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Doppiati 'sta birretta - Un dialogo sul doppiaggio
Creato il 02 dicembre 2015 da Frank_romantico @Combinazione_C"Doppiaggio o lingua originale, questo è il problema" [cit. adattata]
Inizia a fare freddo. “Ma non è tanto il freddo, è l'umidità”, afferma una voce nella mia testa. I luoghi comuni che la saggezza popolare ti serve su un piatto d'argento. Mi copro meglio il collo, stringo di più la sciarpa e alzo il bavero del cappotto, porto su le spalle, tanto sono pochi metri e poi sarò arrivato. Il pub dove mi hanno dato appuntamento non lo conosco, non ci sono mai stato, non so come sia. Seguo i numeri civici pari decrescere, alzo un po' il passo, pochi metri ed ecco le luci, l'insegna, un paio di persone che fumano sigarette accanto alla porta chiusa. Ci sono, tiro, mi faccio spazio, entro. Mi guardo intorno. Non c'è molta gente è questo mi fa piacere, non ci sono ancora i miei amici e questo va un po' meno bene. Tiro su la manica, cerco il quadrante dell'orologio, lo trovo: “ventiduezerozero”. Sono in orario, questo vuol dire che non imparo mai. Mi avvicino al bancone, aspetto che il barista abbia finito di servire il tizio accanto a me, poi attiro la sua attenzione con un gesto delle dita e ordino “una mezza bionda”. Lui fa cenno di sì ma è distratto, sta parlando con un tizio accanto a me, un discorso che a quanto pare avevano lasciato a metà ancor prima che io entrassi nel locale. Non capisco cosa si dicano, a dire il vero mi interessa poco, voglio solo la mia birra. Intanto che il barman mi serve osservo l'altro che mi siede accanto, un tizio magro, con i capelli schizzati sulla testa e una camicia bianca che assomiglia a quelle dei pazzi in manicomio. Il tizio parla strano ma intuisco comunque un paio di parole: film, doppiaggio, americani, Giappone. Il barman annuisce, sorride, poi dice chiaramente: “doppiati è meglio, io li vedo sempre così”, poi si allontana.
“C'è ancora chi preferisce i film doppiati...”, dico tra me e me. Non mi piace farmi i fatti altrui, ma è una cosa che continuo a notare e che non mi convince per niente: c'è ancora chi preferisce i film doppiati... Eppure il tizio accanto a me sembra avermi sentito, non so come abbia fatto, credevo di averlo solo bisbigliato. Ma quello mi fissa e io lo guardo, non ha la benché minima espressione sul volto. Non so che fare, mi sento a disagio, così ripeto a voce più alta:
- "C'è ancora chi preferisce i film doppiati, che poi sono effettivamente qualcosa di diverso dai film in lingua originale". Non so cos'abbia capito il tizio, fatto sta che mi risponde:
- "Quella che hai in mano è una birra PICCOLA" e io immagino che mi stia prendendo per il culo. Comunque continuo:
- "E' un po' lo stesso discorso che si fa con i libri: per goderteli va bene una buona traduzione, ma per comprenderli a fondo, penetrarli e avere ben chiare tutte le sfumature (linguistiche e non) che l'autore ha voluto dare alla sua opera serve leggerli nella lingua in cui sono stati scritti. Ovviamente non sempre è possibile e non sempre una cosa del genere ne facilità la comprensione. Anzi, in certi casi può divenire controproducente."
- "Ecco: porrei attenzione sull'ultima tua affermazione. Non solo non è sempre possibile (anzi quasi mai, anzi statisticamente improbabile) ma per giunta il discorso della comprensione tout court o per assoluto imporrebbe la disamina biografica, storica e componitiva di ogni autore. Discorso che si potrebbe estendere anche al cinema, da cui si era partiti... Che dici piuttosto se facciamo un passo indietro e uno avanti: ripartiamo dalle presentazioni e raddoppiamo la tua birrettina?"
