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Dorothy

Creato il 23 maggio 2011 da Fredy73 @FedericaRossi5
E' proprio vero: Nessun posto è come casa.
Sono tornata all'ovile dopo oltre 15 giorni di degenza dai miei genitori. Ancora non cammino liberamente. Nel senso che una stampella (pardon, dottore, un bastone canadese) è la mia fedele compagna di deambulazione.
Ma va meglio. Soprattutto da quando ho rimesso piede nel mio appartamento. Tuttavia, questa esperienza mi ha insegnato qualcosa. Tra nuove scoperte e vecchie conferme ho imparato che l'amore dei genitori è davvero incondizionato.
DorothyChe i miei amici e compagni di vita si farebbero in quattro per aiutarmi. Che le mie nipotine sono la luce dei miei occhi e il conforto per i momenti di noia, tristezza o abbattimento. Che i compiti delle elementari riescono a mettere in crisi la mia sicurezza sulle regole grammaticali. Che esiste il complemento di materia! Che il lavoro mi manca oltre ogni umana comprensione. Che le mie dita scivolano meglio su una tastiera grande che su quella microscopica di un portatile. Che, se sono costretta, riesco a fumare poco senza entrare in crisi d'astinenza. Che la sigaretta a lungo attesa ha un sapore migliore. Che di fronte alla ricca cucina di mia madre, i miei problemi con il cibo tornano alla riscossa. Che non sarò mai anoressica. Che non riesco a calarmi nei panni della vittima. Che rifiuto la debolezza e il lasciarsi andare. Che ho una soglia del dolore al di sopra della media. Che, nonostante questo, le telefonate di interessamento da persone del tutto inaspettate mi fanno piacere. Che chi si ammala riceve un sacco di regali. Che l'autonomia e l'indipendenza non hanno prezzo. Che l'abitudine ci mette poco a mettere radici nel tuo cuore. Che la vita costretta a casa dei miei, incredibilmente, mi manca.
Ma sono come Dorothy nel paese di Oz. In cerca di un modo per tornare a casa mia o, meglio, alla mia vecchia vita. In compagnia di persone - o, a volte, di parti di me stessa - che sono anch'esse alla ricerca di qualcosa. Come Mr Big/leone che ha avuto il coraggio di contattarmi per sapere come stavo e poi di restare al telefono con me per quasi un'ora.
O come i miei genitori/uomo e donna di latta che in mille modi mi hanno mostrato la grandezza dei loro cuori.
O come i miei amici/ingegnosi spaventapasseri che hanno trovato soluzioni a problemi di varia natura.
Manca la crudele strega dell'Ovest. Ma quello, in fondo, è un ruolo che alla Vita, a volte, piace interpretare.
E mancano soprattutto le mie scarpette rosse. Quelle che ho visto nella vetrina di un negozio prima dell'operazione e vagamente in odore di prostituzione.
Ma le comprerò. Appena finirò di percorrere la lunga strada di mattoni gialli.
E quando tornerò ad indossare i miei abiti e i miei tacchi alti; quando sarò lì, in aeroporto col biglietto in mano per una nuova destinazione; quando anche la mia vita da single inizierà a scorrere tra nuovi incontri e mirabolanti avventure, allora potrò dire di essere veramente a casa. Senza l'aiuto di maghi e streghe.
Ma con la sola forza di quello che desidero davvero.Articolo originale di Federica Rossi per Poco sex e niente city. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso dell’autrice.

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