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Due giorni fa il ministro dell'ambiente Prestigiacomo etichettava le dichiarazioni contro il nucleare come "macabre speculazioni a fini domestici".
Ieri il ministro dell'ambiente Prestigiacomo discuteva con Tremonti e Bonaiuti, credendo che nessuno sentisse: "È finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate. Bisogna uscirne ma in maniera soft. Ora non dobbiamo fare nulla, si decide tra un mese".
Se non fosse solamente tempo sprecato, una richiesta di dimissioni nei confronti di questo cosiddetto ministro dell'ambiente sarebbe sacrosanta. Ma lasciamo perdere, e lasciamo perdere tutti gli insulti che gli antinuclearisti si sono sentiti in questi giorni, accusati di piegare l'"onda dell'emotività" ai propri, biechissimi, scopi personali. Lasciamo perdere i governatori che sull'"onda dell'emotività" hanno iniziato a farsela addosso per la paura non di nuocere alla salute dei cittadini, ma al proprio consenso elettorale. Lasciamo perdere tutto, e fissiamo il nocciolo della questione.
Chi è veramente contro il nucleare non lo è da oggi, e nemmeno da ieri. Quando la centrale di Cernobyl esplose non avevo nemmeno un anno, per cui non sono diventato antinuclearista sull'"onda dell'emotività". Ho cercato di informarmi, confrontando opinioni radicalmente differenti tra loro, e sono giunto a una conclusione. Non è semplice, sono in ballo questioni tecniche complesse e difficilmente comprensibili a un profano come me, ma due problemi mi sono chiari: la sicurezza e le scorie. Non c'è centrale di terza, quarta, millesima generazione che tenga: per quanto i sistemi di sicurezza possano affinarsi con il progredire della tecnologia, io non potrò mai fidarmi. Non posso fidarmi di una tecnologia che, in caso di problemi, comporta conseguenze devastanti che si ripercuotono per decenni, se non centinaia di anni. E lo stesso discorso vale per le scorie. Forse un giorno la scienza riuscirà a risolvere questi due problemi, e sarà un grande giorno per l'umanità, ma fino a quel giorno il potere politico e quello economico (perché di questo si tratta) devono starsene alla larga. Dicono che il nucleare è indispensabile: io non credo. Potranno dirlo il giorno in cui tutta l'energia prodotta verrà utilizzata a dovere, ma non oggi. Basterebbe sprecare meno, un po' di meno, tutti assieme, e di colpo l'energia a disposizione aumenterebbe a dismisura. Per cui no, il nucleare non è per nulla indispensabile, e noi abbiamo solo un modo per ribadirlo a questa classe politica ottusa e irresponsabile: votando "sì" il 12 o il 13 giugno. L'hanno fatto apposta, a non accorparlo con le amministrative: se è una bella giornata vanno tutti al mare e il quorum non passa, si sono detti. Ecco, facciamo in modo che quei 300 milioni di euro non vadano sprecati. Mi rivolgo a tutti, non è una questione politica: è il nostro futuro, dei nostri figli, dei nostri nipoti e di chi arriverà dopo di loro. Andate a votare. Sarebbe davvero una grande lezione di civiltà e responsabilità, per una volta.
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