I continui riferimenti alla mia birra mi danno abbastanza fastidio, lo so anche io che in fondo non è una Peroni. Soprassiedo e vado avanti:
- "Con i film però è diverso: primo perché è più facile fruire di un film in lingua originale che di uno doppiato (vista e considerata la scarsa e discutibile distribuzione di film nel nostro paese), secondo perché in nostro aiuto arrivano i sottotitoli, che permettono allo spettatore di seguire un film come il regista e lo sceneggiatore l'hanno pensato ma anche di non perdere il senso di una frase, un monologo, un dialogo. Seguire un film doppiato, se il doppiaggio è ben fatto, è sicuramente più comodo e facile ma fa perdere inevitabilmente delle sfumature, dei giochi di parole o dei giochi di voce e non permette una valutazione complessiva dell'interpretazione dell'attore”
- "Sono costretto a scomporre un po' quello che stai ammassando alla mia porta partendo dalla fine. Le sfumature che sostieni si perdano quali sarebbero? E di chi? Di quale fulgido esempio di attore estero attuale mi stai parlando? Siamo sicuri che queste "sfumature" registiche, attoriali e sceneggiative siano così fruibili senza una necessaria mediazione culturale da chicchessia? I sottotitoli , a livello di fruizione filmica col pisellino che aiutano. Si chiama "AUDIOVISIVO" per un motivo fondamentale e la presenza dei sottotitoli disturba questa fruizione limpida e diretta che ne ha fatto la fortuna per un semplicissimo problema che si chiama "velocità di comprensione testuale"
- "Ci sono tante sfumature nella sceneggiatura di un film o nell'interpretazione di un attore. Una sceneggiatura viene pensata e scritta (ovviamente) nella lingua dell'autore. E ogni lingua ha precise caratteristiche sonore, lessicali, sintattiche. Nell'inglese, ad esempio, una parola può avere molteplici significati e spesso gli sceneggiatori giocano su tale caratteristica: per questo i giochi di parole in inglese sono difficili se non impossibili da riproporre in una lingua come la nostra. L'interpretazione di un attore poi, col doppiaggio, perde parte del suo significato. E con questo non voglio intendere necessariamente che peggiori ma, semplicemente, che sia diversa, quindi snaturata. Poi è vero che i sottotitoli limitano la fruizione di un film ma è altrettanto vero che, col tempo, la migliorano. "
- "Se passiamo allo scritto, come contenuto del "pacchetto" che viene trasformato per la fruizione in un'altra lingua, allora sia chiaro che usciamo dal Doppiaggio vero e proprio e passiamo alla Traduzione. Quindi si parla del mestiere del Dialoghista e non più del doppiatore in quanto Voce Interprete. Le considerazioni su questo piano mi trovano ben rimpinzato sul piano formale, ma vorrei anche sottolineare che rielaborare la forma e la sfumatura di un concetto espresso attraverso 24 fotogrammi al secondo in massimo due righe di caratteri è di per se molto più riduttiva, se capisci quello che intendo. Sul diversa e snaturata in un ambito che tratta di artificio puro , scusami è da sbellicarsi. Altro giro? Io si."
- "Bere non mi distrarrà, fidati. Altro giro anche per me. E il doppiaggio in altre lingue è, in un certo senso, traduzione. Anzi, traduzione tridimensionale, perché l'interpretazione della voce è la terza dimensione in questo traslare dialoghi e monologhi da una lingua all'altra. La seconda dimensione invece sono proprio le sfumature linguistiche e non credo abbiano meno importanza: tolte quelle tolto gran parte del significato a favore del significante. E quali sarebbero gli effetti, ad esempio, in una commedia? I sottotitoli in questo senso possono aiutare. E poi, parli di rielaborare forma e sfumatura con due righe di carattere ma ti dimentichi che una frase doppiata si deve adattare al labiale dell'attore, cosa che può rivelarsi ancora più limitativa. "
- "Limitativa, dici? Se parli, a ragione, di tridimensionalità vocale per interpretazione la metti già tu al di sopra dell'espressione meramente scritta. Tanto più che mai come oggi l'atrofia alla parola scritta mina le fondamenta stesse del livello intellettivo generale. Effetti sulla commedia? Davvero puoi parlare con in testa "Frankenstein Junior"? No davvero, dai. Tornando al valore delle sfumature linguistiche, ha indubbiamente pro e contro di spessore enciclopedico in entrambi i partiti ma la fruizione di massa ha i suoi elementi imprescindibili. Millenni di contaminazioni culturali hanno formato la nostra stessa base di pensiero: la condivisione di un elemento culturale necessita di un media di supporto per essere compreso a fondo, a causa dell'imprinting culturale e dei bias cognitivi di rimando. Il purismo del LO a tutti i costi cade in frantumi di fronte alla mole di film in lingue incomprensibili che si rinuncia a doppiare ma solo a sottotitolare e quindi di cui si perde quasi la metà, cronometro alla mano, delle immagini "
- "No, io ho parlato di tridimensionalità della traduzione, con l'interpretazione della voce come terza dimensione. E l'interpretazione della voce di un attore doppiato è l'interpretazione del doppiatore, non dell'attore. Al di là dei pregi o difetti, soprattutto di fronte modo diversi di interpretare (penso al cinema orientale). Non c'è espressione scritta invece ma "espressione fonetica", il suono di una parola, una frase, un dialogo è importante e il doppiaggio la rende altro. Se poi il doppiaggio è fatto male, la rende peggio. E come posso sapere io, fruitore, se il doppiaggio è stato fatto bene o alla minchia? Come faccio io a sapere se un qualcosa che era è poi diventata altro? Ma ci si potrebbe chiedere la stessa cosa anche di fronte ad un doppiaggio fatto bene. E allora il sottotitolo risolve tutto e l'allenamento permette di non rinunciare a più del dieci percento di immagini."
