Il crimine organizzato è un fenomeno transnazionale e aculturale. Pensare che si concentri in aree definite, magari arretrate, e che sia dovuto a specifiche attitudini mentali e sociali non riproducibili al di fuori del contesto di origine è, semplicemente, una scempiaggine. Le mafie vanno dove c’è business, mutano a seconda del contesto, si adattano rapidamente. Nel contesto jugoslavo hanno saputo creare joint criminal enterprise con le élites politiche impegnate nello sforzo bellico. Nelle aree post-sovietiche hanno agito in collusione con i poteri di transizione, in Ucraina come in Bulgaria. Veri e propri stati-mafia sono sorti dalle ceneri del vecchio Novecento europeo: Kosovo e Montenegro in testa. Buchi neri che fanno molto comodo agli stati occidentali.
Russia
I “vory v zakone”, una questione d’onore -(di Eleonora Ambrosi)
Montenegro
Amaro Montenegro: tra mafia, cocaina e affari e sporchi -(di Matteo Zola)
Berlusconi e le privatizzazioni allegre di Djukanovic -(di Matteo Zola)
Torbido Adriatico, l’elettrodotto che sa di mafia -(di Matteo Zola)
Serbia
La mafia delle curve. I rapporti pericolosi tra hooligans, crimine organizzato e ultranazionalismo serbo -(di Matteo Zola)
Gli affari (sporchi) del signor Darko Saric -(di Matteo Zola)
Bulgaria
Mafia atomica. Cosa c’è dietro la costruzione della nuova centrale nucleare di Belene -(di Matteo Zola)
Lo strano caso di Alexey Petrov, il mafioso lottatore -(di Matteo Zola)
Sofia e la lobby mafiosa -(di Myrianne Coen)
Ucraina
Una rampante holding mafiosa -(di Matteo Tacconi)
Tagikistan
Tagikistan, la nuova via della droga -(di Massimiliano Ferraro)
Kosovo
Uno stato mafioso nel cuore d’Europa -(di Matteo Zola)
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