seconda serata con le solite facce e i soliti copioni, pubblicità, repliche di programmi pomeridiani… e la faccia di Dario Argento. Nello stesso istante percepisco che fuori sta piovendo… resto ad ascoltarlo mentre presenta un film di Brian de Palma, assonnata mi dico che dev’essere interessante, dovrò scaricarmelo. Ma di lì a poco le immagini di Doppia Personalità (1992) iniziano a scorrere sullo schermo e qualcos ami dice che il letto può aspettare.
Bambini. Psichiatria. Un assassino insospettabile. Comportamento e faccia del protagonista in linea con i personaggi che non ignori facilmente.
Il dottor Carter Nix si mostra a tratti, la sua storia si dispiega tra rimandi, flash back, intuizioni, ricordi, visioni. Il dottor Carter impiega cinque se stesso per darsi allo spettatore al mondo in cui vive.
E poi ci sono i ricordi. Ad esempio la scena del parco è proposta dal regista prima come la ricorda lei e poi come l’ha vista Carter che la spiava con il suo amante.
De Palma si distingue per uno stile personale e riconoscibile, gli elementi base del suo cinema sono il piano sequenza, le soggettive che amplificano la profondità di campo, il voyerismo e il tema del doppio. Doppia Personalità li contiene tutti come pure le citazioni e rimandi ad altri film, in particolare al giallo classico hitchcockiano.
Parodia e rielaborazione dei film ai quali si ispira. Sperimentalismo.
Predilezione per le ellissi di piani temporali, carrelli laterali essenziali nel mostrare la dualità come quello che ci mostra prima Carter e poi Caino mentre si dispiega ai loro occhi la scena del tradimento al parco.
Il piano sequenza più efficace è quello attraverso il quale prende voce il racconto della dottoressa, collaboratrice in passato del padre di Carter, che spiega la storia del figlio di questo mentre insieme al tenente della polizia sale e scende i piani del commissariato fino ad arrivare a medicina legale, davanti al cadavere di una delle vittime.
Suspance e volti “sconvolti e gridanti” delle donne assassinate sorprendono lo spettatore.
Travestimenti e maschere sono strumenti che il regista usa per giocare con i suoi personaggi. E nella mente resterà impresso quello del protagonista nella scena finale, mentre si erge alle spalle di chi non sospetta nulla, con una smorfia sorridente.
Sono tanti i momenti chiave, da rivedere forse, per coglierne il senso nell’incastro apparentemente senza ordine in cui li pone il regista. Indizi dipanati qua e là di una cinematografia che mi ha catturata e indotta a vedere altre opere di De Palma. Magari durante il prossimo temporale…..
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