- "Tanto l'attore rispetto al doppiatore quanto più in generale l'interpretazione e la fonetica passano per le Forche Caudine della prosodia: il gap, cioè, tra l'uso dei fonemi, della mimica e delle tonalità in un contesto culturale rispetto ad un altro. Il cavillare dell'utente finale a prescindere è un borghesissimo prurito che sarebbe incapace di esprimeresti in tal senso se orde di doppiatori e dialoghisti della sua madrepatria non avessero impiegato il loro talento CREATIVO a fascinarlo ben bene con quell'"ALTRO" che senza di loro non avrebbe mai capito. La scostumata quantità di opere che hanno formato l'attuale subcultura cinematografica, che oggi inneggia alla muerte del doppiaggio, che sono addirittura insulse per testo, forma,voci e resa complessiva viste in originale, parla da sé. E sulla velocità di letture rispetto ai frame che passano sullo schermo non entro neanche nel merito, te lo faccio per cortesia."
- "La morte del doppiaggio è la morte del cinema. Il doppiaggio è elemento cinematografico. Questo non significa che non si possa dare al fruitore una scelta, perché al di là di tutti gli specchi sui cui ti stai arrampicando, resta il fatto che un film scritto, girato e parlato nella sua lingua o nelle sue lingue, è il prodotto originale, per com'è stato scritto, girato e parlato. Doppiato in altre lingue, a meno che il doppiaggio non sia stato seguito e approvato dall'autore/regista, è e resta altro, una versione alternativa dello stesso, non necessariamente più o meno ma, semplicemente, diverso. E sulla tua cortesia stendo un velo, perché è risaputo che l'occhio e la mente umana si adatta e che poi entra in campo un apprendimento primitivo della lingua stessa che ci porta a intuire più che a capire."
- "Non posso davvero credere che chi ho davanti sia così immensamente purista, ingenuo o semplicemente malinformato da fare un'affermazione assolutistica e cieca come quella che ho sentito... "Diverso" dici? CERTO! Come sarebbe possibile la sua fruizione se non diventasse diversa?. E' DIVERSO anche il Clavicembalo ben Temperato se lo ascolto io, tu, Muti o Bach! E' diversa anche un'equazione se la guardo io o Cantor. E' diversa anche un'ora che passi su una sedia arroventata rispetto a quella passata su una femmina altrettanto! Che ne sarebbe della condivisione ed ispirazione tra le idee senza un media competente che le traduce al mio io profondo? Ridurre la fruizione filmica ad esercizio intellettuale, quello si che è la morte del cinema. Va bene: allora parliamo della velocità di lettura di una singola riga di un lettore allenato/issimo a caso che lo metterebbe in grado di percepire l'immagine retro/sovrastante senza nessun interruzione..."
- "Ma il Clavicembalo ben Temperato è quello, solo che lo si percepisce differentemente. Ma resta quello. Anche un'equazione. Se io cambio una nota, cambio una virgola, allora cambia musica, cambia risultato. Non si può prescindere la percezione dalla forma. Se due musicisti della stessa bravura, che hanno avuto lo stesso insegnante e che hanno persino lo stesso stile suonassero la stessa identica canzone, si tratterebbe di due versioni magari molto simili ma diverse l'una dall'altra e sicuramente diversa da quella pensata dal compositore originario. Praticamente non hai fatto altro che confutare la mia tesi. Perché non posso filtrare qualcosa a seconda del mio punto di vista, del mio status culturale, dell'ambiente in cui sono nato e vivo se non conosco il film per come è stato pensato. E posso vivere benissimo senza farlo, ma perché privarmi di una possibilità in più? Ok, torniamo ai sottotitoli: no, impossibile eliminare le interruzioni. Ma non esiste una visione priva di interruzioni per il semplice fatto che non smettiamo mia di pensare. La lettura dei sottotitoli in un certo senso ci permette di concentrarci di più."
- "Confutare? Ti sfugge il significato? Vabbè, lascia stà che ho capito. Forse non mi son spiegato bene nell'affermare che, dato per postulato assiomatico che esiste sempre la contaminazione dove esiste il mezzo, perno del buon Principio di Indeterminazione, è perfettamente inutile cavillare sul numero di media-tori a fronte della qualità completa del prodotto finale. Qualità che,mi spiace dirlo, è valutata dagli stessi connotativi culturali e sociali che non ci permettono di comprenderlo direttamente. -Detto così, per principio- M'azzarderei a riportare le cose più nell'immediato, nel tentarti con uno dei miei doppi mezcal; abbiamo credo, due universi di separazione tra il tuo concetto di "concentrazione" ed il mio.
