Era il 2 febbraio 2011 quando l'Italia scoprì definitivamente un talento che avrebbe potuto riportare i colori azzurri in alto nella Coppa del Mondo di biathlon. Ancora 20enne, l'altoatesina Dorothea Wierer aveva appena conquistato la terza medaglia d'oro individuale ai mondiali juniores di Nove Mesto. Dopo sprint e inseguimento, infatti, riusciva ad agguantare anche il metallo più pregiato nell'individuale, dimostrando un altro passo rispetto alle avversarie. Certo, sarebbero risultati di tutto rispetto, ma la giovane azzurra ha fatto anche meglio. Convocata per i Mondiali senior di Khanty Mansysk, infatti, ha stupito tutti, riuscendo ad entrare nelle migliori 10 nell'inseguimento. Dopo un inizio di stagione difficile, abbiamo cercato di capire assieme a lei le cause di un rendimento non all'altezza delle aspettative, rivivendo anche le emozioni di quella prima parte di 2011 che ci ha regalato lo scorso anno.
Partiamo dalla scorsa, stupenda stagione. Tre vittorie ai Mondiali juniores: te le aspettavi?
"Sì, certamente partivo per vincere, sapendo di essere favorita. Naturalmente questo fatto creava un po' di pressione, ma stavo bene, ero in fiducia: in quello stato le cose mi venivano in modo naturale e senza difficoltà".
Certi risultati del genere, in ogni caso, li ottengono solo le grandissime. Senti una specie di pressione o di aspettativa nei tuoi confronti dopo quella fantastica rassegna iridata?
"Sicuramente sì. Sento che tutti si aspettano qualcosa da me. Io mi impegno sempre al massimo per ottenere i risultati sperati, ma non sempre, come nell'ultimo periodo, riesco ad arrivare nelle posizioni della classifica che più mi soddisfano".
Poche settimane dopo hai gareggiato anche nei Mondiali senior. Non c'era un po' di emozione?
"Sì, ero davvero emozionata. A gareggiare con le migliori entri in un'altra dimensione, un altro mondo. Tutte partono per vincere ed il livello è altissimo. Quando ti accorgi, poi, che riesci a tenere il loro ritmo la soddisfazione è enorme".
Dopo l'ottimo risultato della sprint, 28esimo posto, pensavi di poter entrare nelle 10 nell'inseguimento?
"No, non me lo aspettavo. E' sempre un'incognita, non puoi sapere come ti comporterai in pista né come andranno le avversarie. In ogni caso, come già detto, era davvero un periodo d'oro, in cui le cose venivano da sole, sia che si trattasse di sparare bene che andare forte sugli sci stretti".
In questa stagione, come già accennato, hai incontrato maggiori difficoltà. Mi rendo conto che quei risultati rimangono difficili da emulare per una ragazza che è comunque alla prima stagione a tempo pieno in Coppa del Mondo, ma nelle prime 5 tappe sei entrata solo una vota in zona punti. Per quale motivo, secondo te?
"Sinceramente, non lo so. E' stato un periodo in cui, a prescindere dalle prestazioni atletiche, non stavo bene, facevo addirittura fatica a dormire la notte. In queste condizioni era difficile rendere al meglio, ma non so davvero quali potessero essere le cause. Cose che in altri periodi mi riuscivano senza problemi, non volevano proprio venirmi".
Partendo da questi presupposti, quali possono essere le motivazioni per i prossimi mesi ed in particolare per i Mondiali di Rupholding?
"C'è da dire che nelle ultime gare le sensazioni sono in continuo miglioramento e questo mi motiva a fare sempre meglio, dato che il peggio dovrebbe essere passato. Se poi i risultati arriveranno bene, altrimenti pazienza".
Iniziano domani le gare di casa di Anterselva. Come ti trovi a gareggiare davanti al pubblico italiano?
"Naturalmente le pressioni aumentano perchè ci sono più persone che prestano attenzione alle tue performance e la speranza è quella di non deluderle. Da questo punto di vista sono più difficili, ma gareggiare davanti ai propri tifosi è sempre bellissimo".
Ti contraddistingue una grandissima rapidità al poligono. Pensi che continuerai ad adottare questa strategia anche in futuro o la cambierai?
"Il fatto è che io proprio non riesco a sparare piano, se lo faccio sbaglio. Naturalmente è una peculiarità che devi allenare e ci lavoro molto con lo staff tecnico, ma per me rimane la cosa più naturale quando sparo. Molto probabilmente avrei più bisogno di allenarmi a sparare più lentamente in alcune situazioni. "
Come pensi possa essere aumentata la visibilità mediatica del biathlon?
"E' una domanda difficile a cui non saprei rispondere. I tifosi, nonostante la spettacolarità della disciplina, sono pochi, e con numeri così esigui è difficile avere un seguito in tutta la nazione."
Quando hai capito che avresti potuto fare del biathlon un lavoro?
" A 16 anni, quando frequentando il liceo sportivo, ho vinto i Mondiali di categoria. In quel momento ho avuto la sensazione che avrei potuto fare strada in quest'ambito."
Ci sono degli interessi particolari che coltivi al di fuori delle gare?
"Naturalmente il tempo libero a disposizione di un'atleta, tra stage di allenamento e gare, non è molto, e io preferisco, solitamente, passarlo con gli amici, o andando a fare una surfata con lo snowboard".
Domande Flash:
Serie di tiro preferita? "In piedi".
Format di gara preferito? "Staffetta".
Dove hai incontrato il pubblico più caldo? "Oberhof".
Un atleta che hai ammirato e che hai preso come punto di riferimento? "Senza dubbio Ole Einar Bjoerndalen".
Pista preferita? "Anterselva"
Gianluca Santo
Magazine Sport
Dorothea Wierer in esclusiva
Creato il 19 gennaio 2012 da Olimpiazzurra Federicomilitello @olimpiazzurraPotrebbero interessarti anche :
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