Che si sarebbe trasformato in breve tempo in un cult per il pubblico degli appassionati della Settima arte di genere, fu immediatamente chiaro già ai tempi in cui, nel 2007, venne proiettato presso la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Prendendo le mosse dal mitico Django diretto nel 1965 da Sergio Corbucci prima ancora che vi mettesse gli occhi addosso l’enfant terrible di Hollywood Quentin Tarantino con il suo Django unchained, tra sfondi visibilmente (e volutamente) fasulli e il responsabile di Pulp fiction in scena Sukiyaki western Django di Takashi Miike – autore di lavori estremi del calibro di Audition e Ichi the killer – lascia intuire tracce di un certo visionarismo pop fin dal prologo, tempestato di ironia e spargimenti di sangue.
Visionarismo pop funzionale ad un’operazione che, in maniera evidente, si pone a metà strada tra l’omaggio e la parodia del western nostrano, con tanto di arti marziali sapientemente inserite.
Del resto, mentre Sergio Leone, per concepire la propria trilogia del dollaro, prese spunto dai samurai di Akira Kurosawa, il kung fu movie, cominciato a svilupparsi in oriente quando il filone dei cowboy e dei i pistoleri volgeva al tramonto, si lascia tranquillamente interpretare come una sua rivisitazione dagli occhi a mandorla.
Quindi, tutto torna nella lotta tra due clan rivali che, per il possesso di un presunto oro nascosto, si scontrano centinaia di anni dopo la battaglia di Dannoura, svoltasi nel 1185; fino al momento in cui un vagabondo senza nome, oppresso da un passato oscuro ed abilissimo con le pistole, arriva nel villaggio.
Oltretutto, l’insieme appare quasi come una sorta di prequel della pellicola interpretata da Franco Nero, dalla quale, al di là del look darkeggiante del protagonista, viene ripresa sia la bara contenente la mitragliatrice che la mitica canzone a suo tempo interpretata da Rocky Roberts, qui rielaborata in maniera adeguata.
Per non parlare del cimitero, fondamentale scenario in cui ambientare i violenti scontri; man mano che montaggio frenetico e virtuosismi della macchina da presa provvedono ad accentuare il tono altamente fumettistico della oltre ora e mezza di visione che, in mezzo a corpi perforati da proiettili e crani trafitti da lame, diverte con un discreto ritmo narrativo al suo servizio.
È Dynit a renderla disponibile per l’home video digitale tramite una imperdibile special edition comprendente due dvd, il secondo dei quali interamente dedicato ai contenuti extra: quattordici minuti di scene tagliate, cinquantadue di esauriente making of, il trailer italiano del film e quelli dei titoli appartenenti alla Takashi Miike collection, editi dalla stessa label.
Francesco Lomuscio