- "Concentrarsi vuol dire prestare attenzione nel particolare. E se mi concentro su quel che leggo e quel che vedo, o meno modo di distrarmi. Resta il fatto che, in tutto questo, hai amabilmente glissato sulla componente interpretativa: col doppiaggio assisto all'interpretazione dell'attore o del doppiatore? E perché il tuo bicchiere è vuoto?"
- "E' vuoto perché son troppo veloce per te, carissimo! Sulla concentrazione posso dirti che sia a livello cognitivo che strutturale, il nostro cervello apprende testo ed immagini su due canali differenti, spiacente. La mia glissa fu una glossa perché qui si entra nel merito prosodiaco... come per far un esempio: l'interpretazione di un Mifune possa essere apprezzata dal pubblico non specialistico infrattato di nippoprofondità mi sfugge completamente. O come potrebbe avere quel novero macho il povero Statham senza una voce come il Duce comanda!"
- "Quindi invece di parlare di prova recitativa o dire semplicemente "quanto mi piace Mifune" o "che figo Statham" dovremmo dire "che forte il doppiatore, che interpretazione, che figo, voglio essere come lui". Anzi, potremmo far interpretare i film ai doppiatori direttamente, un risparmio mica da poco. Dai, concentrati! Intanto io di mezze bionde ho perso il conto..."
- "Non estremizzare. Innanzitutto è pieno di bravi attori teatrali e non che dichiarano apertamente di essre stati ispirati da questo o quel doppiatore italiano. In secondo luogo io vedo la presenza di un doppiaggio anche come mezzo alfabetizzante di tutte quelle, appunto, sfumature, intonazioni, modi che si tanno completamente perdendo e che purtroppo fanno invece parte imprescindibile del meccanismo che porta a formare l'intelletto di un individuo.. Pppè farla recisa: ma davvero anche al cinema dobbiamo stare a leggere tweet tutto il tempo?"
- "Posso stare a leggere per capire meglio quella che era l'idea originaria o posso rivolgermi ad un doppiaggio che sì, rende tutto più facile, più comodo. Soprassediamo se poi quella frase è stata tradotta in maniera diversa da quelle che erano le intenzioni di chi l'ha scritta o chi l'ha messa in bocca all'attore. Oppure se in italiano è più corta o più lunga rispetto a quella giapponese originaria e si vede chiaramente che va fuori sincrono. Appunto, si tratta di scelte. Anche io faccio quella più comoda, a volte, sai? Ma se poi voglio posso recuperare e complicarmi la vita. Ah, ci sarebbe da verificare se il migliore doppiaggio al mondo lo facciamo ancora noi..."
- "Ti risottolineo che doppiaggio è una cosa, traduzione è un'altra e ci siamo già passati da qui. E' meccanico che la voce, l'intonazione e l'espressività di un nipponico non siano fruibili nella sua condivisibilità da nessun altro se non un nipponico. Meccanico nel senso che è così che funziona la percezione sensibile, la comprensione emotiva e l'empatia dell'essere umano. Mi sfugge tra l'altro quale sia il tuo "comodo" nella faccenda, e lo dico da uno che ha guardato forse più film sottotitolati che altro. E no: la tua verifica cadrebbe, probabilmente... Sai fra l'altro perché era la migliore? Perché siamo stati Noi ad insegnare al mondo occidentale a recitare, da moooolto prima dei Lumiere.."
- "Più comodo perché elimina il fattore lettura. Che, al di là di qualunque elucubrazione, è e resta faticosa, anche solo per quel famoso "concentrarsi" di cui sopra. E ripeto che doppiare in altra lingua implica tradurre e che aprirsi ad un altro tipo di espressività non è il male, quindi torniamo alla concezione di "comodo" seppur in altra accezione. Ovviamente poi non si tratta semplicemente di me e te, chiedi al tuo amico barman... e digli di riempirmi il bicchiere visto che ci sei! "
-"No dicevo la tua scelta comoda quale sarebbe? Una buona scuola di doppiaggio E traduzioni (dialoghisti) è in gradi di conferire corpo, struttura e contenuti più vicini allo spettatore di quanto lo sarebbero di fronte all'originale, sia per un motivo di complessità di background (quello da te inneggiato all'inizio, ma impossibile da materializzare per il chicchessia di turno) sia per il gap culturale insito che dicevo prima. E lascia Aldo al suo lavoro...Piuttosto questa conversazione sarebbe bello metterla su qualche blog di appassionati...Sai il putiferio!"
