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Doppio Kubrick – Massimo Lerose

Creato il 21 giugno 2013 da Maxscorda @MaxScorda

21 giugno 2013 Lascia un commento

Doppio Kubrick
Un libro, meglio dire un saggio, che ha attratto subito la mia attenzione, un po’ per le dimensioni contenute, utile per piccoli spostamenti e da sfogliarsi all’occasione, poi perche’ ogni apporto alla figura di Kubrick e’ sempre una lettura interessante.
Il giovane autore affronta Kubrick attraverso un’analisi fattuale e comparativa all’interno della sintassi visuale, logica e letteraria dell’opera del grande regista scomparso.
Semplice, si fa per dire, la tesi da dimostrare, ovvero che i tredici film di Kubrick siano in realta’ soltanto uno, affermazione da risolvere attraverso il perpetrarsi del doppio all’interno della sua cinematografia e da intendersi come un gioco di specchi nel quale l’autore si riflette nell’opera e l’opera si ripete in se stessa.
Detta cosi’ non c’e’ niente di nuovo ed in effetti che un artista cerchi la perfezione nella ripetizione di un’unica grande e sola idea, e’ quasi un luogo comune. 
La questione del doppio poi, da "Eyes wide shut" si e’ fatta forte e chiara e io stesso, dopo tanti altri, ho comparato il romanzo di Schnitzler con la trasposizione cinematografica ed allargato il concetto oltre le due opere. Quello che mi ha attratto del libro pero’, e’ la ricerche dei punti di contatto comuni, la scrupolosa e minuziosa analisi che vuole legare una carriera cinematografica costellata da film ognuno dei quali molto diverso dagli altri ed in apparente contrasto con la tesi che appunto vuole ricondurli ad un solo soggetto.
Confesso di trovare queste operazioni piu’ divertenti che utili, talvolta illuminanti certo ma che di solito si riducono ad un insieme di concomitanze stiracchiate fino all’eccesso che talvolta danno credito ad una tesi piuttosto che ad un’altra. Cosi’ in effetti e’ il testo, diversi capitoli protesi ad accumunare l’impossibile in confronti a volte brillanti, altri decisamente ridicoli se non concettualmente errati.
Credo che il peccato di Lerose e in generale di coloro che si spingono in certe operazioni con Kubrick, sia dimenticare che Kubrick fu un uomo di immagine, non di testo, egli nacque fotografo, non scrittore e non a a caso scrisse una sola storia, "Il bacio dell’assassino" suo primo (definiamolo cosi’) film.
Con questo non voglio dire che il testo non fu importante anzi ma Lerose sovente sbaglia a comparare nomi e situazioni mutuati da testi non di Kubrick dei quali quindi, non poteva essere responsabile per similitudini e associazioni.
Mettersi a discutere punto per punto sarebbe pero’ contrario a quanto mi sono proposto, ovvero prendere alla leggera un piccolo libro che sa anche sorprendere e che va affrontato con spirito giocoso e non accademico.
Alla fine resta una curiosa lettura da sala da attesa, percio’ si puo’ fare.


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