- "La mia scelta comoda è guardare un film doppiato. Il che implica che poi vorrò vederlo in lingua originale. Non rifiuto il doppiaggio, credo solo sia limitante in termini assolutistici. Il proprio background, tra l'altro, si può arricchire. E scommetto che su qualsiasi blog sarebbero tutti d'accordo con me. Forse non sul mio, ma su qualsiasi altro sì. "
-"Ah ma bene: perfetto! Ho passato il mio tempo a discutere della necessità del doppiaggio con uno a favore!!! Ecco perché non sei riuscito convincente nel ponderare la fruibilità concettuale dei sottotitoli rispetto al parlato! E non puoi negare quanto spessissimo al tuo orecchio scevro da esterismiesterofili siano risuonate meglio le voci doppiate di quelle belanti originarie. E quante battute e caratterizzazioni hai potuto apprezzare davvero perché tradotte con intelligenza! Ecco...a proposito d'intelligenza, quella sè persa una ventina di anni fa, nel settore. Ed ora ovviamente non è assolutamente esente da critiche in entrambi i suoi rami principali. No scusa, sei di qui ed ahi un blog? Di cinema, magari?"
- "Non sono a favore del doppiaggio in altre lingue, sono uno che crede che il doppiaggio sia comodo. E io non rifiuto le comodità. Ma una cosa comoda non significa che sia anche bella, anzi, spesso le cose si presentano agli antipodi. La bellezza è scomoda e io trovo molto più belle le voci originali e molto più facile una fruizione più piatta. Ma poi, ad un certo punto, i sottotitoli diventano indispensabili, altrimenti come li guardi i tantissimi film non doppiati e usciti qui da noi? Sì, ho un blog sul doppiaggio... no, scherzo!"
- "Ne conosco uno, di blog sul doppiaggio che farebbe al caso tuo. E' un luogo dove per quanto si metta alla berlina IL DOPPIAGGIO ITALIOTA continuamente, non ci si esime mai da approfondire anche i grandi meriti e mezzi di questo nostro ex vanto. Se vuoi dare l'accezione negativa a quel genere di "comodità" fai pure, ma puzza a 5 metri di snobismo intellettuale. Ed è un male perché nell'era della de-alfabetizzazione selvatica & brutale, non c'è niente di meglio di ascoltare il più possibile il proprio retaggio linguistico pronunciato a dovere, per mantenere vive certe ingioiellature barocche che ne costituiscono la bellezza .Quella lingua che non è il parlato in TV nemmeno nei telegiornali , che spesso ormai non è più nemmeno nei libri. Chi fa quel mestiere (in teorie) ha conoscenza del mezzo superiori a quelle degli stessi sceneggiatori ed attori, per questo viene restituito un prodotto più raffinato. E se questo argomento fosse condiviso, molte più pellicole sarebbero disponibili doppiate, per altro."
- "Non è snobismo, è praticità: il doppiaggio è comodo, più pratico, la visione coi sottotitoli mi permette di approcciarmi ad un retaggio culturale differente, ad una lingua differente, di guardare tanti film che altrimenti non vedrei mai. Mi sembra più snob innalzare la lingua italiana che è bellissima da tutti i punti di vista, ma che deve evolversi per non morire e che, in termini più generali, resta limitativa. E poi dai, parli con me di retaggio linguistico, sfondi un portone aperto ma non in questo caso."
- "Guardare" tanti film proprio no. Sono curioso di capire quanto delle tue importantissime sfumature ti perdi nella recitazione di un interprete mentre sei impegnato a leggere la sua battuta. E non dirmi che chi è allenato è veloce perché non è vero che si possa unire la percezione dello scritto e quello dell'immagine, spiacente. Io non sto innalzando proprio per niente quel guazzabuglio medievale che ci ritroviamo in bocca, lo sto solo evocando e tenendo dritto mentre affonda. Rinunciare a quei pochi mezzi di alfabetizzazione non-invasivi,e per questo sopravvissuti, che ancora abbiamo è follia. E non attenzione, per motivi meramente culturali "alti", ma per quella base ragionativa e consequenziale che stiamo perdendo a mazzi, e che la nostra lingua, unica al mondo tra più di due mila, riesce a conferire alla stessa meccanica celebrale che mette altre culture intrinsecamente in grado di altri percorsi mentali."
- "Perdo poco, perché ormai i sub mi servono per comprendere meglio quel che di mio non ho capito bene. Allenamento appunto: non mastico ancora benissimo l'inglese ma riesco, con i sottotitoli, a fruire del film in originale senza perdermi molto. E ripeto che comunque qualcosa perderei, anche col doppiaggio, perché la tendenza a distrarsi è naturale. E guarda quante birre sto bevendo per colpa tua e i miei amici devono ancora arrivare!"
- "E questo devo magari sentirlo dalla bocca di un maniaco di horror coreani? O magari da un cultore del cinema indi? Ma parliamo seriamente? E tutto il francese? Lo scandinavo? D'accordo che gli scandinavi recitano talmente carichi di sfumature per espressione che avresti il tempo di leggere 20 pagine della Gerusalemme liberata tra un'emozione e l'altra. Quanti fotogrammi di un action cinese o di uno slasher alternativo ti sei perso mentre partiva lo spiegone/flashback o sfumava il dialogo?.Ma di cosa staremmo parlando? Di Lingua originale, ah però solo di quel che conosco? Parecchi film in spagnolo o inglese sono altamente preferibili per capacità attoriale e voci degli interpreti da quelli originali che capisco. Per non parlare di francesi e tedeschi."
- "Ripeto che per il cinema asiatico è un discorso diverso (ma quanto sono odiosi i doppiatori di quel film?), per quanto riguarda il resto ho spiegato che, al di là della conoscenza linguistica, i sottotitoli vanno a colmare determinate mancanze di una comprensione istintiva, che va al di là della lingua. Hai mai provato a guardare un film in una lingua che non conosci, senza sub? Hai notato che, ad un certo punto, "immagini" cosa stia succedendo e cosa stiano dicendo i personaggi? I sottotitoli a quel punto colmano i buchi e permettono di percepire le sfumature ma diventa facile non perdere troppo di quel che accade a livello visivo. Cose che perderesti comunque perché è impossibile prestare un'attenzione assoluta ad un film. O forse è solo un mio limite, eh!"
- "A parte che se si ha bisogno di una traccia scritta per decrittare il linguaggio visivo umano io qualche perplessità sui propri limiti percettivi personali me la nutrirei per bene; che il discorso sul fastidioso doppiaggio sulle pellicole orientali sia dovuto esclusivamente al parterre di fruizione, ovverosia: dato chi a quel cinema si rivolge qui in occidente, tanto vale far lavorare quattro sfigati tali e quali a chi li ascolterà. Almeno questa è la politica dilagante. Ho fatto più volte l'esperimento di visione senz'ombra di coadiuvo comprensivo. E' assolutamente preferibile che passare il mio tempo a leggere, anziché guardarlo, quel povero film. Poi tu continui a parlarmi di "sfumature" quando in realtà le vere declinazioni particolari e minuscole di un intercalare, un gesto, uno sguardo che fanno parte di un contesto culturale a te avulso non le potrai percepire se non con una conoscenza diretta e approfondita della stessa. Chi invece (IN TEORIA) è chiamato a doppiare e e tradurre un'opera è saldo in queste competenze specifiche ed è esperto di traslazioni dall'uno all'altro ambito. E se vuoi possiamo sciorinare esempi a non finire del tutto."
- "Ma il contesto culturale avulso diventa un limite (non solo al cinema) invalicabile messo in questi termini e cadiamo in una sorta di provincialismo. Sta poi al fruitore scegliere di approfondire. Una possibilità di scelta deve essere concessa. Per il resto, i tuoi esempio lascerebbero il tempo che trovano, nel vero senso della parola perché i miei amici arriveranno da un momento all'altro"
- "Ma non trovi che i pannelli scritti ad accompagnar le immagini sia un ritorno al paleolitico cinematografico? Al muto? Il sonoro, che siano gli effetti, lo score o le battute, è una parte fondamentale della resa complessiva di un'opera moderna che deve avere la possibilità di essere fruita in toto dal maggior numero di persone.Per quanto tu possa tenere il piede in due scarpe in questa conversazione, non puoi negare che inneggiare al ""meglio SOLO in LO" sia limitato e limitativo per l'idioma di origine e per la platea di ricevimento. Hai mai notato, per esempio, che sono quei paesi che non hanno una scuola decente di doppiaggio a tirare fuori prove attoriali e scritture di film della più bassa lega? E' dovuto alla mancanza di fruizione approfondita dei prodotti non-loro con cui dovrebbero confrontarsi qualitativamente: non hanno cultura per la pronuncia, la sfumatura; non riescono a concepire come "fruibile ai più" un concetto od un discorso che superi le due righe di testo....E' un problema sicuramente più complesso, ma credimi che questa è una delle cause."
- "Per nulla, non ci vedrei niente di male ad inserirli tutt'ora. E comunque non limitano la resa sonora. che c'è e rimane quella. E poi se uno non vuole leggere può benissimo imparare la lingua. Estremizzazione? Ovvio. Per questo "accetto" il doppiaggio, non vorrei mai che il cinema diventasse qualcosa di elitario. Ma vorrei semplicemente che chi è a favore del SOLO DOPPIATO potesse dare qualche possibilità ai film in lingua originale.
Non so invece quali paesi non abbiano una scuola decente di doppiaggio, quindi non posso notare quello che tu dici, ma mi chiedo quanto possa influire una scuola di doppiaggio su una di recitazione: la recitazione non è e non deve essere solo sonora.
Certo è che col doppiaggio rimane solo il lato mimico"
- "Ovvio che parlassi di "resa sonora COMPLESSIVA"..... inoltre leggere i sottotitoli mi fa troppo 777-non udente. Imparare la lingua? Certo, come no! Vai di giapponippo o coreano per i più fantasiosi, Russo, polacco/ungherese,Turco per i più intellettuali!! Non sai quali paesi non hanno una scuola decente? Gli Yankee, per cominciare!
Sulla tua ultima affermazione, vorrei invitarti a riflettere sull'antico nome di una rappresentazione su scena: PANTOMIMA....Ci sarà un motivo, no?"
- "Sull'imparare la lingua, era un'estremizzare che comunque, riferito a cosa esce e cosa non esce nei nostri cinema, trova la sua semplificazione: ciò che non esce qui da noi devi per forza fruirlo con i sottotitoli. E quando i sub sono parte del film per quanto riguarda lingue non volutamente tradotte?
E comunque la recitazione moderna non è solo pantomimica!"
- "No dico, appunto che non lo sia! Ma la sua origine è quella... Però qui finiamo a fare declinazioni intrise di rimpianto per i tempi d'oro del cinema, suvvia!
Scusa, puoi ripetere quella cacchiata che ti è appena uscita di bocca aromatizzata al luppolo? COME "PER FORZA"??? Hai mai pensato che se l'alfabetizzazione cinematografica fosse più ampia, si avrebbero risorse ed iniziative sia di distribuzione che di doppiaggio molto più di ampie vedute? Se le scuole di recitazione facessero allenare i loro studenti, anziché a quale produttore votarsi anima e culo, nel doppiare film negletti ma validi non credi che se ne potrebbe fare uno strumento di massificazione efficace per ovviare alla cecità qualitativa che ammorba la selezione?"
- "L'alfabetizzazione cinematografica da noi è legata a quella culturale. Fosse così facile da risolvere il problema non sarebbe un problema reale. Infondo siamo il paese in cui, se non lo guardi doppiato non lo guardi. E PER FORZA quello che non arriva in Italia, se lo vuoi guardare, devi farlo in lingua originale. Focalizziamoci sul presente senza voli pindarici su un "se fosse" che non è."
- "Infatti è un discorso di causa-effetto. Io vedo nell'esterofilia specialistica gargarozzona d'audiovisivo proprio la leva che impedisce alla scuola di doppiaggio di estendersi ed aiutare la fruizione, se capisci quello che intendo. Non è un "what if" pindarico, è un'idea basata sul concetto di ampliamento del bacino d'utenza. Le pellicole che non vengono doppiate, non vengono distribuite, indi non producono pecunia. Se fosse posto l'accento su quello che cerco di spiegarti da un po', si avrebbe facilmente un aumento del numero di film doppiati, perché sarebbe incentivato il settore".
- "Ma se non ci limitasse a guardare solo film doppiati si otterrebbe un risultato identico arrivando a contenere i costi. Non dico di eliminare il doppiaggio ma se la gente al cinema scegliesse di guardare anche film non doppiati questi verrebbero distribuiti lo stesso, costerebbero di meno e il bacino d'utenza si allargherebbe comunque."
- "Si certo, come no!....E come fai a costringere laGGente a Leggere? Guarda il grosso pubblico statunitense com'è finito senza una scuola di doppiaggio: proprio quello a cui mi riferivo prima. A prescindere è invece con il pubblico più specializzato che me la prendo ammale. Chi sostiene la tua posizione teorica sull'imprescindibile superiorità dell'originale sul tradotto fa un ragionamento pressapochista soprattutto nell'audiovisivo; mentre nello scritto è una posizione un decimo più coerente, ma comunque opinabile alla luce dell'analisi testuale comparata di alcuni massimi autori internazionali e la loro presa sulle platee non di loro madrelingua: infatti, senza l'apporto anche pesante di rimaneggiamento dei traduttori, dubito avrebbero avuto il successo che hanno. I casi degli Americani moderni o dei russi qui in Italia sono emblematici."
- "Ma iniziare a proporre entrambe le cose darebbe modo di studiare il fenomeno. Perché intanto quello dei subber ha e sta riscuotendo successo. Poi se parliamo di chi sostiene la mia posizione, sono proprio quelle persone che al cinema ci vanno e ci vanno molto, perché certi film, doppiati o meno, li vogliamo vedere. E forse ci andremmo anche più volentieri al cinema se si proponessero film in lingua originale. Insomma, se io voglio vedere un film come "mamma" l'ha fatto devo smuovere mari e monti, ti sembra normale? Ripetendo poi che molte traduzioni vengono fatte con i piedi, cosa che scopre proprio chi i film in lingua originale li vede."
- "Che il reparto preposto alle trasposizioni sia in debacle da un paio di decenni l'ho ammesso subito. La responsabilità di questo degrado generalizzato delle competenze è frutto della troppa specializzazione beota e della compartimentazione del sapere, di scuola anglosassone, ed anche del corollario e l'estensione di questa base scolastica, che spinge le nozioni di ogn'uno in un cantuccio autoreferenziale di cui internet è lo specchio. In pratica è stato chi ambiva intellettualmente ad abbeverarsi alla fonte delle opere, che ha scoraggiato l'ampliarsi della distribuzione doppiata. Si è così arrivati al semplice ragionamento: "chi guarderà questa pellicola è il tipo che tanto se lo vuole guardare in originale in un classico cinemino d'essai, tanto vale investirci in traduttori decenti o ancora peggio, nel doppiaggio".
- "A me sembra tutto l'opposto, quello che guarda il film in originale è lo stesso che va a guardarsi qualunque tipo di film al cinema perché è informato, sa magari cosa ha fatto quel regista prima di arrivare al grande pubblico, conosce a menadito un determinato genere e così via, mentre la massa si dirige su un dato titolo in un certo modo pubblicizzato e non presta attenzione al resto. Da quando la distribuzione doppiata tiene conto di chi si guarda i film in originale a casetta sua e poi al cinema ci va lo stesso?"
- "No scusa, ma non è esattamente ciò che ho detto io? Forse continui a riferire la causa all'effetto ed io viceversa..Oppure il tasso alcolemico sta gestendo la comprensione al posto nostro. Comincio a sentire la necessità di una verifica esterna...I tuoi amici si sono spalmati su di un platano ancora sobri o ti hanno disconosciuto?"
Una folata di freddo intenso mi prende il collo e anestetizza la cervicale. Ascolto le ultime parole del mio interlocutore con la coda dell'orecchio e mi volto per guardare, anche se immagino di chi si tratta. I miei amici, in fila indiana, entrano nel locale e io penso "alla buon ora".
- "Parli del diavolo... ma loro non sono buoni, credo che per verificare dovremo basarci su l'opinioni di chi presuppongo interessato all'argomento"
- "Ah si? E chi, di grazia quanto giustizia? Non con loro lì, che adesso non mi saprei neanche ricordare da dove si è partiti!"
- "Pubblicherò sul mio blog quello che ci siamo detti, più o meno, e chissà se qualcuno avrà la pazienza di dire la propria, se non di schierarsi da una parte o dall'altra"
- "Ah la metti ai voti? Vuoi vincere facile....Allora facciamo che la trascrivo fedelmente nel blog che mi ospita e sorveglia per contrappunto! Si stava tra scribacchini dell'argomento e mi sa che si cominciava a capire. Ho persino conoscenze di blogger cinefili, in questa città. Ma ti vedo scalpitare e ti auguro a mai più arrivedermi. Grazie della compagnia. Giocher, piacere della chiacchierata"
- "Sto Giocher mi ricorda qualcosa. Piacere, Frank, che se ricorda qualcosa anche a te allora due indizi fanno una prova", tendo la mano ma i miei amici sono già dietro di me, mi afferrano per le spalle, mi strattonano. E io ho già bevuto troppo. Per fortuna fa freddo quanto basta.
La serata poi va per i fatti suoi, metto da parte l'argomento di poco prima, bevo ancora un po' e rido, scherzo. Che poi io i film li continuo e li continuerò a preferire in lingua originale, ma l'importante è guardarli. Ad un tratto mi dimentico di doppiaggio, sottotitoli e robe varie e questa serata ridiventa una serata come tante altre. Poi però, quando è ora di andar via, mi avvicino alla cassa che è vicina al bancone. Ma lì di fronte non siede più nessuno.
Questo post nasce da una discussione con il folle di Cinematografia Patologica sul doppiaggio, una pacifica diatriba che abbiamo deciso di pubblicare sui rispettivi blog sotto forma di dialogo alcolemico, più che altro per stimolare una discussione sull'argomento. Quindi, anche se non volete leggere tutto il post (è lunghissimo, lo so), basterà dire la vostra sul doppiaggio nei commenti: siete a favore dei film doppiati o dei film in lingua originale (come me)?
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